Un titolo lungo per un concetto semplice : procedendo nel mio lavoro, mi sto convincendo sempre di più dell'utilità di un approccio basato su dati oggettivi e non su semplici impressioni di apprendimento, crescita e miglioramento dei miei allievi.
In realtà mi riferisco a tutti gli allievi, normodotati o con difficoltà, anche nel secondo caso penso che raccogliere dati oggettivi sia indispensabile per capire se il mio lavoro stia avendo una certa efficacia e risultati reali, che non siano solo frutto di una mia osservazione non approfondita e momentanea.
Per raggiungere tale meta, utilizzo molto la telecamera per rivedere parte del lavoro, e soprattutto, dopo aver stilato gli obiettivi specifici, raccolgo più dati possibili su pochi obiettivi per volta su ogni allievo, o per lo meno, sul lavoro con gli allievi che necessitano di sviluppare o incrementare determinate competenze, relative alla tecnica strumentale, oppure psico motorie, cognitive, comunicative o comportamentali.
Certo, il contesto in cui lavoro non è strutturato, o comunque non completamente, di sicuro non è né una stanza di laboratorio né un'aula di terapia.
Dunque le variabili che intervengono nel processo di apprendimento ed acquisizione di competenze sono molte, ed ovviamente non tutte controllabili : la presenza o meno del genitore in aula (che, come sapete, io incoraggio caldamente); la partecipazione di altri bambini; la quantità ed il tipo di strumenti, oggetti e giochi a disposizione, il luogo in cui si svolgono le lezioni, che si trova al piano terra ed è quindi a volte distraente di per sé -rumori della strada, vicini che passano, gatti che girano in cortile!-; e l'organizzazione stessa delle lezioni, che non sempre posso seguire come da programmazione perché magari quel giorno il bambino è stanco, o avanza lui stesso richieste di ripetere e ripassare parte del programma già acquisito ecc...
Ma, del resto, io sono un'insegnante e non una ricercatrice, i miei bambini non sono topolini (anche se per me affettuosamente li sono!!), ed il mio scopo rimane quello di farli divertire ed appassionare, dunque non potrei lavorare in un ambiente completamente asettico e totalmente strutturato.
Con gli allievi con difficoltà di attenzione, tuttavia, cerco di strutturare il più possibile sia il contesto sia la lezione, ad esempio togliendo tutti gli elementi di distrazione presenti nell'aula, quali i violini ed i contenitori degli strumenti, ma se necessario anche libri, sedie e leggii, ed elencando prima all'alunno gli esercizi che eseguiremo, nel caso di bambini con autismo anche con l'aiuto di agende visive.
L'agenda di Manuel utilizzata in terapia ABA |
Per incrementare i tempi di attenzione di alcuni allievi, anche senza difficoltà ma molto piccoli, per i quali ripetere tante volte un brano o un passaggio non è semplice, propongo la strategia della token economy, che prevede per ogni comportamento corretto -in questo caso l'esecuzione di una cellula ritmica, o di una canzone o due battute di un pezzo- la "vincita" di un gettone ispirato ad argomenti o personaggi di interesse del bambino, e dopo aver vinto tot gettoni, che concordiamo prima, la possibilità di svolgere qualche minuto (2-3 o 5 minuti a seconda delle caratteristiche e dell'età) di gioco libero o di un'attività rilassante e già preferita dal bambino.
Molti miei allievi si sono "affezionati" alle token, e se non gliele preparo me le richiedono, addirittura "prenotando" per la settimana successiva il tipo o l'argomento della stessa, ed una volta capito il meccanismo, per loro diventa molto divertente sia suonare bene sia avere quei due minuti di pausa in cui fare altro, non essendo pensabile richiedere a bambini piccoli o con difficoltà un'ora di attenzione continuativa.
Con i maschietti vanno per la maggiore i mezzi di trasporto ed i dinosauri, che a volte propongo sotto forma di disegni da colorare, divisi in settori numerati, sui quali l'alunno deve mettere una crocetta, ed ogni 3-5-10 crocette può colorare parte del disegno.
Le bambine, invece, mi richiedono di più personaggi quali i mini pony o le principesse Disney, in questo caso "trasformate" in veri e propri gettoni ritagliando immagini prese dal web:
Come ho già scritto nel post riguardante la motivazione, penso non ci sia nulla di male nel promuovere inizialmente una motivazione estrinseca verso lo studio della musica.
Infatti gradualmente, man mano che l'alunno si appassiona allo strumento ed al programma che gli propongo, tolgo i rinforzatori di questo tipo per passare al rinforzo sociale, anche legato al fatto di divertirsi a stare con me, e comunque, dico loro che sono bravi non solo per incoraggiarli, ma perché ne sono davvero convinta!- o a rinforzatori di tipo "musicale", che possono essere le loro canzoni o esercizi preferiti, svolti al termine di una fase di studio più "pesante e noiosa".
Soprattutto nei bambini con difficoltà, però, tutto questo non basta ... chi mi garantisce che le procedure ed il tipo di insegnamento che utilizzo siano davvero efficaci, e che i miglioramenti che mi sembra di vedere in aula siano frutto di ciò che ho fatto con il bambino e soprattutto siano verificabili e non semplici impressioni?
Che a lezione gli allievi siano felici lo vedo ... e potete notarlo anche voi in questi video e fotografie ....
Tuttavia, penso che questo non basti per avere una misura dell'utilità del mio lavoro, e che il benessere dei ragazzini, per quanto importantissimo e primario, non sia sufficiente per dire che il mio insegnamento sta funzionando.
Allora, una parte fondamentale delle mie lezioni è dedicata alla raccolta di dati oggettivi sulle performance degli allievi .
Se, ad esempio, il mio scopo è quello di favorire l'autonomia di esecuzione in un bambino con difficoltà motorie, dopo aver constatato che all'inizio del suo percorso non è in grado di eseguire note al pianoforte senza guida fisica con supporto totale alla mano ed aiuto nella selezione delle dita,
predispongo un programma apposito per sviluppare tale abilità.
Fornendogli all'inizio la guida fisica di cui necessita, ed attraverso la ripetizione insegnandogli a selezionare le dita ed a controllare i movimenti, chiedo ai genitori di farlo esercitare quotidianamente a casa diminuendo gradualmente il supporto, come continuerò a fare anch'io a lezione, fino a farlo arrivare, a lungo termine, a suonare uno o più brani con il minor supporto possibile e in futuro in totale autonomia, magari con un piccolo cuscino o supporto sotto al gomito.
Ad ogni lezione conto il numero di note eseguite con supporto al braccio (autonomia maggiore) e quelle con supporto alla mano, raccolgo i dati, e dopo alcuni mesi creo un grafico che trasformi tali dati in percentuali, fino a quando la percentuale di esecuzione autonoma o semi autonoma sarà del 100% e quella con guida fisica dello 0%.
Raggiunto questo obiettivo, tenterò di eliminare anche il supporto al braccio per favorire un'esecuzione completamente autonoma, con il maggior numero possibile di note corrette.
L'allievo di cui sto parlando sta facendo un grandissimo lavoro sia grazie sia al suo impegno sia a tutta la sua famiglia, e negli ultimi due mesi la sua capacità di suonare con meno supporto è passata dal 17% all'88% (sezione della "torta" colorata in rosso):
Nel lavoro su attenzione e concentrazione, invece, per i primi incontri tendo ad intervenire il meno possibile sui comportamenti spontanei del bambino, misurando attraverso un timer i suoi tempi di attenzione in contesto semistrutturato senza alcun tipo di intervento (baseline), successivamente introduco gli interventi descritti sopra - token economy, rinforzatori, estinzione, ,maggiore strutturazione del contesto, agende visive e altri- e continuo a raccogliere i dati relativi all'attenzione, che in tutti i casi su cui sto lavorando ultimamente è in netto miglioramento, in ragazzini di diverse età, solo con lacune nell'attenzione, disturbi dello spettro autistico o difficoltà di comportamento, insomma su allievi con caratteristiche molto diverse tra loro, ma con percorsi pensati ad hoc per ognuno.
F., ad esempio, partito da tempi di attenzione bassi nella baseline, è ora in costante miglioramento ... ad ogni incontro è sempre più attento e concentrato, motivato e interessato, in particolare al violino ma anche a diverse canzoni di repertorio, che ripeterebbe migliaia di volte!
E la linea del grafico sulla sua attenzione continua a salire : (esempio di grafico simile a quello reale)
Addirittura recentemente un mio allievo è passato da 4' in media per esercizio a 10'10'', nel giro di una settimana ... un miglioramento veramente notevole, che spero si manterrà nel tempo, continuando anzi a crescere!
Sara, invece, sta lavorando sulla prosodia vocale per rendere il suo linguaggio più fluido ed espressivo, e per avere una misura oggettiva dei suoi progressi annoto di volta in volta quanti passaggi intonati canta su 10 prove per ogni compito, facendole vocalizzare parole e frasi su intervalli di seconda, terza, quinta ed ottava, in cui l'esercizio più difficile, che abbiamo introdotto da poco, è l'ultimo , essendo le due note molto vicine e non semplici da differenziare sia in percezione sia in produzione.
Mentre invece stiamo abbandonando l'esercizio di cantare due parole sue due note a distanza di ottava perché ormai acquisito, essendo arrivata Sara a 10 prove corrette su 10 già da 4 incontri.
(in questo video, Sara durante la prime lezioni sui programmi di vocalità)
Ai bambini, di tutto questo lavoro non arriva niente, se non la soddisfazione di aver svolto bene un compito ed i miei complimenti, dunque per loro il tutto rimane un gioco o comunque un esercizio piacevole e divertente, intervallato da momenti di gioco "vero" e relax e presentato come qualcosa di molto ludico ed entusiasmante.
Per me come insegnante e per i genitori, però, credo che la raccolta dei dati e la relativa restituzione, che di solito rimando anche a tutti gli altri professionisti che lavorano con il bambino, faccia la differenza tra un lavoro basato sulle impressioni soggettive e sulle "sensazioni" personali ed una misura concreta e verificabile dei progressi del bambino.
L'impegno è tanto, in termini di variabili da modificare ed elementi da tenere sotto controllo mentre faccio lezione, ma la soddisfazione di vedere che i passi avanti che mi è sembrato di intravedere sono confermati e quindi oggettivi, e di poter provare ai genitori che siamo sulla strada giusta, e che il loro impegno sta dando dei risultati ... beh, penso ne valga la pena.
A chi starà obiettando che una ricerca di "scientificità" può togliere spontaneità e "cuore" all'insegnamento della musica, rispondo che io sono, appunto, un'insegnante ... e non voglio né posso improvvisare una professione che, secondo me, è tra le più complesse se svolta sì con il cuore, ma anche con la preparazione e la competenza "tecnica" ....
Senza nulla togliere all'aspetto relazionale ed emotivo, all'entusiasmo che mi fa emozionare quando vedo i miei ragazzini che suonano tutti insieme con la gioia di fare musica, e che rende loro felici e sereni, ma anche più capaci ... come dimostrano le "prove" che con il tempo sto raccogliendo grazie alla loro tenacia ed al loro impegno.
.... D'accordo, dati, tabelle, grafici .... ma ditemi se non è emozionante Margherita, 15 mesi, mentre suona il pianoforte e dice le note?? :-))