lunedì 24 novembre 2014

L'insegnamento è la professione più bella del mondo ... ma "l'amore" non basta!



Come ho scritto più volte, penso che la convinzione, la tenacia e la determinazione di genitori in primis ed operatori poi possa, parlando dei miei allievi con disabilità, portare a risultati notevoli e far raggiungere traguardi inaspettati, tuttavia, da quando 11 anni fa ho iniziato a lavorare con la disabilità, il mio atteggiamento è molto cambiato.

Anni fa, quando ne avevo appena 20 o 22, agivo prima di pensare e lavoravo solo con il "buon senso" e con il "cuore" ... poi ho capito che la preparazione e le tecniche erano indispensabili, in particolare in un percorso complesso come il mio, che unisce psicologia (per la mia formazione, di matrice cognitivo-comportamentale), didattica della musica, riabilitazione e pedagogia ... o almeno ci prova, dal momento che un approccio di questo tipo in pratica "non esiste", ovvero non è ancora stato formalizzato e non so se abbia una denominazione specifica nè un'origine, perchè , partendo dalla specializzazione nel metodo CML che mi ha aiutata tantissimo e che seguo, poi adatto metodi e tecniche ad ogni singolo allievo, aggiungendo elementi di ABA, tecniche di sostegno psicologico, didattica del violino e tutto ciò che possa servirmi per lavorare con quell'allievo.






Soprattutto su alcuni forum sulla disabilità e l'insegnamento, sono un po' stufa di leggere frasi quali "per le crisi ci vuole un forte abbraccio" oppure "non contano le strategie, basta il cuore" .... Che cosa centra il fatto che i genitori amino i figli o che gli operatori lavorino con passione (requisito a mio parere INDISPENSABILE quando si parla di bambini, con o senza disabilità) con l'utilizzo di tecniche, modalità o strategie -chiamatele come volete- utili ed adeguate, nonchè di efficacia provata??? E' ovvio, o almeno DOVREBBE ESSERLO, che un genitori ami i propri figli e che senta il bisogno di coccolarli e dimostrare loro affetto (altrimenti, parlando di autismo, torniamo veramente a Bettelheim e .... anche no, grazie!!!) ..... dovrebbe essere naturale che un operatore che lavora con i bambini e con la disabilità lo faccia PER PASSIONE e con il cuore .... poi so che non è sempre così, non sono Pollyanna ed ho vissuto come educatrice ed insegnante esperienze anche molto negative ... PERO' con l'amore e la passione non si risolve tutto, ci vuole anche la TECNICA, ci vuole preparazione e ci vogliono obiettivi chiari, un percorso in mente e strategie consolidate da poter utilizzare ... altrimenti non si va da nessuna parte!! Io sono la prima che lavora con passione, ma a volte mi sento inadeguata perchè mi sembra di non avere abbastanza preparazione , conoscenze e "tecnica" ... perchè in questo campo non si può mai dire di sapere tutto e di essere del tutto preparati, ma si è in continua formazione ed evoluzione .... quindi basta dire che l'amore risolve tutto .... è INDISPENSABILE, ma NON BASTA!!!




Dunque personalmente vorrei cercare di formarmi e prepararmi sempre di più per offrire ai miei allievi una didattica sempre più specializzata e calibrata sulle loro necessità, certo lavorando con amore e con la grandissima passione che sento per ciò che faccio, senza , però, mai "adagiarmi" e pensare di essere "arrivata", ma mettendomi sempre in discussione ed imparando ogni giorno qualcosa di nuovo, dall'esperienza, dallo studio e dal confronto con altri professionisti.

Gli obiettivi del mio lavoro sono 1) trasmettere l'amore per la musica e per la pratica strumentale   2) migliorare la qualità della vita degli allievi, che abbiano difficoltà oppure no, perchè la crescita attraverso la musica migliora la vita di TUTTI .... ma sono anche alla ricerca di strategie sempre più utili e risultati il più possibile oggettivi ... I sorrisi dei miei bambini sono la soddisfazione più grande, per me e per loro, ma da professionista non mi bastano .... quindi non mi accontento mai di quello che faccio ... e continuo a guardare avanti .... per loro voglio un pentagramma sempre più ricco e colorato!!!