"Ho capito di dovermi concentrare su tutto quello che avevo e che funzionava. Non penso mai di non riuscire a fare una cosa perchè le mie gambe non funzionano o le mie braccia non ci arrivano, invece devo trovare un sistema nuovo per farlo"
Francesca Porcellato - campionessa paralimpica
https://www.youtube.com/watch?v=rITh_KMqAG4
La frase che riporto riassume la mia visione dell'insegnamento ai bambini con disabilità.
Gran parte del mondo della musica, purtroppo, è ancora estremamente chiuso e rigido, perciò pensa che, se una persona ha delle difficoltà di qualsiasi tipo, allora non possa imparare. Molti musicisti ed insegnanti pensano ancora oggi che la pratica strumentale sia riservata a chi ha facilità e "talento", mentre chi "fa fatica" dovrebbe lasciar perdere e non provarci neanche.
Personalmente, invece, insegno da molti anni a tutti, con l'unico requisito dell'età, inferiore ai 9-10 anni, non perchè pensi che dopo non si possa imparare, ma perchè il metodo di lavoro che utilizzo si adatta meglio ai bambini, e perchè penso che specializzarsi in un determinato settore porti ad essere più efficaci in ciò che si fa (almeno, per me funziona così).
Ma, a parte questo, tra i miei allievi ci sono bambini senza nessuna difficoltà, bambini con un livello cognitivo superiore alla norma, ed anche bambini con difficoltà cognitive, motorie, emotive, comunicative, linguistiche, comportamentali, sensoriali, talvolta persino tutte insieme ed anche gravi.
Le loro diagnosi sono di autismo, disabilità intellettiva, paralisi cerebrali, sindromi genetiche, condizioni neurmuscolari, sordità, sordo-cecità, ritardo del linguaggio, disturbi dell'attenzione, disturbi psicologici, oppure nessuna diagnosi anche in presenza di difficoltà evidenti, perchè purtroppo capita anche questo.
Ho iniziato ad insegnare violino per caso, dopo alcuni anni di esperienza in campo educativo, primi tentativi didattici nella propedeutica musicale e molti anni di studi e ricerca in quella che sarebbe diventata la mia strada nella vita.
Nonostante all'inizio non avessi un metodo di lavoro chiaro e strutturato come adesso, nel mio approccio c'è sempre stata una costante, riassumibile appunto dalla frase che ho citato in apertura, che consiste nel vedere ciò che i bambini hanno e sanno fare e non i loro limiti e le loro difficoltà.
Le potenzialità, insomma.
Penso che ovviamente le difficoltà non vadano negate nè ignorate, così come le informazioni contenute i in una diagnosi, che possono aiutarci a capire quali potrebbero essere, in generale, le caratteristiche e le lacune di un certo bambino.
Dire, ad esempio, "l'autismo è uno stile di vita e le persone autistiche non hanno nessun problema"non è corretto e non aiuta nè i bambini autistici stessi nè chi lavora con loro, perchè è un approccio che nega quelle che di fatto non solo solamente caratteristiche ma anche difficoltà.
Però, pensare che essere siano solo un limite a causa del quale un bambino non potrà mai accedere a certi apprendimenti o svolgere alcune attività è altrettanto sbagliato.
Potenzialità e difficoltà vanno tenute in conto entrambe, ma le seconde non devono precludere certe esperienze e certe acquisizioni.
Se un allievo non può camminare e fatica a muovere le mani, non servirà a nulla pensare che i suoi arti funzionino perfettamente, perchè ovviamente non è vero, ma si potrà invece trovare delle soluzoni che gli permettano, pur con qualche modifica, un po' di creatività e tempi differenti, di imparare come gli altri:
Se per un altro è difficile concentrarsi, si può effettuare un percorso che, mediante tecniche specifiche, lo porti passo dopo passo a focalizzarsi sempre di più sul compito ... fino ad arrivare, come Stefano, a suonare la Danza delle Streghe di Paganini e le scale a due e tre ottave a 7 anni, studiando anche un'ora al giorno, in presenza di una diagnosi di autismo :
Se una bambina, a causa delle sua conformazione fisica, ha le braccia e le dita più corte della media, non serve a nulla pensare che non potrà mai suonare perchè per il violino "servono le dita lunghe" ( cosa peraltro non vera), ma basta trovare la dimensione giusta dello strumento e lavorare molto sulla manualità fine e sulla rotazione del gomito sinistro, in modo che, come Maria, possa arrivare addirittura ad eseguire gli armonici in 4^ posizione e ad usare con facilità il quarto dito:
Se un'alunna ha difficoltà di comunicazione, basta adeguarsi alla sua modalità comunicativa e permetterle di utilizzare le strategie visive che possono supportarla:
Zoe, 10 anni |