giovedì 3 giugno 2021

E se il bambino non impara??

 

“Da bambino ho iniziato a suonare, ma poi ho smesso perchè ero negato”, “All'esame di ammissione non mi hanno preso, perchè non avevo doti musicali”, “L'insegnante mi ha guardato le mani e mi ha consigliato un altro strumento, perchè avevo le dita troppo corte per il violino”, “Mio figlio ha studiato pianoforte per un anno, poi ha lasciato perdere perchè non aveva risultati”, “Mia figlia non è capace di suonare, non ha orecchio”...

quante volte avete sentito o pronunciato voi stessi frasi di questo tipo? Quante volte in ogni ambito, anche nello sport, nella scuola o nella vita quotidiana, avete pensato che vostro figlio non fosse in grado di imparare “perchè non era portato” o perchè non vedevate risultati?





Avete ragione: non sempre i risultati di apprendimento ci sono, ma vi dò una notizia: questo NON dipende dal bambino. E NON dipende dalla mancanza di “doti” o di “talento”.

Può capitare che un bambino non impari, che un allievo resti indietro, non stia al passo con gli altri, non acquisisca le competenze attese o addirittura peggiori, ma le ragioni sono quasi sempre le seguenti:


  • Manca la motivazione : il programma è noioso, ripetitivo, poco sfidante, troppo difficile, proposto nel modo sbagliato o con le modalità sbagliate. Il bambino inizia magari con la giusta motivazione, poi inizia a non divertirsi più, si annoia,non vede nessun scopo e non prova nessun piacere in ciò che sta facendo, di conseguenza non impara, e smette.

  • Manca la relazione tra bambino ed insegnante: quest'ultimo non è in grado di comunicare in modo efficace, non comprende l'allievo, non lo ascolta, a volte urla, sgrida, punisce, spesso è una persona frustrata o incapace di controllare le proprie reazioni emotive. Qui l'apprendimento non avviene perchè è mancata la fase di pairing, ovvero di associazione tra il docente e qualcosa di positivo per l'alunno.

  • Manca una corretta definizione degli obiettivi: il cosiddetto goal setting non è chiaro, non è esplicitato al bambino o alla famiglia (non si capisce dove vogliamo andare a parare), non è proprio stato fatto, oppure gli obiettivi (vedi sopra) sono troppo alti o, più spesso soprattutto in caso di disabilità, troppo bassi. “Intanto non può imparare- intanto non ce la fa”, questa è la frase più ricorrente. E' ovvio che se un allievo non cammina, difficilmente potrà vincere la maratona (in teoria), o se non vede non potrà leggere lo spartito (a meno che non sia, ad esempio, in Braille), ma anche pensare che un allievo “non possa” imparare “perchè” ha una difficoltà o una disabilità, non ha senso, dato che non esiste nessuna relazione di causa effetto tra queste due situazioni.

    Se, al contrario, gli obiettivi sono ben calibrati e raggiungibili, ma NON troppo semplici, l'allievo li raggiungerà quasi sicuramente, soprattutto se l'insegnante avrà un'idea chiara delle tempistiche degli stessi e non si farà prendere dall'ansia o dalla fretta di raggiungerli.




  • Mancano la partecipazione e la motivazione della famiglia/Manca uno studio o allenamento costante e quotidiano: quando si parla di bambini, questi due aspetti necessariamente coincidono. E' irrealistico aspettarsi che un bambino di 3,4 ma anche 8 o 9 anni abbia la consapevolezza e la maturità per studiare da solo ogni giorno, se prima non è stato condotto un lavoro mirato e sviluppare tali competenze. Il coinvolgimento attivo della famiglia, dunque, è fondamentale, e se i genitori non sono interessati o motivati, per forza di cose il bambino non studierà a casa, o lo farà in modo discontinuo e poco efficace, e prima o poi il livello di apprendimento calerà, fino ad un certo punto a fermarsi del tutto.

    Mi è capitato che alcuni genitori mi dicessero “ Voglio che mio figlio si diverta e basta, non mi interessa che impari”. Legittimo, ma io non lavoro così. L'apprendimento non è un obbligo o una schiavitù per il bambino, ma al contrario è qualcosa che i bambini piccoli vogliono, ricercano ed amano. Quindi, se non imparano dipende da noi.

    Per loro giocare ed apprendere è la stessa cosa, ma se noi non abbiamo voglia di impegnarci,i risultati del nostro comportamento ricadranno su di loro, che perderanno un'opportunità enorme di crescita e di sviluppo. A causa nostra.

Dunque , io sono un'insegnante, ed insegno. Se non vi interessa che vostro figlio impari, portatelo in ludoteca, posto bellissimo ma mirato al gioco, non all'apprendimento.

Io insegno attraverso il gioco, il divertimento e la motivazione, ma con obiettivo di apprendimento...i bambini si divertono ed imparano senza saperlo, ma noi adulti siamo consapevoli che in realtà dietro allo studio dello strumento c'è ben di più.

Se un bambino non impara, in conclusione, talento, doti e capacità innate non hanno alcun ruolo, ma , come potete vedere, i fattori che entrano in gioco sono altri, e la responsabilità è sempre di noi adulti.

A mio parere, i piccoli meritano invece possibilità, opportunità ed occasioni di crescita, ma sta a noi offrirle loro ed incentivare nel modo migliore possibile il loro percorso di vita.








lunedì 31 maggio 2021

OGGI VORREI SPIEGARVI...

 Oggi vorrei spiegarvi una cosa importante: dietro alle immagini che vedete, e che in parte vi ripropongo, c'è tantissimo lavoro. Anche se, non essendo musicisti o insegnanti di violino, i brani e gli esercizi che svolgono i miei allievi possono sembrarvi facili, in realtà ciò che vedete è il frutto di mesi e mesi, quando non anni, di lavoro mirato alla ricerca della massima precisione possibile nei movimenti, nella posizione, nel suono, dell'eccellenza in ogni bambino e dell'apprendimento migliore e più elevato, anche in presenza di svantaggio, disabilità intellettiva o motoria, difficoltà e disabilità. Tenere l'arco correttamente, rimanere con i piedi fermi e con il violino in posizione, produrre un bel suono ed il ritmo corretto, cercare la giusta angolazione del mignolo, del pollice e la giusta forma della mano, ascoltare e correggere l'intonazione, sono tutte competenze molto elevate per bambini piccoli e con disabilità. Ma io non abbasso gli obiettivi, mai, non transigo sulla precisione e la correttezza in ciò che fanno, oserei anche dire che non semplifico e non chiedo "meno" a chi ha difficoltà, semplicemente permetto ad ognuno di raggiungere gli obiettivi con i propri tempi e con calma e serenità. Quindi ciò che state vedendo è il risultato del lavoro mio, ma soprattutto dei bambini ed ancora di più delle loro famiglie, che si mettono in gioco, imparano, si impegnano e lavorano con loro giorno per giorno, per settimane, mesi,anni e non si arrendono mai, e vi assicuro che in alcuni casi la complessità e l'impegno richiesti sono molto, molto elevati. Eppure tutti ce la fanno. Quindi la prossima volta che qualcuno vi dice che un bambino non può imparare "perchè è troppo piccolo", "perchè ha delle difficoltà", guardate i miei allievi e pensate che con l'impegno e con metodo di lavoro efficace tutti possono ottenere risultati straordinari.








domenica 4 aprile 2021

Piccoli violinisti : come trovare un equilibrio tra serenità ed apprendimento?

 Studiare uno strumento da piccoli è un'esperienza importante e meravigliosa, ma tuttavia non semplice, perchè un bambino di 3-4 ma anche 8 anni non riesce ancora ad essere autonomo nel lavoro a casa, ed è per questo che nel metodo Suzuki la famiglia riveste un ruolo fondamentale.







I corsi del metodo tradizionale prevedono la presenza del solo allievo a lezione, addirittura anche nei corsi di propedeutica proposti a bambini tra i 3 ed i 6 anni, nella convizione che il percorso musicale debba essere un'esperienza "del bambino", che tuttavia in questo modo rimarrà per forza di cose confinata all'ora settimanale di lezione, e quindi non produrrà apprendimento, o nel migliore dei casi darà risultati di apprendmento molto lenti, approssimativi e di scarso impatto sulla vita del bambino.

E' ovvio che con i piccoli si debba trovare un equilibrio ottimale tra obiettivi di percorso e di performance, argomento che sto studiando durante il master in Psicologia dello sport e della performance e che trovo molto interessante. Quindi non si può pensare di voler crare "piccoli geni" che suonano Paganini a 4 anni a discapito della serenità e del benessere dell'allievo, perchè sarebbe poco etico, forzato ed a lungi termine anche dannoso, ammesso che il bambino continui a studiare strumento in futuro.

Però a mio parere non è neppure infattibile porsi obiettivi di performance anche piuttosto elevati ed in bambini piccolissimi (i miei allievi iniziano a suonare a  2/3 anni), a patto che lo scopo del nostro lavoro sia quello di stimolare in loro la passione, l'entusiasmo ed il benessere, vivendo la musica come un momento di gioco e divertimento, ma al tempo stesso imparando al massimo delle loro possibilità, che a quell'età sono virtualmente infinite e vanno solamente tirate fuori e sviluppate.




Sì, ma come fare a far apprendere un bambino piccolo senza essere coercitivi, senza obblighi, imposizioni e forzature, ma al tempo stesso ponendosi obiettivi elevati?

La mia risposta è la seguente: per prima cosa, è fondamentale coinvolgere e formare la famiglia, che va seguita ancora di più del bambino e va educata a comunicare con lui in modo positivo, ad essere serena, tranquilla e propositiva ma senza permettere che il bambino percepisca su sè stesso aspettative di alcun tipo, se non la fiducia nelle sue capacità e la disponibilità da parte dell'adulto di seguirlo e supportarlo sempre, al di là dei suoi risultati ed indipendentemente da eventuali crisi, difficoltà o errori.






Poi va strutturato un programma di lavoro chiaro ed individualizzato sul singolo allievo, da applicare sia durante la lezione, alla quale parteciperà sempre il genitore- almeno fino ai 10/11 anni- anche se con un ruolo che evolverà nel tempo, sia durante lo studio a casa. Lo studio a casa dovrà essere quotidiano, breve ma efficace, strutturato e motivante, secondo un programma di studio proposto dall'insegnante ma concordato con la famiglia e, per gli allievi più grandi (dai 6/7 anni) con il bambino, che sia dettagliato nei tempi e nelle modalità, basato sugli interesse dell'allievo e realistico in base al contesto in cui dovrà essere realizzato- caratteristiche dello studente e della famiglia, impegni del genitori, presenza di fratelli o altro parenti, impegni scolastici ecc...

Nel mio caso, io insegno specifiche tecniche provenienti dalla mia formazione come psicologa e tecnico del comportamento, mirate ad incrementare motivazione e collaborazione del bambino con il genitore.




Per il resto, una volta che l'adulto sarà preparato, il bambino lo seguirà di conseguenza. I bambini piccoli non hanno paure o ansie da prestazione se non si insegna loro ad averle, ma provano qualsiasi cosa venga loro proposta con l'approccio corretto e si divertono a sperimentare, lavorare con impegno e serietà, ripetere all'infinito e raffinare i dettagli. Vanno solo educati a farlo, ma, se ci si riesce, loro non si pongono limiti... siamo noi adulti, semmai, a frenarli pensando che una determinata proposta sia troppo elevata, troppo avanzata o troppo complessa.




Ultimamente credo che la tecnica pura sia di grande utilità fin da piccoli, dunque a 3-4 anni i miei allievi studiano scale, arpeggi, colpi d'arco, esercizi tecnici per l'arco e per la mano sinistra, pizzicato, armonici, e poco dopo doppie corde,,  cambi di posizione, posizioni fisse, studi e tecnica che può sembrare "arida", ma non deve esserla per forza. Se gli esercizi vengono presentati come gioco, come un esperimento divertente e quasi magico per esplorare le potenzialità dello strumento e per suonare "come i grandi", i bambini li affrontano volentieri e non hanno paura di non riuscire, lo fanno e basta, provano e riprovano e se non riescono si fanno una bella risata!




Proprio perchè se noi adulti, insegnante e genitori, comunichiamo loro che l'errore è parte del processo di apprendimento e che a noi non importa quante volte sbaglieranno, ma solo se si impegneranno e divertiranno, allora i piccoli non si porranno nessun limite, e grazie a questo la loro autostima crescerà e si rafforzerà ogni giorno di più.

Accontentarsi di un'impostazione approssimativa, di esecuzioni lacunose e di uno studio impreciso e superficiale a mio parere non ha senso e non rende giustizia alle potenzialità dei bambini , perchè li sottovaluta e non stimola la loro curiosità ed il loro bisogno di apprendere e di sentirsi capaci.

Io pretendo sempre il massimo ma i miei allievi non lo sanno, eppure provano a raggiungerlo!

Escludere i genitori da questo processo non è mai la soluzione, ma invece si può lavorare insieme con serenità, costanza e senza stress per nessuna delle parti coinvolte, ma aiutando il bambino ad aggiungere ogni giorno un tassellino in più alle proprie competenza ed un mattoncino in più alla piramide che quotidianamente costruisce grazie alla crescità delle proprie abilità, con gioia, ma anche con impegno e fiducia.









domenica 7 febbraio 2021

Suonare il violino a 2 anni? Sì, è possibile!

 Negli anni Trenta, il violinista giapponese Shinichi Suzuki ha scoperto che era possibile imparare a suonare il violino così come si apprendeva una lingua: tramite l'ascolto, l' "immersione" in un ambiente musicale, il divertimento e la motivazione, e l'imitazione.


Nicholas



Personalmente, come sapete, ho anche altre competenze specifiche per lavorare con i bambini piccoli ed i loro genitori, eppure ogni volta che le persone sentono che i miei allievi hanno l'età del nido d'infanzia, 2-3 anni, si stupiscono, perchè faticano ad immaginare come bambini così piccoli possano imparare a suonare.


Maria


In realtà, nel periodo della prima infanzia i bambini imparano qualunque cosa gli si insegni con un approccio adatto a loro, basato sulla motivazione, sul gioco e sul movimento, senza costringerli a stare fermi a lungo, a svolgere compiti che per loro non abbiano un obiettivo o a lavorare per molto tempo. Fino ai 3 anni il potenziale di apprendimento è massimo, praticamente tutti i bambini amano la musica, e con la collaborazione dei genitori, che si impegnano a giocare con la musica ed a lavorare con il violino, in modo ludico, con loro ogni giorno anche a casa, insegnare loro uno strumento non è così difficile.


Thomas


E per loro è un'esperienza educativa e formativa di inestimabile valore, che li rende felici, autonomi, competenti, attenti e motivati. Per approfondimenti, vi invito a leggere altri articoli di questo blog sul metodo Suzuki, la didattica famigliare, il CML, l'apprendimento in età precoce ed argomenti correlati: nel motore di ricerca del blog, inserendo questi termini, ne troverete molti.


Alys


    Intanto, ecco alcuni miei piccolissimi allievi all'inzio del loro percorso con il violino!


Il primo è Laerte, che oggi ha 5 anni, in un video di quando ne aveva 2 e mezzo. Io allora non ero ancora insegnante Suzuki,quindi tecnicamente potete vedere alcune lacune (violino troppo grande, niente spalliera, presa dell'arco scorretta), ma lui era già entusiasta e molto "professionale"!




Ecco poi Thomas (sindrome di Williams) a 2 anni e mezzo:





Artemisia, 2 anni e mezzo:





Pietro ad appena 2 anni:



 

e, un po' più grande, a 2 anni ed 8 mesi




 ed infine poco prima di compiere 3 anni:





Maria (Trisomia 21) a 2 anni e 10 mesi:





Alys, 2 anni e 11 mesi:





Ed infine i più piccoli!

Michelangelo, appena 23 mesi:



e Nicholas, 2 anni appena compiuti!



E un'allieva di un video precedente, ora più "grande" : Alys a 3 anni!






venerdì 29 gennaio 2021

Ancora riguardo a tecnica vs "amore" nell'insegnamento....

 Sui social circola la fotografia di un insegnante che, fuori dalla classe, si sdraia accanto ad un bambino che si è buttato per terra perchè non vuole entrare, "per spiegargli che qualche volta anche gli insegnanti non hanno voglia di entrare in aula".



E tutti a scrivere "Ciò che conta è l'amore", "Ecco gli insegnanti che amano i propri alunni" e via così.

Purtroppo, questo è invece il classico esempio che prova l'incompetenza di alcuni insegnanti che, armati sì di passione, "amore" e buona volontà, provano ad agire in qualche modo con i loro alunni.

Beh, provare ed avere buona volontà non basta... ma non solo non basta, è sbagliato.

Rispondere ad un comportamento inadeguato (perchè, al di là del "romanticismo" e dei discorsi sui "bambini speciali", che nel 2021 anche no... E' inadeguato) in modo spontaneo, non controllato e guidato solo dalle proprie emozioni, può essere comprensibile per un genitore, una mamma, un papà, che non hanno studiato per fare i genitore... ma da parte di un professionista non lo è.

Saper adottare tecniche e strategie efficaci, comprovate e scientifiche, rispetto ad andare per tentativi ed errori perchè "basta l'amore", non vuol dire non essere empatici e comunicativi, non vuol dire non amare il proprio lavoro e non mettersi nei panni del bambino, ma, al contrario, vuol dire essere in grado di aiutare veramente i nostri allievi/alunni/pazienti o chiunque siano... vuol dire da loro strumenti per crescere, comunicare, apprendere e relazionarsi con gli altri nella società in cui vivono.

Nessuno di noi professionisti che lavora in modo competente con i bambini vuole modificarli, cambiare la loro personalità, forzarli o rimanere indifferenti davanti a loro come esseri umani... anzi!

Se io vedo un bambino che si comporta in modo scorretto e invece di abbracciarlo e consolarlo gli insegno un comportamento più funzionale non lo sto nè forzando nè trattado male, lo sto aiutando! Gli sto dando degli strumenti che nella vita gli serviranno realmente.

Se davanti ad un bambino che piange non piango con lui, ma mantengo il controllo e gli spiego come fare per sentirsi meglio, non vuol dire che non sono empatica e non provo emozioni, ma, al contrario, che ho imparato a gestire tali emozioni per poter essere davvero efficace nel mio lavoro con lui!

Se di fronte ad una mia allieva che si rifiuta di suonare un brano perchè ha paura di sbagliare scelgo di incoraggiarla ad eseguirlo anche se lei va in ansia e scappa, e le dò suggerimenti ed aiuti pratici finchè non riesce a farlo, non la sto nè obbligando nè maltrattando, ma lo sto insegnando che nella vita le difficoltà si possono superare anche se si ha paura, anche se ci si sente male, ma poi si ha successo e ci si sente più sicuri di sè e molto soddisfatti!


Ricordiamoci sempre con un insegnante, un educatore, un istruttore, uno psicologo NON è un genitore nè un amico, è un professionista, e non ha scuse per non essere preparato, competente ed efficace.

Imitare il comportamento scorretto di un alunno è sbagliato e controproducente, NON è "amore", è mancanza di competenza, con l'unica scusante di essere una persona dotata di buona volontà che, quantomeno, prova a fare qualcosa.

Ma tentativi ed errori spesso non portano da nessuna parte e fanno perdere tempo... e ve lo dice una che ha lavorato in questo modo per i primi anni, perchè purtroppo non è sempre possibile avere una formazione adeguata da subito, e anche perchè la voglia di fare spesso è una cattiva consigliera. Ma proprio per questo mi piacerebbe che le altre persone che lavorano nel mio campo non ripetessero i miei errori e pensassero bene prima di intraprendere alcune professioni, che, se ci pensate bene, danno il "potere" enmorme di influire sulla vita e sul futuro dei più piccoli, e non vanno, MAI, sottovalutate.




venerdì 22 gennaio 2021

Artemisia : crescere con la musica

 Artemisia, oggi 4 anni e mezzo, ha iniziato a studiare violino a 2 anni e 5 mesi : piccolissima, ma da subito estremamente seria e "professionale", come se fosse stata una bambina molto più grande.

Eccola durante la sua prima lezione, con un violino troppo grande perchè non aveva ancora il suo!


Dopo pochi giorni ha iniziato a suonare su un violino da 1/32, e, grazie alla convinzione ed all'impegno dei suoi genitori, Margherita e Luca, anche a studiare a casa.

Qui la vediamo nelle lezioni successive anche insieme ad altre allieve:










Artemisia ha sempre dimostrato un grande entusiasmo nei confronti delle lezioni, ma soprattutto una notevole capacità di concentrazione, impegno e disciplina fin da piccolissima, come vediamo in questi video del suo lavoro a casa a 2 anni e mezzo:




A 3 anni ha lavorato molto sulla presa dell'arco, arrivando ad acquisirla perfettamente dopo diversi mesi di esercizio, come vediamo dalla differenza tra questi due video:




Per sostenere la sua motivazione, l'ho sempre fatta partecipare a tutti gli eventi del mio studio: "sfide" a chi studiava di più e meglio, concerti, concorsi, masterclass...



A 3 anni ha partecipato a due masterclass con i M.i Alessio Nacuzi e Catherine Von Der Nahmer, ai casting di Got Talent Espana ed al Concorso Nazionale Insieme per suonare di Verbania, vincendo il 3^ premio.


Masterclass Suzuki Link Up :




Concorso Insieme per suonare (3^ premio 89/100):



Da quando ha iniziato a suonare con le dita della mano sinistra ha sempre cercato la precisione nell'impostazione della mano e nell'intonazione, apprezzando il percorso che stava svolgendo, i piccoli successi ed i passi avanti di ogni giorno:



 

A Dicembre 2020, Artemisia ha sostenuto l'esame sulle variazioni di Bella Stella, ed a Gennaio 2021 ha partecipato al Concorso Internazionale Nouvelles Etoiles di Parigi, ricevendo l' Attestato di Incoraggiamento.








In questi video si vedono chiaramente i progressi che la bambina ha fatto nel corso del tempo, nell'impostazione, nel suono, nell'intonazione e nell'esecuzione dei brani.

Lei è senza dubbio una bambina musicale, veloce e motivata, ma ci terrei a sottolineare che risultati di questo tipo, soprattutto con bambini così piccoli, si possono ottenere solamente grazie al lavoro tenace e quotidiano dei genitori insieme al bambino, che ogni giorno, come fanno Margherita e Luca, devono investire tempo e risorse, in particolare attentive, emotive ed organizzative, nell'educazione del proprio figlio attraverso la musica.

Anche livelli di attenzione, concentrazione, impegno e costanza così alti si possono raggiungere solamente lavorando giornalmente su tali competenze, motivando il bambino e non arrendendosi davanti a difficoltà, momenti di stanchezza, eventuali stalli o passi indietro che nell'apprendimento sono del tutto normali.

Questo è solo l'inizio, e Artemisia non vede l'ora di progredire nel repertorio e riprendere a suonare con gli allievi più grandi, che ammira molto e dai quali ama imparare. Ma io so che il suo percorso, per quanto impegnativo e talvolta faticoso qual è lo studio di uno strumento, le regalerà sempre maggiore entusiasmo, competenze e voglia di apprendere ed esprimersi attraverso il violino, quindi non posso che augurare a lei ed ai suoi genitori di continuare su questa strada!

Artemisia in una fotografia della sua mamma, Margherita Garavana


martedì 12 gennaio 2021

Alcune professioni non si improvvisano...

 





Sono insegnante Suzuki di 2^Livello! 

Sognavo di ottenere l'abilitazione al metodo Suzuki già tantissimi anni fa, ed ora sono finalmente arrivata al secondo livello.






Tuttavia studiare mi piace molto e, nonostante abbia quasi 38 anni, continuo a formarmi, quest'anno seguendo un master in Psicologia dello Sport e della Performance e Coaching.


Possiedo un diploma di Conservatorio in violino, sono Psicologa dello Sviluppo e Tecnico del comportamento (ABA), ho conseguito inoltre un Master in Didattica dello Strumento ad arco in UK  ed una specializzazione nei metodi didattici Lullaby e Children's Music Laboratory (www.musicalgarden.it).

Inoltre ho partecipato, sia come spettatrice sia come relatrice, a vari convegni nazionali ed internazionali sui temi della didattica, della musica, e della disabilità.




Per finire, o, forse, partendo dall'inizio del mio lavoro in questo campo, ho quasi 20 anni di esperienza educativa nell'ambito delle disabilità dello sviluppo, in molti contesti diversi- casa, scuola, vacanze, assistenza h24, comunità, laboratori, ospedale, associazioni- e di qualunque tipo.

Più vado avanti, più sono convinta che i titoli di studio, insieme all'esperienza sul campo, contino davvero. Quando si lavora con le persone, e in particolare con i bambini, non ci si può improvvisare. Purtroppo è ancora molto diffusa l'idea dell'insegnante, dell'educatore e addirittura del professionista del benessere psicologico come di una persona che deve essere prima di tutto empatica e motivata, poi il resto non conta. Sembra che bastino "l'amore", alcune esperienze di vita, due corsetti e poi tutti possono fare tutto. Beh, non è così.

Io nella vita lavoro "solo" come insegnante di violino, cosa che spesso mi viene rinfacciata dagli haters e dai detrattori in rete (cosa ne vuoi sapere... sei solo una maestra di musica!), eppure, per svolgere questa professione con bambini piccoli e con disabilità, sto studiando ed acquisendo titoli di studio ed esperienza da 20 anni. Perchè voglio svolgerla con preparazione, competenza e professionalità.

Qualcuno penserà che io, con i titoli di studio che ho, mi sia "ridotta" ad insegnare violino perchè non trovavo altro, perchè non ero "abbastanza brava" per fare la psicologa, la consulente ABA (titolo che non ho, ma che mi piacerebbe acquisire in futuo) o la psicoterapeuta (idem).

Non è così. Io ho sempre voluto insegnare ai bambini piccoli, all'inizio non sapevo di preciso cosa, poi ho capito che volevo insegnare musica. E, per quanto mi riguarda, questo non è un ripiego, qualcosa che mi limita o mi sminuisce, anzi!



 Insegnare ai bambini piccoli ed ai bambini disabili è, o meglio dovrebbe essere, difficilissimo! Se conoscete persone per le quali non lo è, o per le quali "basta l'amore", fatevi qualche domanda e poi fuggite a gambe levate.

Essere professionali, competenti e preparati al livello più alto possibile è l'unica soluzione, altrimenti si rischia di rovinare i bambini e di incidere in modo negativo sulla loro crescita e sul loro futuro. Proprio come farebbe un medico impreparato.

Vi fareste curare da una persona "tanto appassionata" di medicina ma senza laurea? Non penso. Allora perchè fare lo stesso con un insegnante o un professionista del benessere psicologico?

Sono professioni altrettanto importanti, delicate e complesse, e sarebbe ora che venissero riconosciute come tali, perchè solo così si potranno vedere reali cambiamenti in termini di apprendimento o di competenze sia nei bambini sia negli adulti.

I titoli di studio contano, e certe professioni non si possono improvvisare.

E' per questo che io, "nonostante" tutti i miei titoli ed anni di studio ed esperienza, ho scelto di fare "solo" l'insegnante di violino.



 




domenica 10 gennaio 2021

Intervista per Sport Mindset Agency


 

Ecco la mia intervista per Sport Mindset Agency, in cui ho parlato di musica e psicologia, didattica musicale per l'infanzia e la disabilità, musica e sport e benessere.





Trovate Sport Mindset Agency sul web (https://www.sportmindsetagency.com/), su Facebook e su Instagram, questo è quello di cui si occupano:

"
Presso Sport Mindset Agency lavorano diversi Psicologi dello Sport & Performance in tutta Italia, tramite un network fidato costruito nel tempo, con professionisti altamente specializzati, in grado di arricchire e di portare qualità all'interno dei contesti sportivi.
Offriamo servizi di formazione e consulenza sulla mentalità sportiva e della performance ad atleti professionisti, olimpici, d'élite, dilettanti, dei settori giovanili, nonché a musicisti, attori, artisti e professionisti."

(dal sito web www.sportmindsetagency.com)


Ph. Margherita Garavana