giovedì 21 gennaio 2016

Manuel e Maria : apprendimento cooperativo tra due grandi talenti

Io non uso mai la parola "talento" : non mi piace, la trovo abusata e poco realistica.

Le doti innate, infatti, se non sviluppate lasciano il tempo che trovano, e personalmente credo che il 90% delle competenze di un bravo musicista dipendano dall'ambiente in cui è cresciuto musicalmente, dallo studio, dalla motivazione, dall'impegno e dall'apprendimento.

Non condivido, dunque, la linea di pensiero secondo cui la musica dovrebbe essere totale libertà, spontaneità assoluta ed espressione di sè senza regole nè vincoli, in particolare in caso di persone con disabilità.

Anzi, secondo me dovrebbe essere esattamente il contrario : se alcuni bambini o ragazzi senza difficoltà possono anche fare musica da autodidatti - senza superare, però, quasi mai un certo livello, e quindi senza potersi mai esprimere veramente-, i ragazzi con disabilità hanno bisogno di un insegnamento strutturato e di maggiore studio e lavoro per sviluppare le loro capacità, anche e soprattutto in ambito musicale.

Detto questo, in alcuni casi, capacità "innate" , o comunque, difficilmente spiegabili in seguito ad un apprendimento - senso del ritmo, orecchio assoluto, musicalità- possono essere presenti e molto evidenti, anche a mio parere meriterebbero comunque ed in qualsiasi caso di essere sviluppate e coltivate.

I miei due allievi Manuel e Maria ne sono un esempio. Ecco perchè li ho definiti due grandi talenti. Entrambi hanno un grandissimo senso del ritmo, orecchio assoluto - ancora più sorprendente, se pensate che entrambi hanno difficoltà uditive e protesi acustiche- e capacità di riprodurre all'istante melodie ascoltate anche solo una volta, introducendo anche variazioni personali una volta suonato il brano originale!!

Ma tutti e due studiano musica. Non "fanno" musica per gioco, per socializzare, per "passare il tempo". STUDIANO uno strumento - due, nel caso di Manuel- per impararlo, come i loro coetanei senza difficoltà.

Manuel ha disturbi alla vista, all'udito - sindrome di Charge- ed autismo, mentre Maria è sordocieca.

Ed eccoli mentre studiano brani nuovi e poi suonano insieme, questa volta sì improvvisando :), alla fine della lezione .... sono o non sono bravissimi!!!




domenica 17 gennaio 2016

Apprendimento cooperativo : insieme ci si diverte e si impara!

Anche in questo inizio del 2016, pur lavorando molto a livello individuale, per dare maggiore attenzione ad ogni allievo e curare la parte tecnica ed il programma personalizzato di ognuno, sto creando sempre nuove occasioni per promuovere l'apprendimento cooperativo, in coppia, in piccolo gruppo e con il gruppo al completo dei miei allievi.

Lavorando insieme, gli allievi, oltre a percepire quella parte della lezione come più "leggera", imparano anche a porre attenzione all'altra persona, ascoltarla, ascoltarsi meglio e adattare la propria esecuzione, a livello ritmico, di intonazione ed interpretazione, all'allievo con cui stanno suonando.





Inoltre diventano maggiormente responsabili di ciò che stanno eseguendo- soprattutto nel caso di studenti di livello più avanzato che si occupano dei più piccoli- e del risultato finale del brano, e riescono ad autovalutarsi e ad apprezzare le caratteristiche musicali e personali degli altri bambini.

Infatti personalmente cerco sempre di sottolineare gli aspetti positivi di ogni partecipante alle lezioni collettive, facendo notare che ogni allievo ha qualità magari differenti dall'altro ma altrettanto importanti. C'è chi ha un maggior senso del ritmo, chi ha un suono particolarmente bello e curato, chi ha un orecchio molto sviluppato e chi legge bene a prima vista o dà un significato musicale personale a ciò che suona. Chi ha un'impostazione o una postura migliori, e chi riesce a comporre o improvvisare con molta creatività.


Non sottolineo mai gli errori, che invece faccio gentilmente notare durante le lezioni singole, ma faccio in modo che ognuno possa apprezzare e valorizzare l'altro, nell'ottica di creare un clima di gruppo positivo e sereno in cui gli obiettivi siano l'impegno, il miglioramento ma anche la socializzazione e l'amicizia tra piccoli e grandi.

In questi video, ad esempio, vediamo Giorgio, 5 anni, che esegue al violino Song of the Wind di Suzuki prima da solo e poi insieme a Lorenzo, 8 anni :




Suonare in due all'unisono è più complesso perchè necessitano di un ascolto approfondito non solo della propria parte ma anche di quella dell'altro violinista, e nel caso degli strumenti ad arco questo è ancora più importante a causa delle difficoltà di intonazione di due strumenti non temperati e che , quindi, richiedono che le note vengano "create" dal musicista stesso.

Ma loro hanno apprezzato l'esperienza, e l'hanno poi ripetuta con l'Allegro, sempre di Suzuki, nel quale Lorenzo ha insegnato a Giorgio l'inizio del pezzo che il più piccolo sta studiando in questi giorni :



Bravi !!

David e Diana, invece, sono due nuovi allievi di 6 anni appena compiti - questa settimana!- che studiano con me da solo un mese.

Entrambi sono musicali, convinti ed appassionati, infatti hanno subito iniziato con lo strumento e non vedono l'ora di venire a lezione, grazie anche alle loro mamme che trasmettono loro un grande entusiasmo ed una forte motivazione.

Qui li sentiamo cantare, proprio insieme alle mamme, la versione originale di Song of the Wind, in rumeno :



Bellissimi :))

Ed ecco David al suo debutto in orchestra, dopo il quale mi ha detto "E' stato troppo bello, mi sono divertito tanto!!"



In prima fila si vede anche la violinista più piccola dell'orchestra, E., di appena 2 anni e mezzo!!

Il suo amore per la musica e per il violino ed il suo entusiasmo sono trascinanti e contagiosi, infatti tutti si stupiscono della sua voglia di suonare e della capacità di concentrazione che dimostra pur essendo così piccola.

Meravigliosa!

In queste occasioni, gli allievi di 10-11 anni aiutano i piccoli anche negli aspetti pratici quali riporre il violino, mettere la pece, tirare i crini dell'arco, ed in questo modo fin dai due anni i bambini imparano a prendersi cura del proprio strumento, a non trattarlo come un giocattolo, pur vivendo l'esperienza come un bellissimo gioco, e ad avere rispetto dell'oggetto che stanno utilizzando, ma anche degli spazi degli altri e delle loro cose. Mentre i più grandi imparano a rispettare e adattarsi ai tempi più "lenti" dei baby-violinisti e ad assecondare a volte le loro richieste di ripetere o eseguire canzoncine più semplici e ludiche.

Addirittura durante l'ultima prova le piccoline hanno insegnato ai "veterani" una canzone con coreografia dal programma di primo anno, e tutti si sono prestati ad apprenderla ed eseguirla insieme a loro, anche se alla fine non hanno voluto ammettere di essersi divertiti lo stesso, pur avendo superato da un pezzo l'età della propedeutica!


(continua....)