Thomas ha compiuto 3 anni pochi giorni fa ed ha iniziato le lezioni di musica a Settembre 2019, a poco più di 2 anni.
Ha la sindrome di Williams (per saperne di più : https://www.aisw.it/?q=node/86) ed è un bambino fortemente comunicativo, socievole e brillante, con una notevole capacità di apprendimento ed una grandissima passione per la musica, caratteristica comune a molte persone con sindrome di Williams, che di solito sono anche particolarmente musicali.
Alessia (sindrome di Williams) mia allieva dal 2011 al 2018
In realtà, come dico spesso, le doti musicali innate sono sopravvalutate dal senso comune, che associa orecchio assoluto e spiccato senso del ritmo al fatto di saper suonare uno strumento o di essere "geni" della musica. Invece nell'apprendimento "reale" della musica tali competenze, per quanto possano aiutare, non fanno di per sè un musicista nè una persona che possa esprimersi più di tanto con uno strumento, ma vanno sviluppate e valorizzate con uno studio vero, anche tecnico, e con l'esercizio quotidiano, altrimenti rimangono sterili ed a lungo andare possono non dare molta soddisfazione.
Sarebbe bello, quindi, che anche le persone che hanno qualità spiccate ed una forte motivazione potessero svilupparle con un apprendimento reale dello strumento, cosa che purtroppo non sempre accade.
Nella sindrome di Williams, ciò che stupisce è un profilo cognitivo spesso disomogeneo, con aree di difficoltà (competenze visuo-spaziali, disegno, motricità ecc) ed altrettanti punti di forza(produzione linguistica, apprendimento delle lingue, musicalità). Ma se consideriamo anche le disabilità come un insieme di caratteristiche, possiamo pensare che anche loro abbiano, come tutti noi, punti di forza e di difficoltà, forse in questo caso solo un po' più accentuate, quindi con qualche lacuna e qualche "talento" in più rispetto alla media.
Thomas, dunque, ha la fortuna di poter sviluppare nella pratica le sue doti musicali perchè i suoi genitori hanno scelto per lui l'educazione attraverso la musica. Dato che era già in grado di riprodurre ritmi di base ma mostrava anche un interesse spiccato per il suono e per gli strumenti musicali, nonostante fosse molto piccolo gli ho proposto il programma di propedeutica CML1 e di violino Suzuki (Pre-Twinkle).
Essendo fisicamente piccolissimo, Thomas suona un violino veramente minuscolo, 1/64 dell'intero!, che ha, tuttavia, un arco un po' lungo per lui, ma di più piccoli non ne esistono, quindi ci adattiamo...
Durante le lezioni, questo piccolissimo musicista dimostra entusiasmo, passione e motivazione, ed impara velocemente le canzoni di repertorio, i ritmi e le coreografie, ma fa progressi continui anche con lo strumento.
I suoi genitori sono eccezionali, sono coinvolti nel percorso,lo seguono tantissimo ed hanno ottime competenze educative, sono fermi ma anche sereni e comunicativi, e lavorano con lui anche a casa con impegno e determinazione.
Thomas ha un fratellino più piccolo, Nicholas, che attualmente ha 1 anno e mezzo e segue le lezioni da quando aveva pochi mesi, dunque conosce tutto il repertorio, esegue il programma e naturalmente vorrebbe suonare il violino!
Tra i "cavalli di battaglia" di Thomas ci sono la lettura ritmica, nella quale ormai ha acquisito il riconoscimento di tutti i cartelli ritmici singoli, ed un esercizio molto impegnativo di tenuta dello strumento mantenendo un oggetto in equilibrio sul violino, in cui arriva oggi a 15 secondi consecutivi con un'ottima impostazione del violino.
Lettura ritmica di Thomas a 2 anni e mezzo:
Esercizi di impostazione sul violino:
Durante il lockdown, Thomas ha continuato le lezioni con me a distanza, ed anche online lavora davvero bene e con entusiasmo. Chi rimane stupito dal fatto che io riesca a fare lezione a distanza con bambini così piccoli e con difficoltà mi lascia perplessa, perchè a mio parere, se un'insegnante ha una didattica efficace in presenza la avrà anche a distanza, e viceversa se la didattica aveva delle lacune quando si lavorava dal vivo, le avrà a maggior ragione anche online.
Personalmente ho sempre lavorato sulla motivazione degli allievi ed ho sempre rispettato i loro tempi, la loro necessità di muoversi ed il livello delle loro competenze attentive individuali, quindi non ho avuto problemi a riproporre gli stessi criteri davanti ad uno schermo.
La flessibilità è fondamentale per insegnare, ed avendola basta sapersi adattare a differenti contesti e situazioni.
Ecco Thomas e Nicholas durante le lezioni a distanza:
A Maggio, Thomas ha partecipato al nostro concerto di primavera online suonando il ritmo della prima variazione di Bella Stella
Durante le ultime lezioni dell'anno scolastico stiamo lavorando sulla presa dell'arco, insegnando al bambino ad inserire mignolo e pollice negli appositi spazi del supporto per la prensione (costruito da me con alcuni cerotti), e sulla qualità del suono, mediante giochi che insegnano a discriminare tra suoni "belli" e "brutti" ed a produrre un bel suono.
La ricerca della qualità del suono è qualcosa alla quale tengo molto e su cui inizio a lavorare da subito, con bambini anche di 2 anni, perchè sono convinta che gli allievi debbano essere educati, fin da quando sono assoluti principianti, a produrre un buon suono, altrimenti, se si lasciano passare mesi o anni senza richiamare la loro attenzione su un obiettivo così importante, dopo sarà troppo tardi.
Per concludere, sonomolto soddisfatta del lavoro che sta svolgendo Thomas, grazie prima di tutto ai suoi genitori, Claudia e Luca, e sono sicura che il suo percorso continuerà con progressi sempre più grandi, e con la passione e l'allegria che lo contraddistinguono, e gli darà la possibilità, da grande, di esprimersi davvero grazie alla musica.
Ecco due articoli, pubblicati sulla rivista online www.mammanaturale.it e sul blog Serenamente genitore, in cui parlo di crescita attraverso la musica, metodo Suzuki e de La Musica è Gioia:
Negli ultimi due anni, spesso dico alle persone o scrivo sui social che, circa dal 2018, il mio approccio di lavoro è radicalmente cambiato, e devo dire che nell'ultimo anno il cambiamento si è fatto sempre più evidente e si è del tutto consolidato grazie all'esperienza della didattica a distanza che mi è stata "imposta" dall'emergenza Covid-19, dunque negli ultimi due mesi.
Addirittura mi sento talmente diversa da rinnegare quasi il mio lavoro precedente e da reagire con irritazione se vedo commenti o condivisioni dei miei video del periodo 2013 (di più vecchi credo che in rete non ce ne siano)-2017/18.
Un'ìmmagine del mio studio ai suoi albori, nel 2014
Anche se spero che ad un occhio esperto la differenza sia evidente, capisco che per chi non è del mestiere un discorso simile possa sembrare eccessivo e di difficile comprensione, perchè ciò che le persone vedono dall'esterno sono allievi simili ai precedenti, dunque molto piccoli ed anche con difficoltà e disabilità, che suonano il violino, proprio come prima.
In realtà, nel corso degli anni si sono modificate tantissime cose, è cambiato il mio approccio alla disabilità prima di tutto, poi il mio metodo di insegnamento, sono aumentate le mie competenze didattiche ed è cresciuta la fiducia che ho in me stessa in qualità di insegnante, o "maestra" come ai miei allievi piace chiamarmi!
Non mi sento "conclusa", "arrivata" o preparata al 100%, e spero di non esserla mai, anzi sono convinta di dover continuare ad imparare, a crescere ed a migliorare, ma almeno, rispetto a qualche anno fa, adesso so dove sto andando ed ho più chiari in mente i miei obiettivi ed il mio metodo di lavoro che voglio continui ad essere personale ed unico, perchè è solo sentendomi libera e me stessa che riesco a lavorare come vorrei.
Le mie prime esperienze didattiche risalgono a più di 20 anni fa, anno scolastico 1998/1999, con alcuni allievi di pianoforte e propedeutica, lavoro continuato fino al 2003 circa. Con quei primi allievi era tutto completamente sperimentale, ero solo al quinto corso di Conservatorio, non avevo ancora iniziato a lavorare come educatrice con i bambini, e tutto ciò che avevo da offrire era passione per la musica, per l'insegnamento e per i bambini, ma senza competenze nè esperienza di nessun tipo. Improvvisavo lezioni divertenti e giocose in cui passavo anche qualche competenza musicale, insegnavo qualche ritmo,il solfeggio e la lettura delle note con i colori, facevo fare giochi di ascolto, proponevo canzoncine ed inventavo esercizi di "tecnica" pianistica e, più avanti, intorno al 2002/2003 anche di violino.
Gli allievi avevano, allora, dai 3 ai 9 anni e si trovavano bene perchè vivevano le lezioni come un gioco, ma non so quanto imparassero, e soprattutto con quali obiettivi, che all'epoca non erano per niente chiari nè strutturati.
Per i miei primi allievi di violino utilizzavo strumenti grandissimi perchè non sapevo che ne esistessero di più piccoli, ed il repertorio che facevo studiare era vecchio e noioso, lo stesso che avevo appreso io non molti anni prima, oppure troppo "leggero" e piacevole ma senza un reale scopo didattico.
E' anche vero che all'epoca avevo tra i 15 ed i 20, ero giovanissima, e guardando indietro posso ritenermi fortunata ad aver avuto la possibilità di iniziare ad insegnare così presto, anche se forse a discapito dei miei primi allievi!
La "seconda fase" della mia storia lavorativa è iniziata nel 2009, quando ho ripreso ad insegnare con alle spalle già un piccolo bagaglio di esperienze quantomeno educative, infatti ormai lavoravo da tempo con i bambini disabili come volontaria ed educatrice, ero vicina al diploma in violino ed alla laurea in Psicologia dello Sviluppo, ed avevo maggiori nozioni, preparazione anche strumentale e soprattutto un background di alcuni anni in ambito educativo.
Questa fase è durata dal 2009 al 2014, periodo in cui ho accumulato nuove esperienze di insegnamento della musica e dello strumento in vari ambiti quali scuole, associazioni, campi estivi, nidi e scuole d'infanzia, istituti e centri residenziali e privatamente. Dico "accumulato", perchè a livello professionale era tutto ancora un po' confuso e senza una direzione molto chiara. Senza dubbio fare la Psicologa non mi interessava più di tanto, da sempre mi sentivo dentro, e continuavo a sentirmi, un'insegnante, ed insegnare era ciò che volevo fare realmente. Però non mi era chiaro come farlo, non mi piaceva lavorare per altri e neppure in team, volevo essere libera, poter dare sfogo alle mie idee ad alla mia creatività e svolgere una professione che mi permettesse di esprimermi, realizzare progetti e sviluppare le mille idee ed iniziative che fin da piccolissima ho sempre avuto.
In quel periodo ho avuto i primi allievi con disabilità, ma il mio approccio a loro era molto diverso da oggi. Nonostante fossi convinta di pretendere il massimo da loro e di considerarli come gli altri, di fatto ciò che facevo era più simile alla musicoterapia, pensavo di risolvere le loro difficoltà attraverso la musica e mi ponevo obiettivi irrealistici non dal punto di vista musicale ma da quello dello sviluppo di altre abilità, pensando di lavorare, in una lezione di un'ora una volta a settimana, su motricità, attenzione, linguaggio e processi cognitivi, quando invece la mia non era la sede per farlo e sicuramente non c'era nè il tempo nè il modo per fare un lavoro che esulasse dall'apprendimento della musica.
In questo modo penso di aver perso tantissimo tempo che avrei potuto investire in un lavoro più mirato ed approfondito, ma soprattutto più realistico. Oggi so, invece, che i bambini disabili possono davvero imparare a suonare come quelli neurotipici, ma che la musica, per quanto importantissima e "potente", non ha la capacitò di risolvere tutti i problemi, come spesso si pensa, e non è una medicina nè qualcosa di magico, dunque per un bambino con difficoltà è decisamente più gratificante imparare a suonare che non ricevere un "mix" di proposte poco definito e fintamente "terapeutico".
Oggi ritengo che la musicoterapia sia, prima di tutto, discriminante e che non sia assolutamente una terapia!
Nel 2009 avevo pubblicato da poco il mio secondo libro, Farfalle senza ali, che già dal titolo, purtroppo dice molto sull'atteggiamento che avevo in quegli anni. Come molti professionisti fanno ancora oggi, all'epoca pensavo che le persone disabili fossero intrinsecamente migliori delle altre, che i miei bambini fossero "magici" e "speciali" e che avessero bisogno, prima di tutto, di vicinanza, amore e comprensione.
Oggi mi vergogono profondamente di pensieri simili, ma in qualche modo esso hanno fatto parte del mio percorso, e l'importante e che in seguito li abbia cambiati. Infatti con il tempo ho capito che ognuno di noi è diverso dagli altri, ognuno ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità, ma avere difficoltà non vuol dire essere "speciale", nè aver bisogno di più amore od attenzione rispetto ad altri, ma è solo una caratteristica, e ciò di cui i bambini con difficoltà hanno bisogno sono semmai abilità, competenze e tanto lavoro per dare loro strumenti che possano davvero aiutarli nella vita quotidiana.
Ho scritto parecchio su questo argomento, potete trovare gli articoli sul presente blog.
Alessia ha iniziato con me in quel periodo ed ha svolto un bellissimo percorso durato quasi 9 anni!
Dal punto di vista didattico, continuavo, almeno fino al 2013, ad improvvisare abbastanza ed a riempire la lezione di giochi ed esercizi che esulavano dall'apprendimento strumentale. Un gioco che usavo spesso era quello delle palline colorate, che mi servivano per esercizi di manualità, esecuzione ritmica, giochi nei momenti di pausa e per la lettura, dato che allora associavo ancora un colore ad ogni nota e proponevo la lettura fin dalle prime lezioni ed anche a bambini molto piccoli.
Insegnavo ancora sia pianoforte, anche se solo le basi non essendo diplomata, sia violino, ma sempre con strumenti troppo grandi, testi vecchi e superati e senza una vera tecnica didattica. Gli allievi amavano le mie lezioni e si divertivano, ma i risultati erano ancora lenti e parziali.
Qualcosa è cambiato tra il 2012 ed il 2013, grazie all formazione Children's Music Laboratory, propedeutica strumentale basata sul metodo Suzuki, in seguito alla quale ho appreso come insegnare propedeutica, avviare allo strumento e sviluppare realmente e seriamente orecchio, senso del ritmo, manualità, coordinazione, letto-scrittura, armonia iniziale e competenze musicali di base.
Da quel momento le mie lezioni hanno iniziato ad essere più strutturate e ad avere obiettivi seri, mirati e specifici.
Lorenzo, uno dei miei primi allievi CML, nel 2012
Agli allievi con disabilità continuavo a proporre un tipo di lavoro più blando sullo strumento e denso di troppi obiettivi poco mirati, ma quasi tutti imparavano comunque le basi del pianoforte e del violino e vivevano esperienze positive e soddisfacenti, anche se di sicuro non così inclusive quanto sarebbero potute essere. Tra il 2009 ed il 2017 ho lavorato con allievi con qualsiasi caratteristica, adattando la mia didattica in evoluzione ad ogni tipo di bambino o ragazzo e ad ogni tipo di disabilità, fisica, sensoriale, cognitiva, complessa e quant'altro.
All'epoca, Davide aveva 16 anni e lavorava con impegno ed ottimi risultati Sara, che ha iniziato a quasi 5 anni, nel 2011, ha studiato con me per 8 anni iniziando così :
Per arrivare quasi 8 anni dopo, a suonare così :
Nel 2014 ho aperto a Voghera lo studio Musica è Gioia, ed insieme al mio studio si è aperta una nuova era.
I primi "membri" de La Musica è Gioia erano i miei "vecchi" allievi privati, bambini con i quali avevo iniziato un lavoro un po' improvvisato un po' pionieristico cercando di trovare la mia strada, ed a loro si sono poi aggiunti diversi altri studenti, alcuni dei quali sono "sopravvissuti" ancora oggi nonostante in mezzo siano passate, almeno questa è la mia sensazione, intere ere geologiche.
Ecco Noemi, allieva storica del mio studio che oggi ha 8 anni e continua con la stessa determinazione di quegli inizi, a 4 anni e mezzo :
Nel 2014 si è tenuto il primo concerto de La Musica è Gioia, già con parecchi allievi, penso una ventina, ma con un po' di disorganizzazione e confusione, come si nota da questo video, dal quale traspaiono molto entusiasmo ma una didattica ancora un po' nebulosa:
Una delle differenze principali riguarda il lavoro con i genitori. Dato che fin dall'inizio il mio approccio si ispirava al metodo Suzuki, che ho sempre conosciuto a livello "filosofico" pur avendo preso l'abilitazione al metodo solo nel 2019, nelle mie lezioni la presenza del genitore era prevista fin dalle mie prime esperienze. Tuttavia, acquisire sicurezza, autorevolezza e professionalità mi ha richiesto del tempo. Nei primi tempi, diciamo pure per alcuni anni, cercavo di compiacere in tutto e per tutto i genitori dei bambini, pensando che, se avessi dato loro ciò che si aspettavano, essi sarebbero stati più motivati a continuare il percorso. Quindi adattavo lezioni e programmi non al bambino, ma al genitore. Se un genitore, ad esempio, volevo che suo figlio suonasse il pianoforte e non il violino, io gli insegnavo pianoforte. Se un genitore voleva che il figlio si divertisse e basta senza imparare, io lo facevo giocare. Se un genitore voleva che il bambino imparasse più brani nuovi, io gli facevo iniziare subito un nuovo pezzo.
Un atteggiamento di questo tipo da una parte mi rendeva molto "simpatica" e "desiderata" dalle famiglie, ma dall'altro mi impediva di trovare un equilibrio reale e di creare un percorso che fosse veramente mio e che avesse sicurezza, stabilità, solidi pilastri e certezze su cui poggiare.
Oggi, invece, lavoro molto sulla relazione con il genitore, tramite colloqui, incontri, contatti costanti ed un'attenzione particolare alla motivazione delle mamme e dei papà, ma non sono più così "malleabile" e compiacente, perchè sono convinta di ciò che faccio, ho una professionalità ed una preparazione più vaste e sicure, e non temo di essere io a guidare il percorso, prendendone le redini indipendentemente dalle proposte, poste senza dubbio in buona fede da persone che però fanno un altro lavoro, dei genitori degli allievi.
Non che sia del tutto impermeabile, infatti cerco sempre di ascoltarli e dare spazio anche a loro, ma ho scoperto che se comunico più sicurezza e convinzione in ciò che faccio posso risultare maggiormente professionale ed anche affidabile.
Il mio studio nell'a.s. 2018/2019
Tra il 2016 ed il 2019, le cose sono cambiate ancora una volta.
Nel 2016 sono diventata Tecnico del Comportamento, qualifica ottenuta in seguito ad un corso sull'Analisi del comportamento, che, in seguito ad un tirocinio ed alcune esperienze lavorative, stavo studiando da alcuni anni. La scienza del comportamento mi ha dato ulteriori sicurezze e competenze, in particolare nell'insegnamento ad allievi disabili ma non solo, infatti la applico a tutti.
Nel 2019 ho ottenuto invece un Master di primo livello in didattica del violino presso l'Università di Chichester (UK) e l'abilitazione al primo livello del Metodo Suzuki per violino presso il British Suzuki Institute di Londra, presso il quale sono tutt'ora in formazione per ottenere il Secondo Livello.
Grazie a tali corsi, il mio metodo di lavoro si è ulteriormente evoluto ed ha iniziato a strutturarsi come un vero e proprio approccio di didattica del violino, mirato ad insegnare prima di tutto lo strumento a tutti, indipendentemente dalle loro caratteristiche e potenzialità o difficoltà.
Negli ultimi due anni, dunque, ho "imparato ad insegnare" violino seriamente, con strumenti, tecniche e strategie didattiche chiare, precise e mirate al raggiungimento da parte degli allievi di un livello tecnico e musicale più alto possibile. Da parte di tutti gli allievi.
Ho scoperto che gli "sconti" che facevo agli allievi disabili erano superflui e non necessari, perchè anche loro non solo potevano suonare, ma potevano farlo bene, proprio come gli altri.
Prima non me ne rendevo conto, ma mi accontentavo di risultati incompleti, parziali, sufficienti, abbastanza buoni.
Adesso pretendo veramente il massimo, da tutti. Con la serenità e la tranquillità di sempre, anzi, forse con maggiore calma e positività, ma senza fare sconti davvero a nessuno. Ora so che tutti possono imparare l'impostazione corretta, un bel suono, alcuni brani di repertorio, il senso del ritmo, la musicalità. So che non è necessario semplificare troppo il programma, ma è indispensabile adattarlo ad ogni bambino, tavolta con accorgimenti ed ausili specifici. E' cruciale che ognuno abbia i propri tempi per raggiungere gli obiettivi, e che a nessuno venga messa fretta o venga accelerato il processo di apprendimento senza prima dotare l'allievo di strumenti adeguati a raggiugere quell'obiettivo.
Motivazione, gioia e divertimento sono sempre i miei pilastri, ma oggi richiedo a tutti, bambini e genitori, una quota di impegno, costanza, tempo di studio e precisione infinitamente superiori a prima.
Qualcuno rinuncia, è vero... non tutti ce la fanno, e non parlo di allievi. Loro ce la fanno sempre. Ma non tutte le famiglie se la sentono di continuare a lungo su un percorso così impervio ed impegnativo, costellato sì di soddisfazioni ma anche, non lo nego, di tanti sacrifici e fatica.
Ma chi la fa è sempre più soddisfatto e fa un regalo inestimabile al proprio figlio.
La Musica è Gioia a.s. 2019/2020
Giorno per giorno ne sono sempre più convinta, perchè oggi, finalmente, so di aver trovato la mia strada e so dove voglio andare. Spero di poter continuare il più a lungo possibile ad accompagnare sempre più bambini nel loro cammino di vita e di crescita attraverso la musica.
Mi sento privilegiata a svolgere questa professione e ringrazio tutte le famiglie che mi seguono e si fidano di me.
Se oggi ho bambini che suonano così (e vedo questo solo come un inizio), vi assicuro che il merito è prima di tutto loro e dei loro genitori :
Lezioni online, video preparati a distanza, questa surreale situazione del Covid, il lockdown, allievi piccolissimi anche con disabilità ... ma nonostante tutto ce l'abbiamo fatta! I bambini hanno studiato ogni giorno, hanno lavorato molto, hanno dimostrato tenacia, costanza, impegno e serietà, non si sono mai arresi, e vi assicuro che le difficoltà sono state tante.
Ma ciò che vedete, anche nei video di pochi secondi, è il risultato di un'enorme mole di lavoro sia da parte loro che delle loro famiglie, sull'impostazione, il suono, la postura, la manualità, la musicalità, i dettagli.... sono davvero orgogliosa di loro e sono sicura che continueranno così e diventeranno sempre più bravi ed appassionati!
Apre il concerto Michelangelo, allievo molto musicale ed appassionato nonchè piccolissimo (non ha ancora compiuto 2 anni!) , che in questo video suona con la mamma, la bravissima violinista Silvia Mazzon:
Per alternare tra piccoli e grandi suona Alessia, 9 anni, con il suo nuovo violino da 1/2 ed un lavoro iniziato da pochissimo su impostazione ed intonazione, brava!
Adesso una carrellata di piccolissimi:
Pietro, anche lui 2 anni appena ed una notevole concentrazione:
Giulia, 4 anni e la gioia di fare musica! Raramente ho visto un'allieva così entusiasta e felice di suonare:
Edoardo, 3 anni ed una passione per la musica iniziata fin da piccolissimo:
Thomas, 3 anni ancora da compiere, senso del ritmo e musicalità (e quanto è simpatico??):
Artemisia, 3 anni e mezzo, ha una maturità straordinaria per la sua età e suona già con le dita:
Rebecca ha 5 anni e mezzo ed è molto attenta e precisa:
Federico, 9 anni sta lavorando molto ed ha fatto eccezionali passi avanti nell'ultimo periodo, complimenti!
Francesca, 6 anni, ha una musicalità ed una personalità molto forti, fin da quando era piccolissima, e qui affronta un brano lungo e difficile, un Minuetto in Sol Maggiore di Bach Suzuki:
Stefano e Sofia, gemelli di 5 anni, sono i più studiosi tra tutti i miei allievi, ed infatti imparano molto velocemente. Stefano ha iniziato a Gennaio 2019 e Sofia addirittura ad Ottobre.
Laerte, 4 anni e mezzo, ha iniziato a studiare musica con me a 16 mesi e da allora ha fatto davvero tanta strada e continua con impegno e volontà :
Ines, 8 anni, è una bambina brillante e decisa che per il concerto ha voluto provare ad eseguire anche un brano appena iniziato, Canzone del vento :
Adesso passiamo a due allieve grandi:
Stella ha 14 anni e studia da pochissimi mesi in modo davvero scrupoloso e cona notevole attenzione alla qualità del suono. Purtroppo, però, mi ha chiesto di non apparire in video, e data la sua età ho acconsentito :
Letizia, invece, ha 16 anni ed è autodidatta. Tra i 10 ed i 12 anni aveva fatto alcuni mesi di lezione con me, ma poi ha smesso ed ha appena ricominciato online. Come si può vedere da questo brano, imparato completamente da sola, ha grandi doti musicali :
Sara, 6 anni, si impegna molto quando deve raggiungere un obiettivo, e, come Inès, anche lei ha voluto provare ad eseguire un brano nuovo, facendo attenzione in particolare all'impostazione della mano sinistra, sulla quale ci stiamo concentrando in questo periodo:
Maria, 8 anni negli ultimi tempi ha fatto un lavoro straordinario su intonazione e suono, e sta diventando una vera perfezionista. Bravissima!
Riccardo, 9 anni, nell'ultimo mese, durante la quarantena, ha fatto notevoli passi avanti nella tecnica e sta studiando con impegno e soddisfazione i difficili Minuetti di Bach :
Chiude il concerto Noemi, 8 anni, che continua da anni il suo percorso con la musica con grandissima determinazione, volontà, passione e progressi continui:
Infine, vorrei fare tantissimi complimenti anche ai bambini che hanno partecipato con i loro video ma che non compaiono per motivi di privacy: Luigi e Carlo, fratellini piccolissimi (2 anni ed 8 mesi) che seguono il corso con entusiasmo e motivazione e migliorano sempre; e Sofia, 6 anni, che per il concerto ha eseguito due brani del Volume 1 con un'ottima qualità del suono, precisione tecnica e musicalità, dimostrando impegno e tenacia. Bravi!!
Spero che questa esperienza, per quanto vissuta durante un periodo difficile e a distanza, sia stata positiva ed arricchente per tutti gli allievi, ma non ho dubbi in proposito, perchè ho notato la soddisfazione provata da tutti loro nel riuscire ad eseguire il loro programma nel modo migliore possibile e cercando di raggiungere il loro massimo con gioia ed entusiasmo.
Continuo a leggere post di genitori, ma anche insegnanti, secondo i quali la didattica a distanza non solo non funzionerebbe, ma sarebbe impossibile da realizzare. I genitori, giustamente, osservano che molte scuole si limitano ad inviare compiti su compiti senza preoccuparsi di aspetti fondamentali quali motivazione, risultati di apprendimento, tempi dei bambini e delle loro famiglie e così via... E, dall'altra parte, gli insegnanti sostengono che non sia possibile fare lezione senza vedere di persona gli alunni, senza contatto fisico e relazione, senza una connessione Internet affidabile e preparazione specifica.
Ma io penso che il problema sia sempre lo stesso : molti insegnanti (non tutti, per fortuna), non sono impreparati per la didattica online, sono impreparati e basta. Come ho detto più volte e dirò sempre, insegnare è difficilissimo, e più gli alunni sono piccoli più è difficile. Proprio per questo, chi insegna dovrebbe avere una preparazione completa, vasta, molto approfondita, dovrebbe avere competenza in diverse aree, oltre a flessibilità, creatività, fantasia, motivazione ed empatia. E preparazione teorica, pedagogica, didattica e in parte psicologica. Dovrebbe avere tecniche, strategie e strumenti. L'amore non basta .... mi dispiace....e forse neanche serve. L'ho detto più volte e non lo ripeto, se volete rileggete gli articoli in proposito: https://musicaegioia.blogspot.com/2019/11/insegnare-ai-bambini-amore-o.html (e altri). Quello che manca nella didattica a distanza non è il contatto fisico... i bambini hanno i loro genitori che li coccolano, ed entusiasmo, gioia, serenità ed empatia si possono trasmettere anche attraverso uno schermo. Quello che manca sono la flessibilità e la capacità di adattare la didattica ad una nuova situazione, che per forza di cose costringe ad insegnare in modo diverso, ma non per forza peggiore, meno motivante o meno efficace, anzi.
Non si può pensare di riproporre davanti ad uno schermo ore ed ore di lezione frontale... che già non funzionavano nella "realtà", figuriamoci da casa!
Come si possono proporre ad un bambino di 6,7,8 anni 2 o 3 ore consecutive di lavoro teorico davanti al pc?? O compiti su compiti senza spiegarne il senso, senza un qualsiasi tipo di scopo, incentivo, obiettivo, motivazione??
Come si può pensare di fare lezione ad un'intera classe con una connessione che va e viene, con il collegamento che "salta", con i bambini che, senza nessun tipo di preparazione o di percorso, devono autogestirsi in questo?
Io capisco che le richieste ed i programmi da parte delle scuole siano questi, ma è forse proibito provare a sperimentare qualcosa di diverso? Fare dei tentativi per essere più accattivanti, interessanti, motivanti, originali?
Insegnare non è un lavoro come gli altri, non si può pensare di timbrare il cartellino e farlo meccanicamente ed in modo svogliato ed automatico. A maggior ragione in un periodo di crisi, traumi, insicurezze, paure e confusione, nel quale invece ci sarabbe davvero la possibilità di fare qualcosa per i bambini, di dare loro sicurezza, serenità, tranquillità e nuove motivazioni per affrontare l'isolamento e le loro paure.
Le lezioni a distanza dovrebbero essere intanto più brevi, poi più fantasiose, interessanti, empatiche (sì, anche davanti ad uno schermo!!), creative, meno orientate al programma, ai voti ad alle valutazioni. Perchè continuare con questa ossessione del voto?? A cosa serve? Non l'ho mai capito e continuo a non capirlo. Il voto dovrebbe essere dato agli insegnanti, per aiutarli a capire come lavorare in modo più efficace e cosa modificare e migliorare della loro attività didattica.
I gruppi online dovrebbero essere rivolti a meno bambini per volta, perchè è impossibile collegarsi in 20 e riuscire a seguire.
Le famiglie andrebbero coinvolte ma non per stressarle, bensì per fornire loro strumenti pratici per lavorare, con entusiasmo e passione, a casa con i loro figli.
Anche i lavoretti assegnati dalle scuole dell'infanzia vengono percepite dalle famiglie come "compiti", da eseguire entro il tempo assegnato e con i materiali richiesti, esattamente quelli altrimenti.... altrimenti cosa? Non è possibile stressare le famiglie anche per i lavoretti!! A parte che già il nome lavoretto a me fa tristezza .... i miei allievi di violino suonano a 2 anni con il violino e l'arco veri!! Perchè sminuire ciò che fanno i bambini? Comunque, questi lavori potrebbero essere un'occasione per passare del tempo piacevole insieme, tra genitori e figli, e non importa se i materiali utilizzati non sono esattamente quelli richiesti, se la consegna non viene fatta nei tempi previsti o se l'esecuzione non è perfetta... stiamo parlando di bambini di 3 o 4 anni! E di genitori a loro volta spesso traumatizzati, confusi, spaventanti e stressati.
Far ottenere la perfezione in ciò che si fa e far lavorare bambini e genitori può essere un obiettivo perseguibile, ma solo come continuazione di un percorso in atto, in cui entrambe le parti sono abituate a lavorare insieme, collaborare, impegnarsi... non ha senso, invece, proporlo, come di dice in inglese, "out of the blue", così, dal nulla.
La motivazione va creata, sviluppata, supportata e gestita, non nasce dal nulla.
La gioia di imparare dovrebbe essere il primo obiettivo da perseguire, senza il quale i risultati di apprendimento potrebbero non esserci, e di conseguenza i voti potrebbero non avere nessun significato. Un bambino demotivato che prende 4 perchè i genitori non sanno come farlo lavorare a casa, perchè nessuno gli ha insegnato ad amare lo studio ed i compiti, perchè, chiuso in casa da 2 mesi, è stufo, annoiato o additittura depresso... come può sentirsi? Ma soprattutto, che validità può avere un voto dato in una situazione simile? Quanto può riflettere l'apprendimento reale dell'alunno?
Nel mio lavoro, anch'io ho dovuto reinventarmi. Paradossalmente, prima le mie lezioni, di violino, sia individuali sia collettive, erano più ludiche e divertenti, perchè duravano un'ora e perchè potevano essere svolte in ambiente più consono al mio stile di lavoro, con tanto materiale, giochi, strumenti, il pianoforte, spartiti, spazio in cui muoversi.... adesso ho ridotto i tempi, proprio per non costringere i bambini troppo a lungo seduti davanti ad uno schermo, e quindi devo andare dritta al punto, faccio lavorare di più sulla tecnica, le scale, gli esercizi... ma cerco di essere sempre e comunque divertente e motivante, di sorridere, rinforzare, proporre giochi, sfide, obiettivi positivi e momenti di pausa e "svago". Non mi aspetto che gli allievi più piccoli stiano fermi o seduti, e non lo vorrei neanche. Hanno 2-3 anni, sono davvero piccolissimi!! Facendo il paragone con la scuola, sarebbe come fare lezione al nido d'infanzia!!
Impossibile, penserete voi. Invece no, si può fare. Come sempre, coinvolgo i genitori, a volte anche i fratelli, propongo attività e giochi molto brevi e mirati, lascio ai bambini la possibilità di muoversi, alzarsi, camminare, correre via e poi tornare, avendo però come obiettivo quello di insegnare loro a stare fermi, seduti o in piedi con il violino in mano. Ma non posso aspettarmi che siano già capaci di farlo! Devo insegnarlo a loro ed ai genitori. Seguo molto le loro proposte, detto in termini di analisi del comportamento lavoro in NET, seguendo la loro motivazione.
E così l'apprendimento diventa piacevole, divertente, motivante ed efficace. Sì, efficace, perchè i risultati ci sono, e , anzi, non sono mai stati così buoni. I bambini imparano di più, più velocemente ed in modo più stabile e generalizzato, perchè imparando direttamente a casa non hanno bisogno di esportare quelle competenze in un contesto nuovo.
Insomma, la didattica a distanza è realizzabile, basterebbe reinventarsi, inventare, sperimentare, e non rimanere legati al modo di lavorare di prima, che, ripeto, già prima evidentemente non andava bene.
Potrebbe davvero essere un'opportunità interessante, allora perchè non provarci?
Io da piccola non mi sono mai annoiata. D'accordo, erano altri tempi, tra gli anni '80 ed i primi anni '90, ed inoltre ero una bambina particolare, creativa, fantasiosa e con la testa tra le nuvole, sempre con duemila idee, iniziative e progetti. Ora sono più vicina ai 40 che i 30, eppure non sono cambiata. Normale non la sono mai stata, quindi forse non faccio testo.
Tuttavia, da quando è iniziata la quarantena, vedo genitori stressati, forse più di prima, dalla necessità di riempire la giornata dei loro figli con attività su attività, giochi, lavoretti, compiti, cercando sempre nuove idee per intrattenerli programmando ogni minuto della loro giornata nel dettaglio, come se fosse obbligatorio fare sempre di più, sia da parte del genitore che del bambino.
Certo, la scuola non aiuta: leggo che gli insegnanti starebbero inondando le famiglie di compiti da far fare ai figli, senza essere in grado di implementare la didattica a distanza, ma preoccupandosi solo di non rimanere indietro con il programma, e creando quindi, nei genitori, una ancora maggiore ansia da prestazione nel tentativo di non "rimanere indietro" neanche loro, e quindi dovendo passare ore e giorni a svolgere insieme al bambino i compiti ricevuti. A che scopo, poi? Siamo davvero sicuri che tutti questi programmi così lunghi e pesanti servano a favorire l'apprendimento dell'alunno? Io penso proprio di no, ma l'impressione è che, come sostenevo nell'articolo precedente, il sistema scolastico non abbia come obiettivo l'apprendimento, bensì la dimostrazione di quanto si stia facendo, mettendo in secondo piano il come ed il perchè di ciò che viene insegnato. E non abbia come obiettivo neppure la motivazione, che spesso non viene proprio tenuta in considerazione. Pazienza se i bambini non sono motivati ad apprendere, l'importante è che facciano il più possibile.
Purtroppo, però, la stessa tendenza è presente, di riflesso, anche nei genitori, che, in questi giorni in cui hanno i bambini a casa, cercano di impegnare al massimo la loro giornata temendo di vederli annoiati o senza nulla da fare. Io penso, invece, che sarebbe bello che le famiglie riuscissero a trasformare un periodo di difficoltà in un'opportunità per ripensare il proprio stile di vita e quello dei loro figli. Fare insieme può essere molto bello, e sfruttare questo tempo a disposizione per stare insieme può essere un'ottima idea, ma senza fatica e stress, altrimenti si perderà, a mio parere, la possibilità di trarre il meglio da un periodo così buio.
Magari si potrebbe pensare di lasciare da parte, almeno per qualche ora, cellulari, tablet e tv, e fare altro insieme, leggere, disegnare, ascoltare musica, suonare, cucinare, fare giochi da tavolo (perchè non riscoprirli?), ma senza dover per forza riempire ogni minuto con un'attività.
I bambini potrebbero anche imparare ad annoiarsi, a gestire la noia e la frustrazione, e da questo potrebbe nascere la loro creatività, che oggi può risultare soffocata da un uso eccessivo della tecnologia (o, più che eccessivo, scorretto), ma che può benissimo venire riscoperta.
Quando io ero piccola giocavo con qualunque cosa - l'ho già detto, ero una bambina strana, ma è solo un esempio-... carta, rametti, fiori, foglie, colori, farina.... inventavo giochi, attività, progetti... scrivevo racconti, poesie e testi teatrali... cantavo e componevo... perchè non provare in questi giorni a fare un salto nel tempo e riscoprire i giochi e le attività di una volta, ma lasciando ai bambini più libertà ed iniziativa, nonchè lo spazio ed il tempo per annoiarsi e non sapere cosa fare?
Se avete un cortile o un giardino lasciate che i bambini lo utilizzino, all'aperto si possono inventare tantissimi giochi!
Riuscire ad allentare un po' il controllo sulle loro vite potrebbe renderli più responsabili ed autonomi, lasciando a voi genitori più tempo per voi stessi ed i vostri impegni, ed insegnando ad entrambi non solo a gestire la propria giornata con maggiore calma, ma anche a fermarsi ad ascoltare. Ed in questo periodo sappiamo quanto i bambini abbiano bisogno di essere ascoltati nell'espressione delle loro paure e preoccupazioni, e quanta necessità abbiano di entrare in contatto con le loro emozioni.
Chi, come i miei allievi, studia uno strumento, può dedicare all'esercizio quotidiano anche 30 minuti o un'ora al giorno in questo periodo, ma non di più, a meno che non sia lui a volerlo, in autonomia però. Lo studio giornaliero va svolto insieme al genitore, ma se poi un bambino vuole continuare a suonare da solo, anche giocando con lo strumento, a mio parere va benissimo, perchè la musica può diventare una certezza, nel mantenimento di una certa routine, una compagnia ed un veicolo di espressione emotiva.
Un discorso a parte riguarda i bambini con disabilità, e in particolare quelli nello spettro autistico. Nel loro caso, avere una giornata programmata e strutturata è fondamentale per abbassare i livelli di ansia e non lasciare che il bambino si perda troppo nelle stereotipie o sia eccessivamente destabilizzato dal cambio della sua routine, quindi sarebbe utile che terapisti e consulenti ABA rimanessero in contatto con la famiglia per dare suggerimenti, aiuto nella gestione dei comportamenti problema ed un supporto a distanza che sia il più "presente" possibile. Le famiglie lo chiedono e secondo me avrebbero il diritto di riceverlo, perchè per loro gestire in solitudine i figli chiusi in casa può essere molto, molto complesso.
Ma per tutti gli altri, il mio consiglio è quello di non cercare di replicare anche in quarantena il modello di comportamento e lo stile di vita di prima, perchè non sono così sicura che i bambini ne abbiano bisogno.
Non dimentichiamoci, inoltre, che i bambini sono estremamente resilienti. Loro si adattano a tutto molto di più di quanto potremmo pensare. Se si può andare a scuola, si va, altrimenti si fa scuola a casa; se si può uscire si esce, altrimenti si gioca in casa; se si ha la giornata piena la si accetta, ma se ci si può anche annoiare... forse è meglio. I bambini sono più forti di quanto noi adulti pensiamo, e non è detto che abbiano sempre bisogno di noi per risolvere ogni piccolo dubbio o difficoltà.
Esserci sempre a livello emotivo, con attenzione attiva e capacità di ascolto, è più importante rispetto a riempirli di attività e gestire ogni loro secondo di vita.
Pensateci, in questi giorni.
Forse, se questa esperienza così lunga ed emotivamente faticosa vi avrà aiutati a vedere la vostra vita e quella dei vostri figli con occhi diversi, allora sarà servita non solo a tutelare la salute di tutti, ma anche a renderci persone migliori per il momento in cui potremo tornare alla vita di prima.