"Non voglio che mio figlio riceva premi, altrimenti crescerà convinto di dover fare tutto in cambio di qualcos'altro"
Questa frase racchiude in sè uno dei maggior stereotipi relativi all'approccio comportamentale ed alla scienza del comportamento, secondo il quale i bambini non mai dovrebbero ricevere "premi" perchè essi sarebbero diseducativi e la motivazione verso qualunque attività dovrebbe essere da subito ed esclusivamente intrinseca.
Ho usato appositamente termini qualli "mai", "qualunque", "subito" ed "esclusivamente" per mettere in evidenza la rigidità di questo tipo di pensiero, che si basa sul rifiuto della "psicologia del bastone e della carota" che, tuttavia, viene dal senso comune e non ha niente a che vedere con l'analisi del comportamento, che invece è scientificamente provata e riconosciuta e, quindi, efficace e per nulla diseducativa, anzi.
Per iniziare: i rinforzatori non sono premi. Rinforzatore è tutto ciò che aumenta la probabilità di emissione di un determinato comportamento, e quindi non deve essere per forza qualcosa di positivo, ma può essere anche ciò che a prima vista potrebbe sembrare una punizione, faccio un esempio : a scuola, un ragazzo fa confusione perchè non vuole seguire la lezione - l'insegnante lo manda fuori dall'aula- il comportamento di fare confusione verrà ripetuto più spesso in futuro perchè ha ottenuto la conseguenza sperata- ovvero l'allontanamento dall'aula di lezione (rinforzo negativo).
Ma anche il rinforzo positivo può avvenire tramite conseguenze che a prima vista potrebbero non sembrare piacevoli : alcuni bambini, ad esempio, hanno come rinforzatori attività o stimoli sensoriali, quali suoni o rumori, che la maggior parte delle persone potrebbero considerare sgradevoli, eppure per loro agiscono come rinforzatori.
Ho conosciuto bambini che erano estremamente attrati dai rumori dei motori, dell'aspirapolvere, dei palloncini che scoppiavano,della lavagna che veniva grattata... non i classici "premi", direi!
Abbiamo stabilito, perciò che rinforzatore e premio sono due cose diverse.
Parlando, invece, della motivazione verso alcune attività, non è realistico aspettarsi che essa sia sempre, da subito e totalmente intrinseca, o che sia possibile far amare ai bambini qualsiasi attività per il piacere che essa comporta. Semplicemente perchè, è oggettivo, alcune attività non sono piacevoli : per rimanere nel contesto della didattica musicale, tecnica pura, scale, studi ed esercizi quotidiani non sono divertenti. Certo, possono diventarlo, ma non dall'inizio e non per bambini piccoli.
Utilizzare rinforzatori (che, NO, non sono premi, ma che possiamo considerare in una prima fase obiettivi) esterni e concreti, quali stickers, palloncini, piccoli giochi, figurine ed altro, in una fase iniziale e per un tempo limitato, non è nè diseducativo nè sbagliato, perchè aiuta il bambino ad associare l'attività nuova e sconociuta a qualcosa di conosciuto che apprezza già, ed inoltre gli insegna ad impegnarsi e persistere per raggiungere un obiettivo.
D'accordo, l'obiettivo iniziale non sarà l'attività stessa, ma qual è il problema? Non vi è mai capitato di andare in palestra inizialmente per dimagrire e per fare una migliore "prova costume" per poi scoprire che allenarvi vi piaceva e vi dava soddisfazione di per sè?
La parte più importante di tutto questo risiede in tre aspetti relativi all'utilizzo di rinforzatori concreti:
1) Dato che l'analisi del comportamento è scientifica, bisogna stabilire prima come essi andranno "sfumati", ovvero gradualmente ridotti e poi tolti, perchè essi NON dovranno essere lo scopo e l'obiettivo del nostro lavoro, che sarà invece la motivazione intrinseca, per l'attività in sè
2) Grazie al lavoro descritto al punto 1, la durata dell'utilizzo di questi rinforzatori sarà breve, più breve possibile, e limitata solo ad attività più impegnative e meno intrinsecamente motivanti fin dall'inizio
3) A differenza dell'approccio popolare del "bastone e la carota", nella scienza del comportamento NON si usano punizioni ... niente bastone quindi! Se non in casi estremi ed in una forma che non prevede mai nessun tipo di punizione come essa viene comunemente intesa dall'educazione popolare.
Ultima considerazione : i rinforzatori non sono solo giochi, cibi, medaglie o oggetti concreti, ma possono essere, come avrete ormai capito, anche altre attività (fare musica da camera, orchestra, giocare con gli altri bambini) oppure parole, complimenti, feedback e conseguenze non tangibili ma astratte.
Ed a chi ancora dice "Non voglio che mio figlio si senta dire bravo, perchè crescerà convinto che il suo valore personale dipenda dall'approvazione degli altri", spiego:
da insegnanti, educatori, ma anche da genitori bisognerebbe sempre dare ai bambini feedback che non coinvolgano la persona e l'immagine di sè, ma che siano invece mirati, dettagliati e specifici riguardo al comportamento o al compito svolto.
Dire "Ti sei comportato bene" non equivale a dire "Sei un bravo bambino" o "Sei stato cattivo", così come dire "Complimenti! Hai letto molto velocemente" non è la stessa cosa rispetto ad un generico "Bene, il tuo voto è 10"
Una comunicazione di questo tipo, quindi, non mina in alcun modo l'autostima del bambino e non crea nessuna connessione tra la sua performance ed il suo valore come persona, ma anzi gli spiega in modo chiaro e preciso che cos'ha fatto correttamente e dove può ancora migliorare.
Quindi non ha senso dire "Non voglio che mio figlio si senta dire bravo", perchè invece è fondamentale che un allievo abbia un quadro chiaro di quello che sta facendo e sappia esattamente come migliorare ed apprendere ciò che gli viene insegnato.
Infine, vorrei chiarire che tutto ciò NON esclude l'apprendimento spontaneo, la creatività e l'autonomia, ma anzi li incoraggia, li incrementa e li rafforza.
Tutte le altre idee sono solamente l'espressione di stereotipi e pregiudizi di chi non conosce alcuni approccio psicoeducativi e quindi crede che essi abbiano come obiettivo la "sottimissione" dei bambini e la loro svalutazione come persone rispetto agli adulti, cosa che non avviene mai e in nessun caso, dal momento che al contrario, l'obiettivo finale del nostro lavoro è sempre l'indipendenza e la formazione di persone uniche, autonome, libere e serene, che però avranno più strumenti per vivere una vita ricca e soddisfacente.