giovedì 22 novembre 2018

Il metodo Suzuki : un percorso che cambia la vita



IL METODO

Quando vi imbattete nel volantino di un corso di musica, la prima domanda che vi viene in mente è : “ Perché dovrei iscrivere mio figlio a questo corso?”. Oggi è facile trovare proposte di tantissimi corsi diversi, ma le proposte che fanno più presa sul pubblico sono quelle che promettono un apprendimento “facile” ed immediato, senza sforzo né impegno. Quelle basate sull’avere “tutto, subito e senza impegno”.  Anche quando sono rivolte ad un pubblico molto giovane. Corsi online di pochissimi incontri, lezioni via Skype senza nessun coinvolgimento della famiglia, tanti strumenti da “provare improvvisando”, attività musicali solamente ludiche (“perché io non voglio che mia figlia impari”, mi ha detto una volta una mamma che si informava sui miei corsi…. Ovviamente non l’ho mai vista). Luoghi, insomma, in cui i genitori possono portare i figli per qualche ora mentre vanno a fare la spesa o tornano al lavoro…. Senza neppure sapere cosa facciano i loro figli in quel posto. Sembra che i genitori di oggi siano troppo impegnati e presi dalle loro vite per poter condividere qualcosa con i figli, per poter fare qualcosa CON loro,  e che abbiano bisogno di luoghi in cui “mettere” i bambini mentre qualcun altro si occupa di loro. E non conta quali siano gli obiettivi di queste attività né cosa otterranno o impareranno i bambini svolgendole. Molti corsi, di musica, sportivi, teatrali ed artistici, infatti, non hanno alle spalle un metodo preciso né obiettivi chiari e mirati, ma sono molto generici e basati più sul gioco e l’improvvisazione che non sull’apprendimento. Non dico che questo sia sbagliato, ma senza dubbio è ciò che differenzia il metodo Suzuki da molti altri approcci. Soprattutto se sono rivolti a bambini piccoli, questi corsi pongono l’accento sulla “libertà di espressione”, sul’ “improvvisazione” (casuale) e sulla “libertà di esprimere la propria personalità”, senza obiettivi ai apprendimento, e senza pensare, però, che i bambini piccoli possono esprimersi molto meglio ed in modo più efficace se vengono dotati di maggiori strumenti per farlo. Altrimenti questa libertà rimane limitata perché priva di regole e di una cornice entro cui muoversi, e quindi confinata alle possibilità espressive ancora limitate di un bambino molto piccolo.
Il metodo Suzuki, invece, è diverso. Prima di tutto, NON è facile. E’ facile per i bambini, che imparano con spontaneità e naturalezza soprattutto quando sono piccoli. Ma NON è facile per i genitori. Come genitori, infatti, dovrete partecipare ad ogni lezione (almeno uno dei due genitori, che deciderà di seguire il bambino nel suo percorso). Dovrete imparare la musica e lo strumento. Dovrete essere lì, in ogni momento, insieme al vostro bambino. Con tutto il vostro essere, con la vostra mente ed il vostro cuore. Non porterete ed andrete a riprendere il vostro bambino, ma passerete ore, giorni, mesi, ANNI, CON lui. Imparando con lui, giocando con lui, divertendovi, osservandolo, ascoltandolo, suonando con lui. Asciugando le sue lacrime e ridendo con lui. Ed in questo modo, crescerete CON lui. La vostra vita cambierà per sempre. Letteralmente, non sarà più la stessa. Ed è meglio che lo sappiate da subito, perché il metodo Suzuki è un percorso di cresciuta con il proprio strumento e grazie ad esso. E’ un metodo educativo che donerà a voi al vostro bambino qualcosa che non dimenticherete per tutta la vita e che durerà per sempre. Diventerete entrambi persone migliori, più competenti, più serene e più ricche dentro. Personalmente credo che non sia una cosa da poco!





IL METODO DELLA LINGUA MADRE: PERCHE’ SI DOVREBBE E COME SI FA AD INIZIARE COSI’ PRESTO??
Nei volantini del metodo Suzuki, avete letto che è possibile iniziare a suonare a 3, 4, talvolta persino a due anni. Molti altri approcci sostengono che sia impossibile imparare a suonare prima del 7-8 anni, perché un bambino non avrebbe ancora le capacità di attenzione e concentrazione, ascolto e lettura necessarie ad un corso di strumento. Beh, non è vero. Negli anni Trenta, Shinichi Suzuki, un violinista giapponese, scoprì che anche i bambini piccoli potevano imparare a suonare il violino, molto prima di imparare a leggere ed a scrivere, grazie a quello che lui definiva il “metodo della lingua madre”. Suzuki scoprì, infatti, che, se ogni bambino era in grado di imparare la propria lingua madre grazie all’ “immersione” in un ambiente “linguistico” fin dalla nascita, lo stesso bambino sarebbe anche stato in grado di imparare a suonare grazie alle stesse strategie. Tramite l’ascolto, l’imitazione e la ripetizione di suoni e movimenti. Con il supporto dell’adulto, con il suo aiuto e tramite prove ed errori. Perché iniziare così presto, allora? Perché, come una crescente mole di studi conferma, iniziare da piccoli è più semplice, è spontaneo, naturale e divertente. Fino ai 3 anni, imparare è un gioco, ed ogni bambino ha dentro di sé un potenziale straordinario che aspetta solamente di essere sviluppato. Dopo, diventa tutto un po’ più complicato e meno naturale. Imparare la postura e la presa dell’arco corrette sul violino, ad esempio, è molto più semplice a 3 anni che non ad 8-9. Anche acquisire un bel suono e tirare l’arco dritto senza tensioni aggiuntive viene più spontaneo da piccoli. Proprio come imparare una nuova lingua. I bambini fino ai 3 anni, infatti, sono in grado di imparare una nuova lingua in modo fluente e senza accento, cosa che da grandi diventa difficile se non impossibile. Le persone che criticano questo approccio immaginano un piccolo di 3 anni costretto a stare immobile davanti ad un leggio per ore ed ore. Se dite al vicino di casa che il vostro bambino di tre anni studia violino, vi sentirete rispondere “Ma sei matto?? Perché lo obblighi? A tre anni deve giocare!”. Ovviamente, questa persona non può sapere che le lezioni Suzuki sono divertenti, varie, ludiche, ricche di movimento ed a misura di un bambino così piccolo. Nessun bambino, quindi, viene obbligato a passare ore fermo a leggere la musica. Al contrario, un piccolo allievo Suzuki si diverte molto, vive la lezione come un gioco e viene messo in condizione di poter esprimere la propria personalità, anche se in un contesto in cui impara anche la disciplina, l’autocontrollo e regole adatte alla sua età.



LA DIDATTICA FAMILIARE
Come ho accennato in precedenza, ciò che rende il metodo Suzuki davvero unico è la didattica famigliare. Il metodo Suzuki non propone corsi “parcheggio”, ma offre, invece, un’impareggiabile esperienza di condivisione con il vostro bambino ed un’opportunità per fare realmente qualcosa CON lui. Prima che sia troppo tardi, prima che cresca ed abbia la sua vita. Ma, se da piccolo avrà vissuto questa esperienza con voi, anche quando sarà cresciuto di ricorderà di ciò che avete vissuto insieme e condiviso. Questo percorso, infatti, arricchirà e renderà ancora più intensa la vostra relazione diventando, per entrambi, qualcosa che non scorderete.
Ma il motivo per cui almeno un genitore deve partecipare attivamente alla lezione ha anche ragioni didattiche. Un bambino piccolo – e, vi assicuro, anche un po’ più grande- non ha ancora la capacità di organizzare il proprio studio quotidiano a casa in autonomia, né di mantenerlo con costanza ed un efficace metodo di studio. Lo studio a casa è indispensabile perché l’apprendimento di uno strumento abbia successo, ma va obbligatoriamente guidato e supervisionato dall’adulto, almeno fino ai 10-11 anni. Adulto che, gradualmente, sfumerà la sua presenza e rimarrà alla fine solo come figura di sfondo e persona pronta ad ascoltare ed incoraggiare. L’indipendenza nello studio e nel rapporto con lo strumento, quindi verrà con il tempo, ma è qualcosa che all’inizio mancherà per forza di cose. L’autonomia nella pratica strumentale, infatti, così come il talento, è qualcosa che si costruisce, non una caratteristica innata. Questo è un tipo di apprendimento, dunque, che ha successo solo se prevede il coinvolgimento attivo del genitore in ogni sua fase, dalla lezione al lavoro a casa, ai concerti, alle lezioni di gruppo. Vi siete mai chiesti perché i corsi di musica hanno una percentuale così alta di abbandoni? Beh, eccovi la risposta. Non certo perché “ai bambini piace cambiare”, come comunemente si crede, ma perché, senza il supporto di una persona adulta, un bambino non avrà mai la costanza di portare avanti a lungo un’impresa tanto impegnativa.
Inoltre, il metodo della lingua madre richiede la creazione di un ambiente musicale fin da subito ed in tutti gli ambienti di vita del bambino, cosa impossibile da creare senza il coinvolgimento di tutte le persone che fanno parte di tali contesti.





L’ASCOLTO
Per creare un ambiente musicale serve, ovviamente, la musica. Una parte fondamentale del metodo Suzuki risiede nel suo repertorio, suddiviso in più volumi con cd allegati, che diventerà la nuova lingua del bambino. Più l’allievo ascolterà i cd, più imparerà la nuova “lingua”, proprio come succede quando ci si immerge in un contesto linguistico differente dalla nostra madre lingua. Ma, al contrario di quanto avviene a noi adulti quando ci troviamo in un paese straniero, per un bambino piccolo il repertorio Suzuki non sarà una lingua “straniera”, ma, anzi, sarà una seconda madrelingua, perché l’avrà ascoltata fin da piccolo ed appresa in modo quasi automatico. Questo è molto evidente quando si osservano i fratelli degli allievi Suzuki, che sono esposti alla musica ed allo specifico repertorio proprio fin dalla nascita. Questi bimbi sembrano nascere conoscendo già i brani Suzuki, ma in realtà li apprendono fin da neonati, essendo esposti ai cd che ascoltano i fratelli a casa e sentendoli mentre si esercitano. E’ importante, dunque, dare al bambino più opportunità possibili per ascoltare il cd, in ogni ambiente ed in ogni momento della giornata.



LA MOTIVAZIONE
Un’altra domanda frequente nei genitori Suzuki “alle prime armi” è : “Come faccio a capire se mio figlio vuole davvero suonare?”. In ottica Suzuki, questa è una domanda senza senso. Scegliere di far studiare musica al proprio figlio dovrebbe essere, infatti, una scelta educativa. La possibilità di suonare uno strumento musicale è un dono che un genitore fa a suo figlio ed alla sua vita presente e futura. Non si tratta solo di imparare uno strumento, è molto di più. I bambini che suonano uno strumento sono, infatti, persone straordinarie con una “marcia in più”.  Grazie al violino, un bambino imparerà ad essere paziente, gentile, tranquillo sereno e disponibile verso gli altri. Acquisirà maggiori competenze nella lettura, nella scrittura, nella matematica e nella logica.  Avrà un maggiore autocontrollo, sarà in grado di aspettare prima di ottenere un risultato, saprà riflettere sugli eventi e collaborare con gli altri. Imparerà a lottare per i suoi sogni ed a non arrendersi davanti alle sconfitte. Apprenderà la costanza, la determinazione e la resilienza. Diventerà più forte a più sicuro di sé stesso, con una maggiore autoefficacia ed autostima.
Questa scelta, dunque, non può ricadere sul bambino, che non ha idea di tutti questi aspetti legati allo studio della musica, e non può comprenderli appieno. Deve essere una decisione del genitore che vuole regalare a suo figlio una vita meravigliosa ed indimenticabile. La motivazione, di conseguenza, non può essere solo interna al bambino, ma deve partire prima di tutto dal genitore. Chiedere ad un bambino di tre anni di prendere una decisione che, ormai lo avrete capito, è molto importante, può essere sbagliato e persino dannoso. Un bambino così piccolo non può essere caricato di una responsabilità così grande. Ma non è finita qui. Prendere una decisione importante ed attenersi ad essa è impegnativo persino per un adulto: pensate a quante volte avete scelto un’attività, un corso, un hobby, un corso di studi, e poi vi è venuta voglia di lasciar perdere dopo poche lezioni. Forse vi piaceva, probabilmente anche molto, ma anche per voi non è stato facile decidere di portare avanti qualsiasi attività settimana dopo settimana. Magari un giorno vi siete svegliati e non avevate voglia di andare all’università, a calcio, al corso di cucina, in palestra. Perché avevate altro da fare, o perché eravate semplicemente stanchi. Perché dovrebbe essere diverso per un bambino, per di più se molto piccolo? La motivazione verso qualunque attività della vita  raramente è solo intrinseca, ed ancora meno di frequente dura per molto tempo. E’ nella natura umana voler cambiare dopo un po’, provare altre cose, o anche lasciar perdere, arrendersi. Ma se permettiamo al nostro bambino di smettere alla prima avvisaglia di demotivazione o al primo segno di stanchezza, non gli avremo insegnato niente. La determinazione, la costanza e la motivazione stessa si accrescono e si sviluppano anche grazie ai momenti di stanchezza e demotivazione. Allo stesso modo, fallimenti ed errori fanno parte del processo di apprendimento, aiutano a crescere, e non possono essere una ragione sufficiente per mollare.
Esistono varie strategie per supportare ed incrementare la motivazione del bambino, ed il vostro insegnante ve ne mostrerà alcuni. Nel frattempo, però, il vostro compito come genitori sarà quello di trasmettere al vostro bambino l’amore per la musica, per lo strumento e per il lavoro a casa. Ma anche per gli errori, i momenti di stanchezze e gli ostacoli che si troverà a dover superare. Questo dovrà essere il vostro obiettivo principale ed il vostro “compito” più grande.



LE LEZIONI DI GRUPPO
Quando gli allievi sono pronti per iniziare le lezioni collettive, spesso i genitori faticano a capirne l’importanza.  Le lezioni di gruppo, invece, costituiscono una parte essenziale del metodo Suzuki, perché suonare insieme agli altri offre una serie di vantaggi, dal punto di vista didattico ma non solo. Le lezioni di gruppo danno la possibilità di ripassare per l’ennesima volta (ricordatevi, la ripetizione non è mai troppa!!) il repertorio studiato dal bambino, che può anche ascoltare brani più avanzati eseguiti da allievi più grandi. Il lavoro con i pari, inoltre, aumenta la motivazione, l’autostima e la voglia di imparare. Il vostro bambino prenderà ad esempio gli allievi più grandi, che diventeranno per lui modelli da seguire ed a cui aspirare, ed imparerà a collaborare, lavorare in gruppo ed aiutare i più piccoli. Vedere studenti più avanzati offre, inoltre, sia ai bambini sia ai genitori stessi, un’immagine di come sarà il loro futuro, musicalmente parlando.  Ecco perché le lezioni di gruppo sono fondamentali in questo percorso.



CONCLUSIONI: NON APRITE QUELLA PORTA!
Non aprite quella porta … la vostra vita potrebbe cambiare per sempre!
Ecco cosa potrebbe succedervi:
-        Svilupperete un’ossessione per le “patatine fritte”, intese non come alimento, ma come ritmo della prima variazione di Bella Stella, al punto da non riuscire più a mangiare le patatine fritte vere! Vi ritroverete inoltre a canticchiarlo e tamburellarlo, senza neppure accorgervene, su ogni –superficie- disponibile.
-        Andrete a dormire e vi risveglierete con in testa la melodia di Bella Stella, che ben presto diventerà il vostro brano preferito.
-        Dovrete spiegare a vicini e conoscenti che suonare il violino a tre anni non è schiavitù, ma è il regalo più grande che avreste potuto fare al vostro bambino. Che la minuscola custodia di vostro figlio non contiene uno strumento giocattolo, ma un violino vero! E’ che NO, vostro figlio, NON è un genio, perché tutti i bambini possono imparare a suonare.
-        Tornerete sui banchi di scuola. Imparerete anche voi le basi del violino, la ritmica, il solfeggio, le note.
-        Nonostante tutti i vostri impegni, riuscirete a trovare ogni giorno il tempo per esercitarvi insieme al vostro bambino, supportando e sostenendo la sua motivazione.
-        Passerete i weekend alle lezioni di gruppo o in alternativa in giro per il mondo per i corsi, i concerti e gli eventi musicali.
-        Tutta la vostra famiglia, parenti, nonni ed altri figli compresi, si ritroverà coinvolta nell’esperienza musicale del bambino.
Vi ho avvisati …. Ma se proprio vi sentite pronti a vivere l’esperienza più incredibile, coinvolgente ed indimenticabile della vostra vita …. Aprite quella porta!



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