sabato 6 gennaio 2024

A COSA SERVE STUDIARE MUSICA?


 A cosa servono le lezioni di musica?

Un post molto popolare su Facebook che viene letto e condiviso da tempo, fa notare che il valore dello studio della danza non risiede solo nel divertimento e nell'apprendimento della tecnica, ma anche nei momenti più duri ed impegnativi del percorso,e dunque i genitori pagano anche per i momenti di difficoltà, di fatica e sconforto che costituiscono per i loro figli lezioni di vita.
Mi scuso ma non conosco l'autore del post, altrimenti lo citerei (come sapete, non sopporto la "condivisione selvaggia" dei contenuti online senza dare credito all'autore degli stessi).
Comunque, credo che per la musica valga esattamente la stessa cosa, con la differenza che, mentre per la maggioranza dei corsi artistici o sportivi l'unica persona coinvolta è il bambino, nel caso dello strumento Suzuki tutto ciò si applica anche al genitore.
E' almeno un genitore, infatti, che partecipa a tutte le lezioni, condivide il percorso con il figlio e studia a casa con lui, e a volte lo fanno anche entrambi.
Quindi il corso Suzuki diventa una palestra di vita non solo per il bambino, ma anche per gli adulti, per i quali, però, reggere il carico pratico ed emotivo dello studio di uno strumento con il proprio figlio è ancora più difficile.
Le lezioni sono piacevoli e divertenti per tutti, ma riproporre le stesse modalità anche a casa è il problema principale che riscontro nelle mamme e nei papà dei miei allievi, nonostante personalmente investa molte ore nella formazione e nel supporto proprio a loro.
Ma, alla luce del post citato sopra, vorrei dire a chi ha un figlio che studia uno strumento di non arrendersi e pensare che il valore di un percorso di questo tipo risiede veramente non solo nei suoi aspetti positivi, nel divertimento, l'entusiasmo, la voglia di imparare, i momenti di gioco e di risate, ma anche in quelli più difficili : i giorni in cui la motivazione cala e bisogna trovare nuove strategie per interessarlo, le settimane in cui sembra che l'apprendimento non avvenga e, anzi, è come se si tornasse indietro, le giornate nelle quali il bambino è stanco o tende a scoraggiarsi più facilmente, i weekend in cui si viaggia e ci si deve svegliare la mattina presto per partire con l'orchestra, le volte in cui il figlio dice "suonare non mi piace più" oppure "voglio cambiare strumento", ma in realtà sta dicendo "vorrei imparare senza fare fatica" e "mi sembra che un altro strumento possa essere più facile".
Anche tutto questo aiuta a crescere e ad acquisire competenze fondamentali nella vita, di reazione alle difficoltà ed agli imprevisti, di risoluzione dei problemi, di gestione delle emozioni spiacevoli e della fatica e di capacità di raggiungere gli obiettivi che ci si è posti, per poi essere ancora più felici e soddisfatti di averli conquistati.
Spianare sempre la strada ai vostri figli ed evitare loro ogni frustrazione o difficoltà non è la soluzione migliore e non li aiuta a diventare grandi.
Condividere un percorso con loro in modo positivo, con gioia ed entusiasmo, ma anche con tenacia e determinazione davanti ai momenti di crisi, invece, sì.
Da professionista anche della salute mentale (psicologa dello sviluppo) vi assicuro che l'unico modo per imparare a gestire le emozioni spiacevoli quali ansia, rabbia, delusione o paura è affrontarle, entrando nella situazione temuta, attraversandola e vivendola.
Nella società odierna, purtroppo, si tende a fare il contrario, evitando ciò che mette a disagio o che non fa stare sempre bene in ogni attimo della vita.
Russ Harris, psicoterapeuta pionere dell'ACT (Acceptance and Commitment Therapy), la chiama "La trappola della felicità", ovvero la convinzione, inefficace, che si debba essere sempre felici e che alcune emozioni abbiano una connotazione negativa e debbano essere eliminate ed evitate.
Non è così : le emozioni possono essere tutte utili se rese funzionali, anche quelle spiacevoli, ed i bambini che imparano a vivere tutte le loro emozioni saranno anche più capaci di affrontarle, gestirle ed utilizzarle al meglio.
Ecco, suonare serve anche a questo.

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Ke Tty e altri