mercoledì 27 novembre 2013

Il mio approccio didattico e relazionale con gli allievi : " pretendere" sempre di più con serenità ma con fermezza ...

Io lavoro con allievi particolari ... piccolissimi - anche di 12 mesi!- , adolescenti - ancora più complicati dei piccoli!!-, nell'età dei "no" e dell'oppositività (2 - 3 anni), o ancora, e soprattutto, con difficoltà di vario tipo ... dalla disabilità lieve, a quella grave e gravissima, a problemi motori, sensoriali, cognitivi, relazionali o di apprendimento o comportamento  ....

Diciamo che a me le cose semplici non piacciono, amo le sfide, quindi più qualcosa è complesso più mi affascina e mi stimola a fare qualcosa per cambiare la situazione, e nel caso di allievi con disabilità la motivazione è anche più profonda, perché loro mi regalano momenti emozionanti e mi insegnano tantissimo sulla vita e su come affrontare con il sorriso ostacoli e momenti di crisi.





Se poi parliamo di bimbi piccoli, che a volte hanno poco di un anno - ma in realtà nei miei corsi di musica al nido l'allievo più piccolo ha 6 mesi !!!-, la sfida principale consiste nel catturare e mantenere il più a lungo possibile la loro attenzione, con la mimica, lo sguardo, un tono di voce dolce ma al tempo stesso capace di incuriosire, i movimenti e, ovviamente, la musica ... sapendo benissimo che, per quanto intelligenti, brillanti ed appassionati, non potranno rimanere su un esercizio più di qualche minuto di fila, e sarà già un ottimo risultato ... una mia allievina di 8 mesi all'asilo nido ha voluto ripetere una canzone per 4 volte consecutive, provando ad imitare i miei movimenti, incitandomi con lo sguardo ed i gesti a ripeterla e ridendo di gioia!

E mi è sembrato già un tempo di attenzione lunghissimo per la sua età.





Sugli adolescenti ho già scritto parecchio, descrivendo la mia esperienza in una comunità, ma vorrei sottolineare che forse questo è il periodo della vita più complesso da gestire per un'insegnante, perché è proprio il momento in cui l'allievo si demotiva più facilmente e spesso decide di smettere di suonare perchè non ha la forza emotiva e la maturità per impegnarsi quanto lo studio di uno strumento richiederebbe ... se poi all'adolescenza aggiungiamo la disabilità, possiamo immaginare quanto per un ragazzino con handicap sia pesante impegnarsi e quanto la demotivazione e l'abbandono possano essere proprio dietro l'angolo.





Allora ... viste la situazioni già non facilissime dei miei allievi che, per un motivo o per l'altro, devono affrontare prove o periodi della vita che possono porli in difficoltà ....

quale può essere secondo me l'approccio migliore, sia dal punto di vista didattico sia relazionale, da tenere con loro?

Ve lo dico subito : quello di "pretendere" ... con serenità, gioia, dolcezza, ma anche con autorevolezza e fermezza ... tenere gli obiettivi alti, sempre, senza la paura del fallimento, ma con la certezza nelle loro capacità, e credendo in loro, sempre.

Il mio obiettivo principale quando insegno è, naturalmente, che il mio allievo sia sereno, rilassato e viva quell'ora con gioia e soddisfazione, grazie ad un incremento del suo benessere e della sua qualità di vita, e questo sia che abbia difficoltà o problemi sia che non ne abbia.

Ma una situazione simile non è raggiungibile senza impegno, costanza e disciplina da parte sua e senza un miglioramento delle sua capacità anche musicali e didattiche.

Pensate che noia il contrario – e io so di cosa parlo per averlo provato, grazie ad alcuni insegnanti demotivanti e privi di passione ed entusiasmo- : mesi e mesi sullo stesso programma, sugli stessi esercizi e sullo stesso brano, nessun cambiamento, nessun miglioramento, tutto sempre uguale, stabile, piatto, privo di vitalità e di emozioni, con la sensazione latente, e poi sempre più forte, di non essere capaci, di non poter imparare, di “non avere talento”, di  “non essere portati”, di non doversi impegnare “perché intanto più di così non potresti fare” … pensate che tristezza e che colpo all'autostima … magari in ragazzini già etichettati e considerati poco capaci in altri contesti di vita ….

 Che senso avrebbe, per loro, venire a lezione in condizioni simili? Che piacerebbe ne trarrebbero, quale giovamento?




Ecco perché, prima di tutto, ma senza forzature né coercizioni, io “pretendo”, voglio che si impegnino, che ogni volta facciano un po’ di più,un passo avanti anche minimo ma percepibile, e che diano il massimo delle loro possibilità.

Non chiederei mai una sforzo eccessivo rispetto alle proprie possibilità, di troppo superiore alle competenze cognitive, psicomotorie o emotive di quell'allievo, per “limiti” oggettivi dati dall'età, dalla situazione emotiva o da un handicap, questo è chiaro.

Ma non tollero disimpegno, mancanza di voglia di fare, giustificazioni non razionali del tipo “ma a casa mi veniva” o “ beh, intanto non mi verrà mai” , tipiche degli adolescenti, o atteggiamenti oppositivi “per partito preso”, non sostenuti da motivazioni o difficoltà reali.

La mia fermezza è accompagnata sempre da un atteggiamento allegro e positivo, io con loro gioco, scherzo, la butto sul ridere, ma alla fine li sprono, li incoraggio a fare meglio, e mi aspetto una loro risposta positiva in tal senso.

E non importa se sono piccoli, in difficoltà o con disabilità anche grave, per me tutti loro possono migliorare, impegnarsi e trarne delle soddisfazioni, non pongo limiti a ciò che possono fare perché credo in loro e perché solo così so di poter incrementare la loro autostima e la loro gratificazione.

Ognuno può scalare la cima del suo piccolo Everest, ed io sarò sempre al suo fianco, gli terrò la mano, faremo delle pause, magari anche un pic nic!, partiremo da un campo base basso per arrivare ad una cima sempre più alta – per qualche ragione strana, mi sto appassionando alla letteratura sull'alpinismo!- … ma ce la faremo, io non ho dubbi e faccio in modo che anche l’allievo arrivi ad averne il  meno possibile, senza paura, con gioia e passione per la musica e per la meravigliosa esperienza che stiamo vivendo insieme, ma senza sconti rispetto magari ad un coetaneo senza problemi o ad un bambino più grande.





Questo video tratto da una lezione con Davide esemplifica, ad esempio, il mio approccio alla disabilità grave: il mio allievo doveva eseguire un solfeggio cantato, ma chiaramente non ne aveva voglia.

Sapeva benissimo che, terminato l’esercizio “noioso”, saremmo passati ad un’attività richiesta da lui e molto motivante quale suonare insieme il violino, dunque gli era richiesto di impegnarsi solamente per qualche minuto per poi accedere al suo rinforzatore, in parole povere a ciò che aveva scelto lui e che voleva fare.

Ma, avendo 16 anni ed un bel caratterino!, lui si è impuntato : invece delle note corrette, che conosceva benissimo, continuava a cantarne solo una, “fa”,  sorridendo sornione e ridendo quando io fingevo di arrabbiarmi.





Magari un altro insegnante avrebbe pensato “Perché insistere? Ha 16 anni, difficoltà importanti, una vita già complicata, lasciamolo decidere, lasciamolo divertirsi!”

Ma per me un discorso del genere non è utile didatticamente, e neppure corretto nei confronti del ragazzo che ho davanti, in cui io credo e che stimo e rispetto, e che proprio per questo merita da parte mia un comportamento assimilabile a quello che terrei con qualsiasi adolescente “dispettoso”, senza differenze date dalle sue difficoltà.

Dunque ho “preteso”, insistito ed atteso diversi minuti che lui decidesse di impegnarsi e svolgere l’esercizio come sapeva fare, e, nel video non si vede, ma alla fine lo ha fatto, dopo diversi tentativi falliti di “blandirmi” con uno sguardo supplichevole e dicendo “basta” invece di leggere le note.

Terminato il canto, siamo passati al violino, come lui mi aveva chiesto, e Davide non era stressato né arrabbiato, ma anzi soddisfatto di ciò che era riuscito a fare, ed ancora più felice di suonare il suo strumento preferito insieme a me.

Siamo poi passati alla lettura ritmica con le maracas, che vedete nel video successivo, e per finire ad un’esecuzione di Mary aveva un Agnellino alla tastiera, in cui si vede chiaramente come Davide riconosca bene le note, si diverta a suonare e stia migliorando di lezione in lezione, grazie alla sua tenacia, ma anche a quella di sua mamma ed alla mia.

Come ho già detto, senza sconti, ma considerandolo solo un ragazzo con delle capacità che può e deve sviluppare, per sé stesso e perché la musica è la sua prima e  più grande passione.






Un altro esempio di allieva adolescente, questa volta senza problemi di alcuni tipo ma solo in un’età difficile, è Livia, 12 anni appena compiuti ma già in piena pre- adolescenza, una ragazzina intelligentissima, brillante, musicalmente molto dotata,  ma a volte un po’ oppositiva “per partito preso” e soprattutto molto insicura sulle sue capacità, che invece non solo ci sono, ma sono decisamente superiori alla media ed in alcune aree veramente eccellenti, tra l’altro in diversi settori della sua vita, a scuola, nello sport e nei due strumenti che studia, gli stessi di Davide, violino e pianoforte.

Livia ama la musica, ama suonare, ma , pur avendo un carattere perfezionista, non sempre trova dentro di sè le risorse per dare il massimo, ed ha molta paura di sbagliare.

Affrontiamo tali aspetti psicologici con lunghe chiacchierate, momenti in cui lei mi racconta della sua vita, della scuola, del pianoforte, delle sue emozioni e delle sue paure … ma quando è il momento di lavorare seriamente lo facciamo, entrambe, io le chiedo sempre di più, la sprono, ignoro gli atteggiamenti oppositivi che non sono funzionali al nostro lavoro, e cerco di farle acquisire una maggiore consapevolezza delle sue qualità e di ciò che sta facendo sullo strumento, chiedendole di controllare meglio l’intonazione, mantenere una postura corretta e rilassata, e ripetere, se necessario all'infinito!!, determinati passaggi complessi o che magari non le riescono al primo tentativo … sì, perché il suo orecchio assoluto le permette di leggere a prima vista brani anche difficili con una facilità disarmante!


Ma anche per lei, niente sconti … ripetiamo le solite battute, le ripetiamo, le ripetiamo ancora finchè non vengono … e quando suona come potrebbe lei lo sa benissimo, e,  pur un po’ stanca e a volte “lamentosa”, è soddisfatta di sé stessa e del risultato che ha raggiunto, ma soprattutto di come viene il brano, piacevole da sentire e divertente da suonare.
In questi video la vediamo eseguire una scala, già intonatissima dopo 3 mesi di violino, e la prima parte di un Minuetto di Suzuki/Bach, con precisione, intonazione ottima ed un bel suono, avendo iniziato tra l’altro in un’età in cui suonare il violino non è più naturale e spontaneo come da  piccoli :










Anche con gli allievi con difficoltà di attenzione e concentrazione mantengo un approccio rilassato e giocoso, ma  al tempo stesso "serio", cercando di insegnare loro le strategie per svolgere un determinato compito, scomponendolo in parti e creando sequenze sempre più lunghe di battute da studiare - la tecnica del "chaining" che ho descritto nel post sulla Terapia ABA-, ed alla fine portandoli ad eseguire tutto il brano, provando, con piccoli giochi di concentrazione e postura,  a limitare il più possibile i movimenti accessori che spesso sentono il bisogno di compiere anche con lo strumento in mano, e rafforzando la concentrazione con alcuni suggerimenti ed incoraggiamenti.

Giorgio, ad esempio, si arrabbia e si demotiva piuttosto facilmente se un pezzo non gli riesce subito, allora io gli chiedo di suonarmene solo una parte al meglio, mantenendo l'attenzione su tutte le componenti del brano e su tutti gli aspetti dell'esecuzione strumentale, e gradualmente "pretendo" un po' di più, "alzando l'asticella" di poco ad ogni lezione e supportando la sua autostima mostrandogli cosa è in grado di fare, anche rivedendo insieme i video, finchè anche lui ammette di essere bravo ed essere capace di impegnarsi, concentrarsi gradualmente di più e migliorare ogni volta.


Qui lo vediamo durante una lezione mentre studia due pezzi nuovi, rispettivamente Lightly Row e Song of the Wind di Suzuki :








Come continuo a ricordargli - perchè lo merita!-, dalle prime lezioni è migliorato tantissimo, ha un suono più pulito, è più sicuro, disinvolto sullo strumento, ha un'ottima postura, ma soprattutto ha avuto un deciso incremento nell'attenzione e concentrazione, grazie alla sua forte passione per il violino ed alla sua voglia di studiare, ma anche, credo, al mio atteggiamento pronto a lodare ed incoraggiare, ed al tempo stesso a non accontentarmi mai, pensando ed essendo assolutamente certa che lui possa fare sempre qualcosa in più.

Il mio motto con gli allievi è "No Limits" (come scriveva una mamma su Facebook) ... non so dove loro potranno arrivare ... certo, mi pongo obiettivi precisi a breve ed anche a lungo termine, ma voglio essere sempre pronta a rivedere e correggere le mie valutazioni ed il percorso che ho pensato all'inizio, per seguire i loro progressi e la loro evoluzione,  in modo organizzato, strutturato, ma mai rigido e sempre pronto ad essere ripensato e ricalibrato grazie ai loro passi avanti ed ai loro cambiamenti talvolta inaspettati.

Bravi ragazzi !!!