mercoledì 11 settembre 2019

L'improvvisazione in musica: apprendimento o ispirazione?

Guardando alcune interviste ad attori e personaggi televisivi ho iniziato a riflettere sul concetto di improvvisazione.
Il senso comune, infatti, pensa che molte attività artistiche siano frutto dell'improvvisazione: noi musicisti ci sentiamo chiedere molto spesso " Ma quando suoni improvvisi? Sei capace di vedere per la prima volta un pezzo e suonarlo, oppure lo improvvisi sul momento?" E la stessa cosa viene chiesta agli attori o in generale alle persone che svolgono professioni in cui ci sia un pubblico, come se tutto il nostro lavoro fosse dato dall'ispirazione, da qualcosa di magico ed inafferrrabile, difficile da definire, che arriva all'improvviso e rende possibile determinate performance.




Anche nella didattica, chi non è del mestiere, o chi segue certi approcci, tra i quali alcune scuole di musicoterapia, pensa che produrre suoni a caso con uno strumento qualsiasi possa esssere definito improvvisazione, e possa addirittura essere terapeutico "per buttare fuori le nostre emozioni e per esprimere noi stessi".

Oppure chi vede insegnare attività artistiche, o anche sportive, immagina che l'insegnante stia "improvvisando", inventando al momento una lezione adatta a quel bambino in base all'ispirazione del momento.

In tutti i casi che ho citato, invece, non è così.

L'improvvisazione, in alcune attività, è largamente sopravvalutata, ed è la spiegazione che viene data quando vediamo performance che non riusciamo a comprendere e che ci sembrano molto complesse e quindi difficili da ottenere, o , al contrario, talmente semplici ed ovvie da poter essere state soltanto ideate sul momento.



Al contrario, nelle attività di un certo livello l'improvvisazione rappresenta, prima di tutto, una parte molto limitata di ciò che vediamo, ma soprattutto è il risultato di una lunga e meticolosa preparazione precedente, in modo che, in un secondo momento, tutto ciò che abbiamo studiato, imparato e preparato possa confluire in un'esecuzione talmente chiara e fluida da sembrare inventata lì per lì.

La creatività ovviamente c'è, ma è una competenza che entra in gioco in un secondo momento, quando sappiamo padroneggiare tutti gli strumenti tecnici per una performance e siamo quindi libri di aggiungere il nostro tocco personale.

Nessun musicista improvvisa al momento ciò che suona, come nessun attore recita senza aver prima studiato, ed anche l'improvvisazione vera, in cui si suona o si recita senza "copione", è il risultato dell'applicazione di regole apprese che vengono poi "rimescolate" e riapplicate in un nuovo contesto ed in combinazione talvolta originali, ma che nascono comunque da uno studio approfondito di ciò che stiamo andando a fare.




Alla fine, proprio chi è più preparato sembra improvvisare maggiormente, perchè quello che fa è talmente spontaneo da sembrare creato al momento, ma in realtà è estremamente pensato e preparato da dar luogo ad un'estrema facilità e libertà nell'esecuzione.

Come ho letto in un libro, si tratta di " ricordare per poter dimenticare"ciò che abbiamo appreso, ma per ricordare e dimenticare bisogna prima imparare, altrimenti cosa dimentichiamo??7



Come accennavo prima, la stessa cosa avviene anche nella didattica dello strumento, sia per l'allievo sia per l'insegnante.

Durante le mie lezioni a volte lascio che i bambini giochini con lo strumento, ma facendo in modo che siano consapevoli di stare giocando e non esprimendo sè stessi o improvvisando. Se, invece, decido di insegnare loro ad improvvisare, allora ci lavoriamo, in modo che, più avanti, essi possamo comporre o inventare brani loro, esprimendo allora davvero la loro creatività e personalità. Ma senza apprendimento stutturato non si va da nessuna parte, ed io non credo che, come succede ad esempio nella musicoterapia, un bambino che fa rumore a caso con uno strumento stia esprimendo le sue emozioni... al massimo si starà "sfogando", ma in modo aspecifico e senza nessun vero obiettivo nè apprendimento utile per la sua vita. Che senso ha, dunque?

Non che sia vietato giocare, ma mi sembra inutile farlo in un contesto dal quale è possibile venire arricchiti in ben altro modo da un professionista del settore.




Anche quando insegno potrebbe sembrare che io improvvisi, e talvolta è vero, nel senso che sono un'insegnante molto flessibile e che segue il più possibile la motivazione e gli interessi dell'allievo. Quindi non sempre preparo un piano di lezione dettagliato, o anche quando lo preparo non riescco a seguirlo quasi mai, e lo tengo solo come "canovaccio" per ricordarmi in che direzione sto andando e quali sono gli obiettivi di quella sessione di lavoro.

Ma questo è frutto, prima di tutto, di 10 anni ("non ufficiali" anche 20...) di esperienza sul campo, in molti ambiti diversi e con allievi di tutti i livelli e tutte le età- anche se prevalentemente principianti molto piccoli-, poi di un lungo esercizio e tanto studio. Ho studiato e continuo a studiare metodi, approcci, leggo, seguo lezioni di altri insegnanti anche a livelli molto alti, mi specializzo, e poi tutto confluisce ogni volta in una singola lezione che può sembrare inventata di sana pianta.

E sono convinta che, riprendendo il paragone con un attore, l'insegnante debba "ricordare per poi dimenticare" ciò che ha studiato, essere in grado di motivare e seguire gli spunti e le passioni dell'allievo, ed essere sempre "nel momento", concentrato su ciò che sta facendo, proprio per riuscire ad applicare una determinata tecnica didattica nel modo più fluido possibile.


Da questa analisi mi sembra chiaro come ciò che le persone considerano improvvisazione sia, in realtà, il risultato di un lavoro vasto ed approfondito che porta, alla fine, alla famosa ispirazione di cui si parla tanto spesso. Dunque non è l'ispirazione che rende possibile suonare, comporre, recitare, imparare o insegnare, ma la tecnica produce ispirazione, espressione di sè e performance di successo grazie ai contenuti da noi appresi e rielaborati.

Non è che questo renda meno "artistiche" certe professioni o tolga "magìa" a ciò che facciamo, ma anzi la rende possibile e ci permette di essere davvero liberi di esprimere noi stessi.


domenica 8 settembre 2019

Come scegliere un corso di musica

Settembre : è il momento di pensare alle attività che i figli svolgeranno durante l'anno scolastico, quindi i genitori si chiedono in base a quali parametri scegliere un'attività e come decidere se portare avanti oppure no un corso già iniziato.



Intanto vorrei premettere che, a mio parere, un'attività che abbia un significato non dovrebbe durare solo durante l'anno scolastico. Per quanto, forse, nel caso di uno sport sia più complesso praticarlo anche durante l'estate, per mancanza di risorse pratiche; quando si tratta di uno strumento musicale, invece, non ci dovrebbero essere pause estive, perchè stare senza suonare per 2-3 mesi porta inevitabilmente alla perdita degli apprendimenti acquisiti durante l'anno, ma soprattutto, crea una separazione netta nella mente del bambino tra i mesi di "lavoro", in cui si svolgono certi compiti, e quelli di "riposo", in cui si è liberi di divertirsi e basta.

Allieve ad una masterclass di violino.... è lavoro o divertimento? Tutti e due!!


Invece, l'apprendimento di qualsiasi competenza, anche scolastica, dovrebbe avvenire tutti i giorni e praticamente h24, senza una separazione tra lo studio e l'apprendimento e la vita "piacevole". Pur non essendo favorevole all'homeschooling, ne condivido questo pensiero: imparare può, e dovrebbe, essere appassionante e divertente, piacevole; quindi, in quest'ottica, se facciamo qualcosa che ci piace, non abbiamo bisogno di sospenderlo durante l'estate, così come non dovremmo sentire ansia e dispiacere all'idea di riprendere le lezioni o il lavoro a Settembre. Ma, al contrario, sarebbe bello se la voglia e la capacità di apprendere dei bambini venissero sviluppate e sollecitate sempre, non solo a scuola o ai corsi, ma in ogni momento dell'anno e della giornata. Allora non ci sarebbe bisogno di pensare dopo ogni estate "Cosa farà mio figlio quest'anno?"



Ma, dal momento che questo accade, come fare a scegliere un corso ed un insegnante di musica?

Provo a sintetizzare in un elenco alcuni parametri che ritengo importanti in una scelta di questo tipo:

1) La scelta dev'essere del genitore. Soprattutto se si tratta di bambini piccoli, la scelta non può ricadere sul bambino, proprio perchè non dovrebbe trattarsi di qualcosa che si fa "tanto per" ed "a tempo perso", ma una scelta importante ed in grado di incidere in modo significativo sulla vita del proprio figlio. Ovviamente il bambino può esprimere una preferenza, ma la scelta definitiva dovrebbe spettare al genitore.

2) Il criterio principale non dovrebbe essere solo quello economico e di orario. Per quanto io comprenda benissimo l'importanza dell'aspetto economico (non tutti i corsi sono accessibili a chiunque, e nell'economia famigliare bisognare tenere conto di molti aspetti e di alcune priorità imprescindibili), non posso pensare che una scelta educativa sia compiuta solo in base a quanto costa un corso. I primi criteri di scelta dovrebbero essere altri.

3) Il "talento" per una determinata attività piuttosto che per un'altra non esiste. Ogni bambino può avere competenze maggiori in un ambito piuttosto che in un altro, ma questo non significa che, se è motivato, non possa acquisire anche altre abilità. Anzi, spesso un bambino che sembra "portato" per qualcosa impara facilmente all'inizio ma sviluppa difficoltà col passare del tempo, o, al contrario, uno che sembrava "negato" apprende poi a livelli più alti. E' l'ambiente che sviluppa le competenze, e la motivazione unita all'esercizio fanno il resto.



Nessuno di questi bambini è stato selezionato in base al suo "talento", ma tutti lo hanno sviluppato!


4) Lo scopo di un'attività scelta per un bambino dovrebbe essere prima di tutto educativo. Qualsiasi attività, se svolta in un certo modo, aiuta a crescere, maturare, dona gioia, divertimento e felicità, nonchè competenze che vanno al di là dell'attività stessa, e rappresenta un momento di vita di importanza inestimabile. Ma se lo scopo del genitore è solo ricreativo, o di "parcheggio" del bambino per occuparsi nel mentre dei suoi impegni (obiettivo comprensibilissimo, ma per questo esistono ludoteche e baby-sitter), anche l'attività meglio organizzata perderà il suo scopo e non lascetà niente al bambino. Come ho già detto, un bambino felice impara di più, quindi l'obiettivo dev'essere comunque di piacere e divertimento, ma una cosa non esclude l'altra

5) Alla luce del punto precedente, consiglio, per quanto riguarda le lezioni di musica, di scegliere corsi, lezioni ed insegnanti che offrano metodi ed approcci di riconosciuta efficacia e non improntati al solo "svago". E prima di tutto informarsi sulle credenziali dell'insegnante, sul suo curriculum e la sua preparazione didattica e pedagogica prima che strumentale e sulla sua esperienza con i bambini. Infatti, molti ottimi musicisti non sono in grado di insegnare ai bambini, perchè appunto nella vita fanno i musicisti ma non hanno la preparazione adatta per insegnare. E, viceversa, certi insegnanti generici che si improvvisano docenti di strumento non possono ugualmente insegnare in modo adeguato perchè mancano della tecnica strumentale.

6) Perchè scegliere la musica? Beh, è presto detto: lo studio di uno strumento è un'attività molto completa, che insegna ad ascoltare, ad esprimere le proprie emozioni, a relazionarsi con gli altri, a gestire la frustrazione, ad organizzarsi e seguire una disciplina, e favorisce anche l'apprendimento in altri campi e materie. Inoltre è una grandissima fonte di felicità!!


6) Come ultimo consiglio, vorrei dire ai genitori: non abbiate paura di impegnarvi in un'attività per e con il vostro figlio. Diffidate dei corsi che vi propongono di lasciare il vostro bambino piccolo in aula da solo per fare in modo che "si relazioni meglio" con l'insegnante. Chiedete, informatevi, siate coinvolti, imparate lo strumento anche voi (almeno all'inizio), ma siate comunque e sempre partecipi dell'esperienza del vostro bambino. Sarà, faticoso, non ve lo nascondo, ma ne varrà la pena, e quando vostro figlio sarà grande vi ringrazierà per avergli donato un'esperienza di vita che ricorderà per sempre.