sabato 16 maggio 2020

La Musica è Gioia: storia ed evoluzione di un progetto

Negli ultimi due anni, spesso dico alle persone o scrivo sui social che, circa dal 2018, il mio approccio di lavoro è radicalmente cambiato, e devo dire che nell'ultimo anno il cambiamento si è fatto sempre più evidente e si è del tutto consolidato grazie all'esperienza della didattica a distanza che mi è stata "imposta" dall'emergenza Covid-19, dunque negli ultimi due mesi.

Addirittura mi sento talmente diversa da rinnegare quasi il mio lavoro precedente e da reagire con irritazione se vedo commenti o condivisioni dei miei video del periodo 2013 (di più vecchi credo che in rete non ce ne siano)-2017/18.

Un'ìmmagine del mio studio ai suoi albori, nel 2014


Anche se spero che ad un occhio esperto la differenza sia evidente, capisco che per chi non è del mestiere un discorso simile possa sembrare eccessivo e di difficile comprensione, perchè ciò che le persone vedono dall'esterno sono allievi simili ai precedenti, dunque molto piccoli ed anche con difficoltà e disabilità, che suonano il violino, proprio come prima.

In realtà, nel corso degli anni si sono modificate tantissime cose, è cambiato il mio approccio alla disabilità prima di tutto, poi il mio metodo di insegnamento, sono aumentate le mie competenze didattiche ed è cresciuta la fiducia che ho in me stessa in qualità di insegnante, o "maestra" come ai miei allievi piace chiamarmi!

Non mi sento "conclusa", "arrivata" o preparata al 100%, e spero di non esserla mai, anzi sono convinta di dover continuare ad imparare, a crescere ed a migliorare, ma almeno, rispetto a qualche anno fa, adesso so dove sto andando ed ho più chiari in mente i miei obiettivi ed il mio metodo di lavoro che voglio continui ad essere personale ed unico, perchè è solo sentendomi libera e me stessa che riesco a lavorare come vorrei.

Le mie prime esperienze didattiche risalgono a più di 20 anni fa, anno scolastico 1998/1999, con alcuni allievi di pianoforte e propedeutica, lavoro continuato fino al 2003 circa. Con quei primi allievi era tutto completamente sperimentale, ero solo al quinto corso di Conservatorio, non avevo ancora iniziato a lavorare come educatrice con i bambini, e tutto ciò che avevo da offrire era passione per la musica, per l'insegnamento e per i bambini, ma senza competenze nè esperienza di nessun tipo. Improvvisavo lezioni divertenti e giocose in cui passavo anche qualche competenza musicale, insegnavo qualche ritmo,il solfeggio e la lettura delle note con i colori, facevo fare giochi di ascolto, proponevo canzoncine ed inventavo esercizi di "tecnica" pianistica e, più avanti, intorno al 2002/2003 anche di violino.

Gli allievi avevano, allora, dai 3 ai 9 anni e si trovavano bene perchè vivevano le lezioni come un gioco, ma non so quanto imparassero, e soprattutto con quali obiettivi, che all'epoca non erano per niente chiari nè strutturati.

Per i miei primi allievi di violino utilizzavo strumenti grandissimi perchè non sapevo che ne esistessero di più piccoli, ed il repertorio che facevo studiare era vecchio e noioso, lo stesso che avevo appreso io non molti anni prima, oppure troppo "leggero" e piacevole ma senza un reale scopo didattico.

E' anche vero che all'epoca avevo tra i 15 ed i 20, ero giovanissima, e guardando indietro posso ritenermi fortunata ad aver avuto la possibilità di iniziare ad insegnare così presto, anche se forse a discapito dei miei primi allievi!



La "seconda fase" della mia storia lavorativa è iniziata nel 2009, quando ho ripreso ad insegnare con alle spalle già un piccolo bagaglio di esperienze quantomeno educative, infatti ormai lavoravo da tempo con i bambini disabili come volontaria ed educatrice, ero vicina al diploma in violino ed alla laurea in Psicologia dello Sviluppo, ed avevo maggiori nozioni, preparazione anche strumentale e soprattutto un background di alcuni anni in ambito educativo.

Questa fase è durata dal 2009 al 2014, periodo in cui ho accumulato nuove esperienze di insegnamento della musica e dello strumento in vari ambiti quali scuole, associazioni, campi estivi, nidi e scuole d'infanzia, istituti e centri residenziali e privatamente. Dico "accumulato", perchè a livello professionale era tutto ancora un po' confuso e senza una direzione molto chiara. Senza dubbio fare la Psicologa non mi interessava più di tanto, da sempre mi sentivo dentro, e continuavo a sentirmi, un'insegnante, ed insegnare era ciò che volevo fare realmente. Però non mi era chiaro come farlo, non mi piaceva lavorare per altri e neppure in team, volevo essere libera, poter dare sfogo alle mie idee ad alla mia creatività e svolgere una professione che mi permettesse di esprimermi, realizzare progetti e sviluppare le mille idee ed iniziative che fin da piccolissima ho sempre avuto.




In quel periodo ho avuto i primi allievi con disabilità, ma il mio approccio a loro era molto diverso da oggi. Nonostante fossi convinta di pretendere il massimo da loro e di considerarli come gli altri, di fatto ciò che facevo era più simile alla musicoterapia, pensavo di risolvere le loro difficoltà attraverso la musica e mi ponevo obiettivi irrealistici non dal punto di vista musicale ma da quello dello sviluppo di altre abilità, pensando di lavorare, in una lezione di un'ora una volta a settimana, su motricità, attenzione, linguaggio e processi cognitivi, quando invece  la mia non era la sede per farlo e sicuramente non c'era nè il tempo nè il modo per fare un lavoro che esulasse dall'apprendimento della musica.

In questo modo penso di aver perso tantissimo tempo che avrei potuto investire in un lavoro più mirato ed approfondito, ma soprattutto più realistico. Oggi so, invece, che i bambini disabili possono davvero imparare a suonare come quelli neurotipici, ma che la musica, per quanto importantissima e "potente", non ha la capacitò di risolvere tutti i problemi, come spesso si pensa, e non è una medicina nè qualcosa di magico, dunque per un bambino con difficoltà è decisamente più gratificante imparare a suonare che non ricevere un "mix" di proposte poco definito e fintamente "terapeutico".

Oggi ritengo che la musicoterapia sia, prima di tutto, discriminante e che non sia assolutamente una terapia!


Nel 2009 avevo pubblicato da poco il mio secondo libro, Farfalle senza ali, che già dal titolo, purtroppo dice molto sull'atteggiamento che avevo in quegli anni. Come molti professionisti fanno ancora oggi, all'epoca pensavo che le persone disabili fossero intrinsecamente migliori delle altre, che i miei bambini fossero "magici" e "speciali" e che avessero bisogno, prima di tutto, di vicinanza, amore e comprensione.

Oggi mi vergogono profondamente di pensieri simili, ma in qualche modo esso hanno fatto parte del mio percorso, e l'importante e che in seguito li abbia cambiati. Infatti con il tempo ho capito che ognuno di noi è diverso dagli altri, ognuno ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità, ma avere difficoltà non vuol dire essere "speciale", nè aver bisogno di più amore od attenzione rispetto ad altri, ma è solo una caratteristica, e ciò di cui i bambini con difficoltà hanno bisogno sono semmai abilità, competenze e tanto lavoro per dare loro strumenti che possano davvero aiutarli nella vita quotidiana.

Ho scritto parecchio su questo argomento, potete trovare gli articoli sul presente blog.



Alessia ha iniziato con me in quel periodo ed ha svolto un bellissimo percorso durato quasi 9 anni!

Dal punto di vista didattico, continuavo, almeno fino al 2013, ad improvvisare abbastanza ed a riempire la lezione di giochi ed esercizi che esulavano dall'apprendimento strumentale. Un gioco che usavo spesso era quello delle palline colorate, che mi servivano per esercizi di manualità, esecuzione ritmica, giochi nei momenti di pausa e per la lettura, dato che allora associavo ancora un colore ad ogni nota e proponevo la lettura fin dalle prime lezioni ed anche a bambini molto piccoli.


Insegnavo ancora sia pianoforte, anche se solo le basi non essendo diplomata, sia violino, ma sempre con strumenti troppo grandi, testi vecchi e superati e senza una vera tecnica didattica. Gli allievi amavano le mie lezioni e si divertivano, ma i risultati erano ancora lenti e parziali.

Qualcosa è cambiato tra il 2012 ed il 2013, grazie all formazione Children's Music Laboratory, propedeutica strumentale basata sul metodo Suzuki, in seguito alla quale ho appreso come insegnare propedeutica, avviare allo strumento e sviluppare realmente e seriamente orecchio, senso del ritmo, manualità, coordinazione, letto-scrittura, armonia iniziale e competenze musicali di base.

Da quel momento le mie lezioni hanno iniziato ad essere più strutturate e ad avere obiettivi seri, mirati e specifici.

Lorenzo, uno dei miei primi allievi CML, nel 2012

Agli allievi con disabilità continuavo a proporre un tipo di lavoro più blando sullo strumento e denso di troppi obiettivi poco mirati, ma quasi tutti imparavano comunque le basi del pianoforte e del violino e vivevano esperienze positive e soddisfacenti, anche se di sicuro non così inclusive quanto sarebbero potute essere. Tra il 2009 ed il 2017 ho lavorato con allievi con qualsiasi caratteristica, adattando la  mia didattica in evoluzione ad ogni tipo di bambino o ragazzo e ad ogni tipo di disabilità, fisica, sensoriale, cognitiva, complessa e quant'altro.


                                               All'epoca, Davide aveva 16 anni e lavorava con impegno ed ottimi risultati


                                       Sara, che ha iniziato a quasi 5 anni, nel 2011, ha studiato con me per 8 anni iniziando così :



                                                   Per arrivare quasi 8 anni dopo, a suonare così :



Nel 2014 ho aperto a Voghera lo studio Musica è Gioia, ed insieme al mio studio si è aperta una nuova era.

I primi "membri"  de La Musica è Gioia erano i miei "vecchi" allievi privati, bambini con i quali avevo iniziato un lavoro un po' improvvisato un po' pionieristico cercando di trovare la mia strada, ed a loro si sono poi aggiunti diversi altri studenti, alcuni dei quali sono "sopravvissuti" ancora oggi nonostante in mezzo siano passate, almeno questa è la mia sensazione, intere ere geologiche.

Ecco Noemi, allieva storica del mio studio che oggi ha 8 anni e continua con la stessa determinazione di quegli inizi, a 4 anni e mezzo :



Nel 2014 si è tenuto il primo concerto de La Musica è Gioia, già con parecchi allievi, penso una ventina, ma con un po' di disorganizzazione e confusione, come si nota da questo video, dal quale traspaiono molto entusiasmo ma una didattica ancora un po' nebulosa:



Una delle differenze principali riguarda il lavoro con i genitori.  Dato che fin dall'inizio il mio approccio si ispirava al metodo Suzuki, che ho sempre conosciuto a livello "filosofico" pur avendo preso l'abilitazione al metodo solo nel 2019, nelle mie lezioni la presenza del genitore era prevista fin dalle mie prime esperienze. Tuttavia, acquisire sicurezza, autorevolezza e professionalità mi ha richiesto del tempo. Nei primi tempi, diciamo pure per alcuni anni, cercavo di compiacere in tutto e per tutto i genitori dei bambini, pensando che, se avessi dato loro ciò che si aspettavano, essi sarebbero stati più motivati a continuare il percorso. Quindi adattavo lezioni e programmi non al bambino, ma al genitore. Se un genitore, ad esempio, volevo che suo figlio suonasse il pianoforte e non il violino, io gli insegnavo pianoforte. Se un genitore voleva che il figlio si divertisse e basta senza imparare, io lo facevo giocare. Se un genitore voleva che il bambino imparasse più brani nuovi, io gli facevo iniziare subito un nuovo pezzo.

Un atteggiamento di questo tipo da una parte mi rendeva molto "simpatica" e "desiderata" dalle famiglie, ma dall'altro mi impediva di trovare un equilibrio reale e di creare un percorso che fosse veramente mio e che avesse sicurezza, stabilità, solidi pilastri e certezze su cui poggiare.

Oggi, invece, lavoro molto sulla relazione con il genitore, tramite colloqui, incontri, contatti costanti ed un'attenzione particolare alla motivazione delle mamme e dei papà, ma non sono più così "malleabile" e compiacente, perchè sono convinta di ciò che faccio, ho una professionalità ed una preparazione più vaste e sicure, e non temo di essere io a guidare il percorso, prendendone le redini indipendentemente dalle proposte, poste senza dubbio in buona fede da persone che però fanno un altro lavoro, dei genitori degli allievi.

Non che sia del tutto impermeabile, infatti cerco sempre di ascoltarli e dare spazio anche a loro, ma ho scoperto che se comunico più sicurezza e convinzione in ciò che faccio posso risultare maggiormente professionale ed anche affidabile.

Il mio studio nell'a.s. 2018/2019
Tra il 2016 ed il 2019, le cose sono cambiate ancora una volta.

Nel 2016 sono diventata Tecnico del Comportamento, qualifica ottenuta in seguito ad un corso sull'Analisi del comportamento, che, in seguito ad un tirocinio ed alcune esperienze lavorative, stavo studiando da alcuni anni.  La scienza del comportamento mi ha dato ulteriori sicurezze e competenze, in particolare nell'insegnamento ad allievi disabili ma non solo, infatti la applico a tutti.

Nel 2019 ho ottenuto invece un Master di primo livello in didattica del violino presso l'Università di Chichester  (UK) e l'abilitazione al primo livello del Metodo Suzuki per violino presso il British Suzuki Institute di Londra, presso il quale sono tutt'ora in formazione per ottenere il Secondo Livello.

Grazie a tali corsi, il mio metodo di lavoro si è ulteriormente evoluto ed ha iniziato a strutturarsi come un vero e proprio approccio di didattica del violino, mirato ad insegnare prima di tutto lo strumento a tutti, indipendentemente dalle loro caratteristiche e potenzialità o difficoltà.

Negli ultimi due anni, dunque, ho "imparato ad insegnare" violino seriamente, con strumenti, tecniche e strategie didattiche chiare, precise e mirate al raggiungimento da parte degli allievi di un livello tecnico e musicale più alto possibile. Da parte di tutti gli allievi.

Ho scoperto che gli "sconti" che facevo agli allievi disabili erano superflui e non necessari, perchè anche loro non solo potevano suonare, ma potevano farlo bene, proprio come gli altri.
Prima non me ne rendevo conto, ma mi accontentavo di risultati incompleti, parziali, sufficienti, abbastanza buoni.

Adesso pretendo veramente il massimo, da tutti. Con la serenità e la tranquillità di sempre, anzi, forse con maggiore calma e positività, ma senza fare sconti davvero a nessuno. Ora so che tutti possono imparare l'impostazione corretta, un bel suono, alcuni brani di repertorio, il senso del ritmo, la musicalità. So che non è necessario semplificare troppo il programma, ma è indispensabile adattarlo ad ogni bambino, tavolta con accorgimenti ed ausili specifici. E' cruciale che ognuno abbia i propri tempi per raggiungere gli obiettivi, e che a nessuno venga messa fretta o venga accelerato il processo di apprendimento senza prima dotare l'allievo di strumenti adeguati a raggiugere quell'obiettivo.

Motivazione, gioia e divertimento sono sempre i miei pilastri, ma oggi richiedo a tutti, bambini e genitori, una quota di impegno, costanza, tempo di studio e precisione infinitamente superiori a prima.

Qualcuno rinuncia, è vero... non tutti ce la fanno, e non parlo di allievi. Loro ce la fanno sempre. Ma non tutte le famiglie se la sentono di continuare a lungo su un percorso così impervio ed impegnativo, costellato sì di soddisfazioni ma anche, non lo nego, di tanti sacrifici e fatica.

Ma chi la fa è sempre più soddisfatto e fa un regalo inestimabile al proprio figlio.

La Musica è Gioia a.s. 2019/2020


Giorno per giorno ne sono sempre più convinta, perchè oggi, finalmente, so di aver trovato la mia strada e so dove voglio andare. Spero di poter continuare il più a lungo possibile ad accompagnare sempre più bambini nel loro cammino di vita e di crescita attraverso la musica.

Mi sento privilegiata a svolgere questa professione e ringrazio tutte le famiglie che mi seguono e si fidano di me.

Se oggi ho bambini che suonano così (e vedo questo solo come un inizio), vi assicuro che il merito è prima di tutto loro e dei loro genitori :







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