mercoledì 11 settembre 2019

L'improvvisazione in musica: apprendimento o ispirazione?

Guardando alcune interviste ad attori e personaggi televisivi ho iniziato a riflettere sul concetto di improvvisazione.
Il senso comune, infatti, pensa che molte attività artistiche siano frutto dell'improvvisazione: noi musicisti ci sentiamo chiedere molto spesso " Ma quando suoni improvvisi? Sei capace di vedere per la prima volta un pezzo e suonarlo, oppure lo improvvisi sul momento?" E la stessa cosa viene chiesta agli attori o in generale alle persone che svolgono professioni in cui ci sia un pubblico, come se tutto il nostro lavoro fosse dato dall'ispirazione, da qualcosa di magico ed inafferrrabile, difficile da definire, che arriva all'improvviso e rende possibile determinate performance.




Anche nella didattica, chi non è del mestiere, o chi segue certi approcci, tra i quali alcune scuole di musicoterapia, pensa che produrre suoni a caso con uno strumento qualsiasi possa esssere definito improvvisazione, e possa addirittura essere terapeutico "per buttare fuori le nostre emozioni e per esprimere noi stessi".

Oppure chi vede insegnare attività artistiche, o anche sportive, immagina che l'insegnante stia "improvvisando", inventando al momento una lezione adatta a quel bambino in base all'ispirazione del momento.

In tutti i casi che ho citato, invece, non è così.

L'improvvisazione, in alcune attività, è largamente sopravvalutata, ed è la spiegazione che viene data quando vediamo performance che non riusciamo a comprendere e che ci sembrano molto complesse e quindi difficili da ottenere, o , al contrario, talmente semplici ed ovvie da poter essere state soltanto ideate sul momento.



Al contrario, nelle attività di un certo livello l'improvvisazione rappresenta, prima di tutto, una parte molto limitata di ciò che vediamo, ma soprattutto è il risultato di una lunga e meticolosa preparazione precedente, in modo che, in un secondo momento, tutto ciò che abbiamo studiato, imparato e preparato possa confluire in un'esecuzione talmente chiara e fluida da sembrare inventata lì per lì.

La creatività ovviamente c'è, ma è una competenza che entra in gioco in un secondo momento, quando sappiamo padroneggiare tutti gli strumenti tecnici per una performance e siamo quindi libri di aggiungere il nostro tocco personale.

Nessun musicista improvvisa al momento ciò che suona, come nessun attore recita senza aver prima studiato, ed anche l'improvvisazione vera, in cui si suona o si recita senza "copione", è il risultato dell'applicazione di regole apprese che vengono poi "rimescolate" e riapplicate in un nuovo contesto ed in combinazione talvolta originali, ma che nascono comunque da uno studio approfondito di ciò che stiamo andando a fare.




Alla fine, proprio chi è più preparato sembra improvvisare maggiormente, perchè quello che fa è talmente spontaneo da sembrare creato al momento, ma in realtà è estremamente pensato e preparato da dar luogo ad un'estrema facilità e libertà nell'esecuzione.

Come ho letto in un libro, si tratta di " ricordare per poter dimenticare"ciò che abbiamo appreso, ma per ricordare e dimenticare bisogna prima imparare, altrimenti cosa dimentichiamo??7



Come accennavo prima, la stessa cosa avviene anche nella didattica dello strumento, sia per l'allievo sia per l'insegnante.

Durante le mie lezioni a volte lascio che i bambini giochini con lo strumento, ma facendo in modo che siano consapevoli di stare giocando e non esprimendo sè stessi o improvvisando. Se, invece, decido di insegnare loro ad improvvisare, allora ci lavoriamo, in modo che, più avanti, essi possamo comporre o inventare brani loro, esprimendo allora davvero la loro creatività e personalità. Ma senza apprendimento stutturato non si va da nessuna parte, ed io non credo che, come succede ad esempio nella musicoterapia, un bambino che fa rumore a caso con uno strumento stia esprimendo le sue emozioni... al massimo si starà "sfogando", ma in modo aspecifico e senza nessun vero obiettivo nè apprendimento utile per la sua vita. Che senso ha, dunque?

Non che sia vietato giocare, ma mi sembra inutile farlo in un contesto dal quale è possibile venire arricchiti in ben altro modo da un professionista del settore.




Anche quando insegno potrebbe sembrare che io improvvisi, e talvolta è vero, nel senso che sono un'insegnante molto flessibile e che segue il più possibile la motivazione e gli interessi dell'allievo. Quindi non sempre preparo un piano di lezione dettagliato, o anche quando lo preparo non riescco a seguirlo quasi mai, e lo tengo solo come "canovaccio" per ricordarmi in che direzione sto andando e quali sono gli obiettivi di quella sessione di lavoro.

Ma questo è frutto, prima di tutto, di 10 anni ("non ufficiali" anche 20...) di esperienza sul campo, in molti ambiti diversi e con allievi di tutti i livelli e tutte le età- anche se prevalentemente principianti molto piccoli-, poi di un lungo esercizio e tanto studio. Ho studiato e continuo a studiare metodi, approcci, leggo, seguo lezioni di altri insegnanti anche a livelli molto alti, mi specializzo, e poi tutto confluisce ogni volta in una singola lezione che può sembrare inventata di sana pianta.

E sono convinta che, riprendendo il paragone con un attore, l'insegnante debba "ricordare per poi dimenticare" ciò che ha studiato, essere in grado di motivare e seguire gli spunti e le passioni dell'allievo, ed essere sempre "nel momento", concentrato su ciò che sta facendo, proprio per riuscire ad applicare una determinata tecnica didattica nel modo più fluido possibile.


Da questa analisi mi sembra chiaro come ciò che le persone considerano improvvisazione sia, in realtà, il risultato di un lavoro vasto ed approfondito che porta, alla fine, alla famosa ispirazione di cui si parla tanto spesso. Dunque non è l'ispirazione che rende possibile suonare, comporre, recitare, imparare o insegnare, ma la tecnica produce ispirazione, espressione di sè e performance di successo grazie ai contenuti da noi appresi e rielaborati.

Non è che questo renda meno "artistiche" certe professioni o tolga "magìa" a ciò che facciamo, ma anzi la rende possibile e ci permette di essere davvero liberi di esprimere noi stessi.


domenica 8 settembre 2019

Come scegliere un corso di musica

Settembre : è il momento di pensare alle attività che i figli svolgeranno durante l'anno scolastico, quindi i genitori si chiedono in base a quali parametri scegliere un'attività e come decidere se portare avanti oppure no un corso già iniziato.



Intanto vorrei premettere che, a mio parere, un'attività che abbia un significato non dovrebbe durare solo durante l'anno scolastico. Per quanto, forse, nel caso di uno sport sia più complesso praticarlo anche durante l'estate, per mancanza di risorse pratiche; quando si tratta di uno strumento musicale, invece, non ci dovrebbero essere pause estive, perchè stare senza suonare per 2-3 mesi porta inevitabilmente alla perdita degli apprendimenti acquisiti durante l'anno, ma soprattutto, crea una separazione netta nella mente del bambino tra i mesi di "lavoro", in cui si svolgono certi compiti, e quelli di "riposo", in cui si è liberi di divertirsi e basta.

Allieve ad una masterclass di violino.... è lavoro o divertimento? Tutti e due!!


Invece, l'apprendimento di qualsiasi competenza, anche scolastica, dovrebbe avvenire tutti i giorni e praticamente h24, senza una separazione tra lo studio e l'apprendimento e la vita "piacevole". Pur non essendo favorevole all'homeschooling, ne condivido questo pensiero: imparare può, e dovrebbe, essere appassionante e divertente, piacevole; quindi, in quest'ottica, se facciamo qualcosa che ci piace, non abbiamo bisogno di sospenderlo durante l'estate, così come non dovremmo sentire ansia e dispiacere all'idea di riprendere le lezioni o il lavoro a Settembre. Ma, al contrario, sarebbe bello se la voglia e la capacità di apprendere dei bambini venissero sviluppate e sollecitate sempre, non solo a scuola o ai corsi, ma in ogni momento dell'anno e della giornata. Allora non ci sarebbe bisogno di pensare dopo ogni estate "Cosa farà mio figlio quest'anno?"



Ma, dal momento che questo accade, come fare a scegliere un corso ed un insegnante di musica?

Provo a sintetizzare in un elenco alcuni parametri che ritengo importanti in una scelta di questo tipo:

1) La scelta dev'essere del genitore. Soprattutto se si tratta di bambini piccoli, la scelta non può ricadere sul bambino, proprio perchè non dovrebbe trattarsi di qualcosa che si fa "tanto per" ed "a tempo perso", ma una scelta importante ed in grado di incidere in modo significativo sulla vita del proprio figlio. Ovviamente il bambino può esprimere una preferenza, ma la scelta definitiva dovrebbe spettare al genitore.

2) Il criterio principale non dovrebbe essere solo quello economico e di orario. Per quanto io comprenda benissimo l'importanza dell'aspetto economico (non tutti i corsi sono accessibili a chiunque, e nell'economia famigliare bisognare tenere conto di molti aspetti e di alcune priorità imprescindibili), non posso pensare che una scelta educativa sia compiuta solo in base a quanto costa un corso. I primi criteri di scelta dovrebbero essere altri.

3) Il "talento" per una determinata attività piuttosto che per un'altra non esiste. Ogni bambino può avere competenze maggiori in un ambito piuttosto che in un altro, ma questo non significa che, se è motivato, non possa acquisire anche altre abilità. Anzi, spesso un bambino che sembra "portato" per qualcosa impara facilmente all'inizio ma sviluppa difficoltà col passare del tempo, o, al contrario, uno che sembrava "negato" apprende poi a livelli più alti. E' l'ambiente che sviluppa le competenze, e la motivazione unita all'esercizio fanno il resto.



Nessuno di questi bambini è stato selezionato in base al suo "talento", ma tutti lo hanno sviluppato!


4) Lo scopo di un'attività scelta per un bambino dovrebbe essere prima di tutto educativo. Qualsiasi attività, se svolta in un certo modo, aiuta a crescere, maturare, dona gioia, divertimento e felicità, nonchè competenze che vanno al di là dell'attività stessa, e rappresenta un momento di vita di importanza inestimabile. Ma se lo scopo del genitore è solo ricreativo, o di "parcheggio" del bambino per occuparsi nel mentre dei suoi impegni (obiettivo comprensibilissimo, ma per questo esistono ludoteche e baby-sitter), anche l'attività meglio organizzata perderà il suo scopo e non lascetà niente al bambino. Come ho già detto, un bambino felice impara di più, quindi l'obiettivo dev'essere comunque di piacere e divertimento, ma una cosa non esclude l'altra

5) Alla luce del punto precedente, consiglio, per quanto riguarda le lezioni di musica, di scegliere corsi, lezioni ed insegnanti che offrano metodi ed approcci di riconosciuta efficacia e non improntati al solo "svago". E prima di tutto informarsi sulle credenziali dell'insegnante, sul suo curriculum e la sua preparazione didattica e pedagogica prima che strumentale e sulla sua esperienza con i bambini. Infatti, molti ottimi musicisti non sono in grado di insegnare ai bambini, perchè appunto nella vita fanno i musicisti ma non hanno la preparazione adatta per insegnare. E, viceversa, certi insegnanti generici che si improvvisano docenti di strumento non possono ugualmente insegnare in modo adeguato perchè mancano della tecnica strumentale.

6) Perchè scegliere la musica? Beh, è presto detto: lo studio di uno strumento è un'attività molto completa, che insegna ad ascoltare, ad esprimere le proprie emozioni, a relazionarsi con gli altri, a gestire la frustrazione, ad organizzarsi e seguire una disciplina, e favorisce anche l'apprendimento in altri campi e materie. Inoltre è una grandissima fonte di felicità!!


6) Come ultimo consiglio, vorrei dire ai genitori: non abbiate paura di impegnarvi in un'attività per e con il vostro figlio. Diffidate dei corsi che vi propongono di lasciare il vostro bambino piccolo in aula da solo per fare in modo che "si relazioni meglio" con l'insegnante. Chiedete, informatevi, siate coinvolti, imparate lo strumento anche voi (almeno all'inizio), ma siate comunque e sempre partecipi dell'esperienza del vostro bambino. Sarà, faticoso, non ve lo nascondo, ma ne varrà la pena, e quando vostro figlio sarà grande vi ringrazierà per avergli donato un'esperienza di vita che ricorderà per sempre.



martedì 16 luglio 2019

Le valutazioni di fine anno scolastico.... pagelle sì o no??

Al termine di ogni anno scolastico, da quando ho iniziato i miei corsi, invio sempre ai genitori una relazione finale e, da qualche anno, una scheda di valutazione delle competenze, musicali e strumentali, raggiunte dal bambino.

Come ripeto sempre ai genitori, non si tratta di una pagella, e non è un documento rivolto al bambino : mi fa un'enorme tristezza vedere bambini che, già al primo anno di scuola primaria, vanno a scuola per i voti, giudicano sè stessi ed i loro operato in base ai numeri e diventano competitivi tra di loro a volte anche solo per un mezzo punto od un unico voto di differenza.

Non sono contraria ai voti, ma non mi piace come vengono presentati ai bambini ed utilizzati dagli insegnanti. Fin dal primo anno di scuola, ma a volte già dalla scuola dell'infanzia, i punteggi diventano numeri che definiscono gli alunni come persone, che ne determinano il valore, e questo senza dubbio non è ciò che voglio insegnare ai miei allievi di violino.




Lo stesso discorso vale per i concorsi di violino : ogni anno iscrivo molti allievi a concorsi di vario tipo, e addirittura organizzo piccole competizioni interne, in cui comunque ognuno riceve un premio, ma i primi tre classificati ricevono anche una medaglia ed un punteggio dal primo al terzo.

Tuttavia, lo scopo di tali appuntamenti è fare esperienza e suonare divertendosi, senza dare importanza al punteggio, ma impegnandosi solo a dare il massimo o comunque a mettersi alla prova e valutare il proprio miglioramento nel corso del tempo.



Tra i miei allievi non esiste competizione e nessuno viene giudicato in base ai punteggi o ai voti che prende, ma anzi gli allievi migliori sono ammirati e rappresentano per gli altri un punto di riferimento, quando siamo ai concorsi ognuno fa il tifo per tutti, ed i bambini si supportano a vicenda.




L'amicizia è il primo valore de La Musica è Gioia, altro che competizione!

Anche per quanto riguarda le schede di fine anno, la prima cosa che ripeto ai genitori è che le valutazioni non sono PER i bambini e non valutano IL bambino, ma sono per gli adulti e misurno il livello attuale di apprendimento dell'allievo e, soprattutto, le sue potenzialità future, gli aspetti da migliorare e sui quali bisogna ancora lavorare, e determinano gli obiettivi ed il tipo di lavoro che svolgeremo insieme l'anno successivo, quindi anche su cosa dovrà essere incentrato il ripasso estivo.

A mio parere, i bambini non dovrebbero neppure vedere le valutazioni, che possono avere un senso, semmai, solo per alcuni degli studenti più grandi , dai 7/8 anni in su che sono interessati ad avere un mio feedback sul loro lavoro e ad essere consapevoli dei loro punti di forza e delle loro competenze ancora da acquisire.

Nella relazione finale, inoltre, io sottolineo sempre gli aspetti positivi e metto in luce principalmente i punti di forza, ma spiego anche in cosa bisogna migliorare e come fare per superare eventuali lacune o difficoltà, o semplicemente abilità che sono ancora in fase di acquisizione.


Già, perchè non dare importanza ai voti non vuol dire non richiedere impegno. Anzi, l'obiettivo fondamentale che sottolineo in ogni relazione è quello di incrementare la quantità o la qualità del lavoro a casa, oppure il coinvolgimento della famiglia, o lavorare sulla motivazione del bambino, perchè la qualità di ciò che allievi e famiglie fanno è la mia priorità, e l'impegno non deve mai mancare da entrambe le parti.

Ma prima di tutto vorrei che il loro percorso venisse svolto in serenità, credendo in sè stessi e puntando sempre più in alto con  la massima tenacia, costanza e determinazione possibile, ma senza dimenticare che il loro valore come persone dipende da ciò che sono e non dai punteggi che meritano o da ciò che sanno fare in più degli altri.

In questo modo, le soddisfazioni che otteranno saranno reali e poggeranno su una base solida creata da persone che crescono serene, motivate nonchè capaci di relazionarsi con gli altri e di avere fiducia in sè stesse.




martedì 9 luglio 2019

Violino ... e ciuccio!

Ecco alcuni piccolissimi allievi dello studio Musica è Gioia


Laerte non ha ancora 4 anni, e suona già con le dita!, ma ha già alle spalle 2 anni di violino... ecco il suo percorso da quando aveva 17 mesi ad oggi!



Artemisia ha suonato al suo primo concerto ad appena 2 anni ed 8 mesi, ed ha anche vinto una
medaglia ad un "concorso" interno dei miei allievi!





Giulia ed Amelia hanno 3 anni e mezzo e sono al secondo anno di violino, con grande allegria e divertimento come potete vedere :




Lara e Matilde, anche loro 3 anni e mezzo, sono al primo anno e lavorano già con impegno sulla prsa dell'arco, come Pietro, che, a 4 anni, ha già partecipato a molti concerti e masterclass anche all'estero, suonando con entusiasmo fino a 3 ore al giorno!





Stefano e Pietro sono entrambi bambini disabili, ma studiano ed imparano come i loro coetanei, infatti Pietro ha una bellissima presa dell'arco, e Stefano, ad appena 4 anni e mezzo, ha un'impostazione da manuale ed una notevole capacità di concentrazione!






Rebecca si è fatta male ad una mano, ma ha continuato a suonare ogni giorno con due dita steccate,poi appena le hanno tolto la stecca ha suonato addirittura tutte le variazioni di Bella Stella al concerto di fine anno : che determinazione!


mercoledì 22 maggio 2019

Sara e Claid : bilancio di fine anno pienamente positivo!

Premettendo che sono orgogliosa di tutti i miei allievi, dei quali entro fine anno parlerò in un altro post, vorrei parlare intanto dei progressi di Sara e Claid, due tra i miei allievi più grandi, ma veramente studenti modello, appassionati, motivati nonchè seri e costanti nello studio.

Entrambi autistici, sono due ragazzi che nella vita quotidiana hanno molte difficoltà, ma nella musica sono allievi come gli altri, ovviamente con i loro tempi di acquisizione di nuove competenze tecniche  nuovi brani, ma chi non li ha? C'è chi va più veloce, chi meno, ma l'importante è suonare nel miglior modo possibile i brani studiati, e loro senza dubbio lo fanno.

Quest'anno, Claid ha rallentato il programma di pianoforte, dato che io non sono pianista ed ho potuto insegnargli solo le basi, ma ha comunque imparato alcuni brani del Volume 2 di Suzuki, dimostrando la sua solita meravigliosa musicalità:



Con il violino, invece, ha lavorato soprattutto sull'utilizzo dell'arco, per controllarlo maggiormente, e sull'intonazione, completando il primo Volume Suzuki e ripassando tutti i pezzi a memoria e con la massima precisione possibile.

Rispetto ai video dell'anno scorso e di qualche mese fa, qui si può vedere quanto il suo utilizzo dell'arco e la sua intonazione siano migliorate:


Sara ha dovuto concentrarsi sull'impostazione, sulla presa dell'arco e la posizione della mano sinistra, e da questo mese sto notando grandissimi progressi in quest'area, infatti riesce a tenere le dita dell'arco più incurvate ed il braccio sinistro più dritto.

Inoltre ha "ripulito" molto suono ed intonazione, arrivando ad eseguire tutti i pezzi che conosce (ieri è arrivata a Canzone di Maggio del Volume 1) con un'ottima pulizia tecnica:




Sara e Claid hanno rispettivamente 12 e 14 anni, e la loro adolescenza è complessa come ed anche di più di quella dei loro coetanei neurotipici, perchè le loro difficoltà sono in parte le stesse ed in parte altre molto più impegnative, ma la musica rimane per loro un punto fermo, una passione ed un'attività che svolgono con lo stesso impegno e la stessa determinazione di quando erano più piccoli.

Sono veramente fiera del loro lavoro e mi sento di dire ad entrambi "Continuate così!!"

Quest'anno Sara ha partecipato ai concorsi di Milano e Verbania, vincendo in quest'ultimo il 2^premio!

lunedì 20 maggio 2019

Fatica e soddisfazione vanno di pari passo ....

" Nessun risultato duraturo e significativo è raggiungibile con facilità".

Questo pensiero mi è venuto riguardando i video di alcuni miei allievi e ripensando alla prova di orchestra fatta sabato con i bambini ed alle numerose masterclass alle quali ho voluto farli partecipare in questo anno scolastico.

A Varese pronti per iniziare il Workshop Suzuki di Primavera!


Qualche anno fa lavoravo in modo diverso: avevo obiettivi molto più bassi, mi accontentavo, chiedevo ai miei allievi forse il 50% di quello che potevano dare ed ero soddisfatta così. Le famiglie non erano così coinvolte, non dovevano impegnarsi così tanto, molti allievi non studiavano o lavoravano male e, nonostante apprendessero comunque, era tutto un po' approssimativo e poco preciso.

Insomma, mi stavo allineando a quello che è l'atteggiamento odierno di moltissimi insegnanti, sia di scuola sia di attività extra, che tengono gli obiettivi il più bassi possibile da una parte per non impegnarsi in prima persona, dall'altra per evitare di avere problemi con i genitori e per accattivarsi, nel caso dei corsi post-scuola, più allievi possibili, attirati dalla possibilità di frequentare un corso senza fare fatica.

O, al contrario, certi insegnanti si preoccupano solo di inserire "negli" allievi più contenuti possibili, subissandoli di nozioni astratte e compiti fino a tarda sera, senza verificare che l'apprendimento sia stato effettivo e che ci sia stato un incremento reale di competenze e motivazione. Senza, insomma, porre attenzione al processo, ma solo al risultato.



Il risultato che si ottiene con entrambe queste modalità di lavoro può sembrare opposto, ma alla fine converge in uno stesso punto: in entrambi i casi la motivazione rimane bassa e l'acquisizione delle competenze è superficiale, non duratura e non lascia nulla al bambino. Se va bene il bambino impara qualcosa, ma senza reale interesse nè consapevolezza, se va male non impara, e nessuno si chiede perchè, ma anzi, l'allievo viene bollato come "limitato" o "privo di talento".

Tuttavia, più ci penso, più mi convinco che l'insegnamento e la didattica non debbano, e possano non essere, questo. Il motivo per cui ho scelto di fare l'insegnante è legato ad un progetto ambizioso: voglio cambiare le vite dei miei allievi, e magari anche delle loro famiglie.

Non con l'imposizione ed entrando in conflitto con loro, le loro credenze sulla vita e sull'educazione dei figli e le loro abitudini, ma ponendomi come una guida ed un supporto presente ed il più possibile competente ed efficace.

Con alcuni dei miei allievi premiati al concorso di Verbania!


In quest'ottica, quindi, non posso accettare, nè da parte mia nè da parte loro, di svolgere un lavoro superficiale e poco significativo, magari anche piacevole e rilassante, ma che non incida davvero sulle loro vite.

Il mio desiderio sarebbe quello di partecipare, come insegnante e di riflesso anche educatrice, insieme ai genitori alla crescita dei loro figli tramite la musica, insegnando ai bambini non solo il violino, ma anche l'impegno, la costanza, la determinazione, la tolleranza alla frustrazione, la tenacia e la disciplina.

Con la gioia, il divertimento, il sorriso e l'entusiasmo, ma non in modo facile nè immediato, mai.

Iris nel 2016 e nel 2019 ... impegno e volontà danno i loro frutti!!


Proprio perchè senza fatica ed impegno non è possibile ottenere risultati degni di nota, e non parlo di vincite ai concorsi o di ammirazione da parte degli altri, ma di soddisfazione personale ed apprendimenti, di musica e di vita, che vadano al di là delle quattro note imparate durante una lezione.

Chi pensa che imparare a suonare sia solo tirare l'arco e fare le note, non importa come, un'ora a settimana a lezione, forse dovrebbe scegliere un "normale" corso di musica in cui a nessuno interessa capire e verificare se il bambino sia interessato, stia imparando o stia traendo qualcosa di importante dallo studio di uno strumento.

Per fortuna, i genitori dei miei allievi non la pensano così, e nonostante molti dei miei bambini abbiano difficoltà che rendono lo studio del violino ancor più complesso e faticoso, loro continuano a credere nell'importanza di ciò che facciamo insieme e lavorano senza lamentarsi e senza aspettarsi risultati immediati, ma godendosi giorno dopo giorno questo percorso, che solo in questo modo può acquistare un valore ed un significato reali.

Maria, 7 anni, sindrome di Down, studia ogni giorno con la sua mamma, con una grande soddisfazione da parte di entrambe e progressi evidenti, giorno dopo giorno:




Rebecca, 4 anni e mezzo, suona da quando ne aveva 3 ed ha sempre dimostrato costanza, volontà e passione, grazie anche ad una famiglia che crede tantissimo nel potere educativo della musica:



Artemisia ha appena 2 anni ed 8 mesi e studia violino già da 3 mesi!! Ma, nonostante la sua giovanissima età, ha una tenacia, una serietà ed una capacità di concentrazione davvero ammirevoli:

Concentratissima, al lavoro sulla presa dell'arco!


Artemisia pronta per la lezione





Giovanni e Noemi fanno parte della mia "precedente scuola di pensiero", ma, essendo bambini molto intelligenti e motivati, si sono subito adattati al "cambio di registro", e nell'ultimo anno e mezzo evidenziano un impegno ed una determinazione non da poco. Giovanni addirittura, ad 8 anni non ancora compiuti, studia quasi 2 ore tutti i giorni!

Eccoli, super felici ed entusiasti, durante il concerto finale della Masterclass Suzuki di Desenzano (sono i due bambini in prima fila vestiti tutti di blu):




Stefano e Camila, rispettivamente 4 anni, autistico, e 7 anni, sindrome di Down, pur avendo iniziato le lezioni da pochissimi mesi hanno già l'atteggiamento corretto: studiano quotidianamente con le loro bravissime mamme ed a lezione svolgono ogni esercizio con allegria e molto entusiasmo, come potete vedere in questo bellissimo video di Camila :




Per loro imparare velocemente non è semplice, ma non è questo che conta. L'importante è che anche loro, come gli altri, raggiungano i loro obiettivi personali nel modo migliore possibile, raggiungendo la "loro" eccellenza, ed amando il violino ed il percorso con la musica.

Stefano, 4 anni


Essendo una che non fa sconti, non prevedo per loro programmi troppo semplificati o diversi dagli altri, ma mi limito a calibrare in modo diverso gli obiettivi in modo che li possano raggiungere, ma con la stessa precisione e disciplina degli allievi che non hanno difficoltà. Perchè so che possono farlo.

Alla luce di tutto questo, quindi, tornando alla riflessione iniziale posso dire che questi bambini, così come la stragrande maggioranza dei miei allievi del presente anno scolastico, non stanno svolgendo un percorso semplice, immediato e privo di difficoltà e frustrazioni, ma proprio tale aspetto rende, e renderà, la loro esperienza con la musica davvero importante, duratura e colma di significato. Da grandi saranno persone migliori grazie a ciò che hanno vissuto, e ricorderanno per sempre gli anni trascorsi con la musica, sia che continuino in futuro sia che non lo facciano.

Solo così potranno avere ricordi come quello che vi propongo qua sotto, quando a Desenzano 12 miei allievi, tra cui Maria (che vedete in prima fila sulla sinistra), e Rebecca e Pietro di appena 4 anni, hanno suonato in concerto con altri 100 bambini... un'emozione indescrivibile per tutti, me compresa, che li ha ripagati di tutto lo studio ed i sacrifici e motivati a continuare su questa strada....


lunedì 8 aprile 2019

Qualche consiglio per gli insegnanti

Conosco insegnanti molto bravi, motivati e competenti, ma anche tantissimi che fanno danni, puniscono, umiliano i bambini, non sanno motivarli nè gestirli.... e questo mi fa troppa tristezza, Non sopporto di vedere il potenziale dei bambini buttato via e non sviluppato come meriterebbe.... perciò ho scritto qualche indicazione che mi piacerebbe far leggere a chi insegna ed a chi vorrebbe insegnare. Qualsiasi materia, argomento o attività. Perchè, davvero, i bambini non meritano adulti che non sanno occuparsi della loro crescita e del loro futuro.




La motivazione non dipende dal bambino. Non ha senso insegnare solo a bambini già motivati. La motivazione va creata, supportata, sostenuta ed incoraggiata. Perciò il fatto che un bambino sia poco motivato non dipende da lui e non è “colpa” sua.
2) Ogni bambino è diverso dagli altri, ognuno ha le sue caratteristiche, i suoi punti di forza e le sue difficoltà. Proprio come noi adulti. Se conoscete una persona perfetta ditemelo, perché io non ne ho mai incontrate. Detto questo, l’insegnamento e la didattica andrebbero calibrati sul singolo bambino, senza pregiudizi o preconcetti riguardo alle sue capacità.
3) Le diagnosi e le etichette servono per avere maggiori informazioni su un bambino, ma non dicono ciò che un bambino può o non può fare.
4) TUTTI i bambini possono imparare QUALSIASI materia o apprendimento, tutto dipende dall’insegnamento che viene loro dato, e dalla qualità di tale insegnamento. Partire pensando “questo bambino non può imparare” è, secondo me, l’errore più grande che un insegnante possa fare.
5) I bambini disabili NON hanno bisogno di amore. Hanno dei genitori che li amano e non hanno bisogno che un insegnante dia loro amore. Hanno bisogno, invece, come tutti gli altri bambini, di insegnanti che facciano il loro lavoro, ovvero che INSEGNINO.
6) La fiducia nelle capacità dei bambini incrementa la loro motivazione e può fare davvero la differenza tra un percorso didattico o educativo fallimentare ed uno di successo (intendendo per successo l’avvenuto apprendimento)
7) I bambini iperattivi, disattenti, aggressivi o con disturbi del comportamento NON sono bambini “cattivi”! Sono bambini che di partenza hanno, magari, alcuni difficoltà di tipo attentivo, cognitivo (o, al contrario, superiori capacità cognitive) o emotivo, ma che soprattutto hanno a che fare con adulti che non hanno come rispondere ai loro bisogni emotivi, di motivazione e di apprendimento, e che non hanno strategie per gestire e redirezionare in positivo i loro comportamenti.
8) Ogni comportamento ha una FUNZIONE, ovvero uno “scopo”. Non lo dico io, ma lo dice una scienza chiamata Analisi Applicata del Comportamento che ha lo scopo, appunto, di studiare e spiegare il comportamento in modo scientifico.
9) Pertanto, nessun comportamento è senza ragione! Se pensate che un bambino si comporti in un certo modo “senza una ragione”, considerate di formarvi nella scienza del comportamento. Sarebbe utile a tutti gli insegnanti e gli educatori e ridurrebbe la maggior parte dei comportamenti inadeguati di molti bambini nonché la difficoltà estrema di alcuni adulti di rispondere a tali comportamenti.
10)Urlare, minacciare, punire, umiliare, dare note …. NON SERVONO!! Molti insegnanti dicono “Ma io ho sempre fatto così…. Faccio così da trent’anni, sono cresciuto così e da bambino ho ricevuto punizioni, magari anche schiaffi, e sono cresciuto benissimo!” A parte che il giudizio sulla vostra funzionalità andrebbe formulato da altri e non da voi …. L’educazione e la didattica negli ultimi 30 anni si sono evolute e sono cambiate molto, peccato che non ve ne siate accorti, ma anche se fosse, trovo gravissimo che un professionista che lavora con i bambini non sia interessato a formarsi ed aggiornarsi su approcci e strategie più “moderni” ed efficaci.
10) Mi sembra che molti insegnanti ragionino in base alla “pedagogia della nonna” (con tutto il rispetto per i nonni), usando approcci e strategie che hanno imparato nel corso della vita, magari da bambini, o dai loro genitori…. “Perché tutti fanno così… i miei insegnanti facevano così…. Mia nonna faceva così”…. Ma l’insegnamento dovrebbe essere una PROFESSIONE, ed in quanto PROFESSIONISTI dovreste avere ben altre competenze, strategie e capacità rispetto a vostra nonna. Un insegnante dovrebbe essere in grado di controllare il proprio comportamento, gestire le proprie emozioni, non lasciare che i propri problemi personali interferiscano con il rapporto con gli alunni e con il proprio stile di insegnamento.
11) Le vostre frustrazioni e la vostra insoddisfazione non avrebbero sfogate sugli alunni, in qualsiasi grado ed ordine di scuola. Un PROFESSIONISTA dovrebbe saper fare il proprio lavoro anche in condizioni emotive non ottimali, senza lasciare che ciò che prova interferisca con quello che fa.
12) E’ possibile gestire gruppi anche molto estesi di bambini e ragazzi parlando A BASSA VOCE, anzi, anche non parlando proprio, e soprattutto SENZA URLARE. Che ci crediate o no, non solo è possibile, ma sarebbe anche auspicabile.
13) A mio parere, un insegnante dovrebbe essere anche un educatore. Non si possono sentire insegnanti che dicono “Occuparmi del comportamento del bambino non è una mia responsabilità”. Un insegnante dovrebbe insegnare a vivere prima che a studiare la lettura, la scrittura o la matematica. Dovrebbe insegnare la passione per la propria materia, la motivazione verso la vita, il comportamento, il rispetto e la relazione con gli altri. Il divertimento e la gioia di vivere.
14) Tutto questo rappresenta una grande responsabilità, ma se non avete voglia di assumervela, cambiate mestiere.
15) Se non avete voglia di prepararvi, formarvi, imparare a gestire i bambini, i gruppi, le difficoltà, le disabilità, le emozioni, l’aspetto educativo ed i contenuti da trasmettere…. Cambiate mestiere. Perché non è giusto che i bambini siano danneggiati da voi nel loro percorso di vita. Non lo meritano.

mercoledì 3 aprile 2019

Il Premio Musica è Gioia - Gewa Young Contest 2019

Sabato 23 e Domenica 24 Marzo 2019 si è tenuto a Milano il Premio Musica è Gioia, edizione del Gewa Young Contest, da me organizzato con la sponsorizzazione della ditta Gewa, produttrice di strumenti musicali ed accessori (custodie, borse porta spartiti, corde ed altri : https://it.gewamusic.com)

Per il terzo anno consecutivo, il concorso Gewa si è svolto in più aree d'Italia, suddivise per zone regionali, e prevede una fase eliminatoria ed una finale nazionale che si tiene a Cremona, in ottobre, nell'ambito della fiera Cremona Mondo Musica. Il vincitore assoluto della finale nazionale, inoltre, ha la possibilità di esibirsi come solista con importanti orchestre da camera, e riceve una borsa di studio e riconoscimenti su riviste specializzate, nonchè premi ed accessori offerti dalla Gewa.

Insomma, un concorso prestigioso e di alto livello.


L'anno scorso due miei allievi, Sara e Claid, avevano partecipato, trovandosi molto bene, quindi quando quest'anno mi è stato chiesto di organizzarlo, anche se all'ultimo momento a causa di precedenti problemi logistici, ho accettato con molto piacere.

Come mi accade molto spesso (sarà perchè di fronte alle sfide non mi tiro indietro, anzi!), anche questa proposta rappresentava una bella sfida : organizzare un concorso in poco più di un mese, con tutti gli annessi e connessi del caso, a partire dalla difficoltà di trovare un numero sufficiente di partecipanti in così poco tempo.

Ma la cosa non mi ha spaventata, e mi sono subito dedicata ad un'intensissima pubblicità dell'evento in tutte le regioni d'Italia coinvolte, ed il 21 marzo, data di chiusura delle iscrizioni, ho constatato di essere riuscita nell'impresa... gli iscritti, infatti, erano ben 40 !!

Molti di più del previsto.



Anche per la giuria ho contattato amici, amici di amici e conoscenti, e sono riuscita a formare un gruppo di professionisti validissimi e di livello molto alto : Serena Canino, violinista e didatta; Giuseppe Russo Rossi, violista ed Elton Tola, violinista, entrambi provenienti dal Teatro alla Scala, e Maurizio Tambara, compositore e direttore d'orchestra.

La giuria del Premio Musica è Gioia


Sabato 23 marzo, era tutto pronto ed il concorso ha preso il via. La sede che ha ospitato il Premio era la Sala Dimensione Due in Via Apelle a Milano, ed i partecipanti, come da regolamento dei concorsi Gewa, erano suddivisi in tre categorie: A ( 6-8 anni), B (9-11 anni) e C (12-14 anni). Gli strumenti ammessi erano violino, viola e violoncello.

La sala pronta per l'inizio del concorso!


Il pianista accompagnatore era Elia Tagliavia, che ha accompagnato e supportato con preparazione e professionalità diversi partecipanti.

E qui viene la parte difficile di questo resoconto... vorrei descrivere i partecipanti uno per uno, ma temo di non riuscire a farlo in breve .... comunque ci proverò!

Intanto inizio col dire che il livello era davvero molto alto, tutti i giovanissimi strumentisti erano molto preparati, professionali, musicali e diversi di loro portavano programmi complessi e ricchi di brani già impegnativi, tra l'altro eseguiti da tutti completamente a memoria e con pochissime imprecisioni e grande sicurezza, davvero un livello eccellente che ha colpito positivamente anche i giurati.

Nella Categoria A hanno suonato anche alcuni miei allievi. Potrebbe sembrare un conflitto di interessi, ma chi mi conosce sa che semmai sarebbe avvenuto il contrario, infatti sono molto esigente con i miei allievi e non voglio mai ed in nessun caso agevolazioni e favoritismi, che infatti non ci sono stati, e la cosa mi ha fatto solo piacere.

Penso che ognuno abbia ottenuto ciò che meritava, non solo in relazione alla propria preparazione ed al proprio impegno (se la giuria avesse guardato solo questo, avrebbe dovuto dare 100/100 a tutti!), ma anche e soprattutto in base al livello generale del concorso e specifico di ogni categoria, ed in questo modo ognuno è stato valorizzato ed i punteggi sono stati equi, corretti ed hanno messo in luce i candidati migliori.

I miei allievi che hanno partecipato tra i piccoli sono stati Francesca, Giovanni, Noemi, Riccardo, Beatrice, Alessia e Giulia. Tutti loro hanno dato il massimo divertendosi a suonare ed apprezzando l'esperienza del concorso, e rendendomi molto orgogliosa di loro!

Beatrice Angeleri

Francesca Capelli

Giulia Safranez

Alessia Craciun

Riccardo Bilucaglia

Giovanni Viola

Noemi Mazza


Ho notato i risultati del lavoro che tutti stanno facendo su impostazione, presa dell'arco, mano sinistra, suono ed intonazione, ed i tre bambini che si sono distinti maggiormente sono stati Noemi, sempre interessante per la personalità e la musicalità di tutte le sue esecuzioni; Francesca, piccolissima ma con una notevole musicalità, precisione e senso del ritmo, e Giovanni, che ha un bellissimo suono, un arco molto scorrevole e fluido ed un' ottima maturità musicale per avere solo 7 anni e mezzo.

Francesca Capelli :



Giovanni Viola :



In questa categoria Noemi ha avuto la segnalazione di merito con 80/100, a parimerito con Klara Rrojii, Francesca ha vinto il 3^ premio con 85/100 e Giovanni il terzo con 87/100.

Terzo premio anche per Maria Adelaide Molinari, che ha dimostrato una bellissima impostazione, precisione e musicalità; secondo premio per Matilde Lattuada, suono pulito ed esecuzione impeccabile ed Astrid Leah Scala, maturità musicale notevole ed interpretazione interessante. 

I primi premi sono andati a Leon Vittorio Scala, dalla personalità prorompente e già adulta, e Rebecca Di Sessa, straordinaria per la facilità di esecuzione, il suono pulitissimo e l'intonazione molto sicura, una piccola violinista davvero interessante per avere solo 8 anni!

Maria Adelaide Molinari


Matilde Lattuada

Leon Vittorio Scala


Rebecca Di Sessa


Nella Cat B c'è stato il gradito ritorno di Margherita Cirelli, vincitrice della scorsa edizione, quest'anno 3^ premio con 85/100, dal suono brillante e la personalità musicale raffinata ; e nella stessa fascia di punteggi si sono distinti anche Tommaso Mucchetti, segnalazione di merito con 84/100, intonato e dal suono pieno dopo poco più di due anni di studio del violino; e Beatrice Piccini, 3^ premio con 86/100, la più piccola della sua categoria (9 anni), sicura e molto accurata nell'esecuzione.

Tommaso Mucchetti

Margherita Cirelli

Beatrice Piccini





L'esecuzione di Tommaso Mucchetti :





Nella stessa categoria, secondo premio per Delfina Valdettaro, che a soli 10 anni ha eseguito una bella Danza Ungherese di Brahms, e primo premio con 96/100 ad Emilia Rauch, interpretazione intensa ed elegante, suono potente e tecnica brillante.

Delfina Valdettaro

Emilia Rauch


Emilia Rauch al concerto dei vincitori :




La Categoria C mi vede a corto di parole, perchè è stato molto numerosa ma soprattutto ricchissima di talenti e giovanissimi strumentisti straordinari, infatti anche il compito della giuria, di scegliere tra tutti questi eccellenti candidati, è stato piuttosto complesso!

Dato che mi è impossibile citare tutti, farò un breve excursus dei partecipanti più significativi.

Inizio dai miei allievi, Sara e Claid, che, nonostante tutte le loro difficoltà, prima fra tutte l'autismo, studiano musica come i loro coetanei, si impegnano, suonano ed amano esibirsi in pubblico. Ogni anno questi due ragazzi appassionati e tenaci dimostrano grandi progressi, ed io che li vedo ogni settimana posso testimoniare quanto lavoro e quanto studio ci sia dietro alle loro esecuzioni.

Sono fiera di loro e sono certa che continueranno il loro percorso con passi avanti sempre più grandi!

Non avendo video delle loro esecuzioni (oltre ai ruoli di organizzatrice, segretaria, insegnante e pianista accompagnatrice, anche quello di film maker sarebbe stato troppo!!), pubblico due video delle lezioni di questo ultimo periodo :

Sara Rossato



Claid Dosti



Nella loro categoria, ho trovato interessanti i violinisti Gretel Gaudenzi (83/100), con un bel concerto in La minore di Vivaldi eseguito con un fraseggio elegante ed un suono limpido e Luca Caranti, che a 13 anni ha suonato il terzo movimento del Concerto di Bruch, ottenendo la segnalazione di merito con 83/100, nonchè i terzi classificati, Aline Bozon, accurata e musicale (85/100), Francesca Biondi (13 anni non ancora compiuti ed ha eseguito il primo movimento del Concerto op 22 di Wieniawski con una splendida cavata, un suono luminoso e presente ed una grande perizia tecnica - 86/100) e Pietro Bagetto, 14 anni  (88/100), anche lui misuratosi con l'importante Concerto in Sol Minore di Bruch dandone una lettura già "grande" e ricca di idee musicali.

Luca Caranti

Gretel Gaudenzi


Aline Bozon

Il secondo premio è stato assegnato alla violoncellista Christiana Coppola, con una bella interpretazione del concerto di Duport e ad Elisa Verona, violinista (93/100), dal suono espressivo e ricco di sfumature e con un programma molto interessante che spaziava dal virtuosismo (Sarasate Malaguena) al barocco (Vivaldi Autunno), dimostrando capacità di muoversi musicalmente tra epoche e stili differenti.

Christiana Coppola
Elisa Verona

Primo Premio con 96/100 ad Anastasia Scripnic, 13 anni, anche lei molto potente nel suono e nell'intensità dell'interpretazione, nonchè sicura e fluida nell'esecuzione della Zingaresca di Sarasate.

La costante di questa ultima categoria è stata da una parte la complessità dei brani presentati e dall'altra il livello già professionistico degli esecutori, com'è giusto che sia quando si parla di ragazzi che dedicheranno la loro vita alla musica, e tuttavia sempre una bella realtà di cui essere testimoni, nonchè una positiva speranza per il futuro, molto diversa dall'immagine sconsolante degli adolescenti senza passioni, obiettivi nè interessi che passano le loro giornate davanti alla Play Station...

Anastasia Scripnic


E adesso siamo arrivati ai vincitori assoluti del concorso, ex aequo dato che, essendo tutti e due bravissimi, la giuria non ha voluto nè potuto scegliere un solo candidato.

Primo Premio Assoluto con 99/100 a Kristel Kraja e Federico Nogarotto, entrambi dotati di una tecnica virtuosistica ed impeccabile, di personalità spiccata e matura, suono espressivo, qualità comunicative ed un'interpretazione carismatica e musicale, che ha esaltato con chiarezza e vigore ogni brano eseguito.

Kristel Kraja:



Federco Nogarotto:



Complimenti vivissimi ai vincitori ed al loro insegnante Marco Fornaciari!

Federico Nogarotto

Kristel Kraja








Domenica 24 Marzo, invece, si è tenuta la premiazione di tutti i partecipanti, seguita dal concerto dei primi classificati.




Penso che nell'esperienza di un concorso di questo livello, vissuta in un'età molto giovane, anche la premiazione abbia la sua importanza, e che soprattutto sia importante ascoltare, o riascoltare, i candidati migliori, per imparare qualcosa da loro, per ascoltare un repertorio importante e per ricevere uno stimolo in più per continuare i propri studi con impegno e passione.

Pertanto, sottolineo ancora una volta il valore di partecipare per intero al concorso e di non venire solo per la propria audizione, ma di rimanere ad ascoltare gli altri in un'ottica di arricchimento, crescita e confronto costruttivo, mai critico o competitivo.

Per quanto nella musica, soprattutto a certi livelli, la competizione ci sia, e non lo nego, credo che finchè si è allievi giovani, e nel caso dei bambini della categoria A, ancora bambini molto piccoli, si debba vivere lo studio dello strumento con tranquillità e serenità, confrontandosi sì con gli altri, ma per imparare da loro, non per mettersi in sfida.

Lo spirito con cui porto i miei allievi ai concorsi è, quindi, quello di vivere un'esperienza positiva, arricchente e serena, ingaggiando semmai una competizione con sè stessi, e cercando quindi di fare sempre meglio ed impegnarsi per crescere sempre di più come persone e con il proprio strumento.

Poi l'attestato o la medaglia sono , per loro, solo una certificazione del loro impegno, non una misura della loro superiorità o inferioritò rispetto ad altri.

Noemi Mazza

Klara Rrojii

Massimiliano Cantarelli

Oceane Bozon

Francesca Capelli


Credo che la frase più significativa al riguardo sia stata pronunciata da Giovanni, che ha capito perfettamente le mie intenzioni : " Gli altri erano tutti molto bravi, non mi aspettavo di essere premiato, ma proprio per questo l'anno prossimo cercherò di suonare ancora meglio... voglio portare Vivaldi, se studio ce la faccio! Ma l'importante per me è aver suonato, è stato questo il bello del concorso."


E, lasciandovi con questa frase così tenera e saggia vi dico ... arrivederci all'anno prossimo!!