domenica 22 agosto 2021

Settembre 2021 : arrivano i Servizi Psicologici de La Musica è Gioia!

La Dott.ssa Francesca Raimondi (Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione, iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Lombardia nr. 16085) offre anche i seguenti servizi rivolti a bambini, adolescenti, genitori, atleti e performer, squadre ed allenatori:






COLLOQUI DI SOSTEGNO PSICOLOGICO

per bambini dai 6 agli 11 anni

per adolescenti (12-17 anni)

per genitori di bambini con disabilità

PSICOLOGIA DELLO SPORT

consulenze e supporto per atleti, squadre ed allenatori

Mental Coaching ed esperta in Performance umana

formata e in collaborazione con Psicologi dello Sport Italia

www.psicologidellosport.it

Iscr. all’Albo degli Psicologi della Regione Lombardia nr. 16085

AREE DI COMPETENZA E SPECIALIZZAZIONE

Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione ad

indirizzo cognitivo comportamentale

Analisi Applicata del Comportamento (Tecnico ABA)

Disabilità e disturbi dello Sviluppo

Educazione Speciale

Psicologia dello Sport e Mental Coaching

Mindfulness (Mindfulness Based Cognitive Therapy)

Educazione Razionale Emotiva

Acceptance and Commitment Therapy ( formazione in corso)

CONTATTI :

EMAIL francesca.raimondi83@gmail.com

TEL. 333/9769686



sabato 21 agosto 2021

Il "premio": uno dei tanti stereotipi riguardo alla scienza del comportamento

 "Non voglio che mio figlio riceva premi, altrimenti crescerà convinto di dover fare tutto in cambio di qualcos'altro"



Questa frase racchiude in sè uno dei maggior stereotipi relativi all'approccio comportamentale ed alla scienza del comportamento, secondo il quale i bambini non mai dovrebbero ricevere "premi" perchè essi sarebbero diseducativi e la motivazione verso qualunque attività dovrebbe essere da subito ed esclusivamente intrinseca. 

Ho usato appositamente termini qualli "mai", "qualunque", "subito" ed "esclusivamente" per mettere in evidenza la rigidità di questo tipo di pensiero, che si basa sul rifiuto della "psicologia del bastone e della carota" che, tuttavia, viene dal senso comune e non ha niente a che vedere con l'analisi del comportamento, che invece è scientificamente provata e riconosciuta e, quindi, efficace e per nulla diseducativa, anzi.

Per iniziare: i rinforzatori non sono premi. Rinforzatore è tutto ciò che aumenta la probabilità di emissione di un determinato comportamento, e quindi non deve essere per forza qualcosa di positivo, ma può essere anche ciò che a prima vista potrebbe sembrare una punizione, faccio un esempio : a scuola, un ragazzo fa confusione perchè non vuole seguire la lezione - l'insegnante lo manda fuori dall'aula- il comportamento di fare confusione verrà ripetuto più spesso in futuro perchè ha ottenuto la conseguenza sperata- ovvero l'allontanamento dall'aula di lezione (rinforzo negativo).

Ma anche il rinforzo positivo può avvenire tramite conseguenze che a prima vista potrebbero non sembrare piacevoli : alcuni bambini, ad esempio, hanno come rinforzatori attività o stimoli sensoriali, quali suoni o rumori, che la maggior parte delle persone potrebbero considerare sgradevoli, eppure per loro agiscono come rinforzatori.

Ho conosciuto bambini che erano estremamente attrati dai rumori dei motori, dell'aspirapolvere, dei palloncini che scoppiavano,della lavagna che veniva grattata... non i classici "premi", direi!



Abbiamo stabilito, perciò che rinforzatore e premio sono due cose diverse.

Parlando, invece, della motivazione verso alcune attività, non è realistico aspettarsi che essa sia sempre, da subito e totalmente intrinseca, o che sia possibile far amare ai bambini qualsiasi attività per il piacere che essa comporta. Semplicemente perchè, è oggettivo, alcune attività non sono piacevoli : per rimanere nel contesto della didattica musicale, tecnica pura, scale, studi ed esercizi quotidiani non sono divertenti. Certo, possono diventarlo, ma non dall'inizio e non per bambini piccoli.

Utilizzare rinforzatori (che, NO, non sono premi, ma che possiamo considerare in una prima fase obiettivi) esterni e concreti, quali stickers, palloncini, piccoli giochi, figurine ed altro, in una fase iniziale e per un tempo limitato, non è nè diseducativo nè sbagliato, perchè aiuta il bambino ad associare l'attività nuova e sconociuta a qualcosa di conosciuto che apprezza già, ed inoltre gli insegna ad impegnarsi e persistere per raggiungere un obiettivo.




D'accordo, l'obiettivo iniziale non sarà l'attività stessa, ma qual è il problema? Non vi è mai capitato di andare in palestra inizialmente per dimagrire e per fare una migliore "prova costume" per poi scoprire che allenarvi vi piaceva e vi dava soddisfazione di per sè?

La parte più importante di tutto questo risiede in tre aspetti relativi all'utilizzo di rinforzatori concreti:

1) Dato che l'analisi del comportamento è scientifica, bisogna stabilire prima come essi andranno "sfumati", ovvero gradualmente ridotti e poi tolti, perchè essi NON dovranno essere lo scopo e l'obiettivo del nostro lavoro, che sarà invece la motivazione intrinseca, per l'attività in sè

2) Grazie al lavoro descritto al punto 1, la durata dell'utilizzo di questi rinforzatori sarà breve, più breve possibile, e limitata solo ad attività più impegnative e meno intrinsecamente motivanti fin dall'inizio

3) A differenza dell'approccio popolare del "bastone e la carota", nella scienza del comportamento NON si usano punizioni ... niente bastone quindi! Se non in casi estremi ed in una forma che non prevede mai nessun tipo di punizione come essa viene comunemente intesa dall'educazione popolare.

Ultima considerazione : i rinforzatori non sono solo giochi, cibi, medaglie o oggetti concreti, ma possono essere, come avrete ormai capito, anche altre attività (fare musica da camera, orchestra, giocare con gli altri bambini) oppure parole, complimenti, feedback e conseguenze non tangibili ma astratte.

Ed a chi ancora dice "Non voglio che mio figlio si senta dire bravo, perchè crescerà convinto che il suo valore personale dipenda dall'approvazione degli altri", spiego:

da insegnanti, educatori, ma anche da genitori bisognerebbe sempre dare ai bambini feedback che non coinvolgano la persona e l'immagine di sè, ma che siano invece mirati, dettagliati e specifici riguardo al  comportamento o al compito svolto.

Dire "Ti sei comportato bene" non equivale a dire "Sei un bravo bambino" o "Sei stato cattivo", così come dire "Complimenti! Hai letto molto velocemente" non è la stessa cosa rispetto ad un generico "Bene, il tuo voto è 10"


Una comunicazione di questo tipo, quindi, non mina in alcun modo l'autostima del bambino e non crea nessuna connessione tra la sua performance ed il suo valore come persona, ma anzi gli spiega in modo chiaro e preciso che cos'ha fatto correttamente e dove può ancora migliorare.

Quindi non ha senso dire "Non voglio che mio figlio si senta dire bravo", perchè invece è fondamentale che un allievo abbia un quadro chiaro di quello che sta facendo e sappia esattamente come migliorare ed apprendere ciò che gli viene insegnato.

Infine, vorrei chiarire che tutto ciò NON esclude l'apprendimento spontaneo, la creatività e l'autonomia, ma anzi li incoraggia, li incrementa e li rafforza.

Tutte le altre idee sono solamente l'espressione di stereotipi e pregiudizi di chi non conosce alcuni approccio psicoeducativi e quindi crede che essi abbiano come obiettivo la "sottimissione" dei bambini e la loro svalutazione come persone rispetto agli adulti, cosa che non avviene mai e in nessun caso, dal momento che al contrario, l'obiettivo finale del nostro lavoro è sempre l'indipendenza e la formazione di  persone uniche, autonome, libere e serene, che però avranno più strumenti per vivere una vita ricca e soddisfacente.














giovedì 12 agosto 2021

Suonare bene da piccoli: criteri di apprendimento ed obiettivi della didattica per i più piccoli

 Quando pubblico i video dei miei allievi più piccoli, tra i 2 (talvolta anche meno) ed i 4 anni di età, ricevo spesso critiche, Non Mi piace o commenti confusi e perplessi da parte di chi non ha idea di cosa significhi non solo suonare uno strumento, ma ancor di più farlo da piccolissimi.

Mi piacerebbe, quindi, spiegare gli obiettivi ed il significato del mio lavoro, per evitare di ricevere critiche sterili da chi non sa cosa faccia e si aspetterebbe qualcosa di diverso.

I commenti più frequenti riguardano il livello di difficoltà dei brani e degli esercizi, infatti le persone dicono che "si aspetterebbero di più", pensando forse ai bambini che a 5-6 anni suonano i Concerti di Mozart, brani virtuosistici di autori quali Wieniaswski o Sarasate o i Capricci di Paganini ... non mi piace usare il termine "bambini prodigio", perchè di prodigioso hanno poco, dato che l'80% di ciò che fanno è frutto di impegno e di duro lavoro.

Altri dubbi possono essere relativi alla potenza ed alla qualità del suono, senza pensare che uno strumento grande 1/64 di quello definitivo (1/64!!) non potrà mai avere lo stesso volume di suono di un violino di dimensione 4/4.




A volte mi è anche stato detto che i bambini "suonano meccanicamente, senza anima" o che "se non sanno leggere le note, come fanno a suonare?"

Insomma, come potete vedere, le motivazioni di chi muove questo genere di critiche sono basate su una mancata conoscenza della "materia" e su di una cultura musicale molto superficiale ed incompleta.

Per capire meglio cosa faccio, e quali siano gli obiettivi delle basi dello studio del violino secondo il metodo Suzuki, vi elenco quindi i criteri di apprendimento generali del mio corso per i primi due anni di violino:

1) Acquisire una postura corretta, rilassata e bilanciata

2) Acquisire una presa dell'arco corretta

3) Raggiungere un'impostazione esatta del violino

4) Raggiungere una corretta tecnica d'arco di base

5) Produrre un suono di buona qualità (senza suoni "grattati", "schiacciati" o "filati")

6) Saper eseguire ad orecchio alcuni brani del primo Volume Suzuki su una corda sola o su due corde (senza dita della mano sinistra, per eseguire l'accompagnamento) o con tutte le dita della mano sinistra (suonando le note, quindi la melodia) con il ritmo e le arcate corrette

7) e, se si suona con le dita, con l'intonazione corretta almeno per il 90-95% delle note eseguite





In base agli obiettivi elencati, potete capire che i criteri non riguardano:

1) La difficoltà dei brani

2) La potenza del suono oltre i limiti della dimensione del proprio strumento

3) La lettura delle note

4) L'interpretazione del brano


Queste sono competenze che arrivano molto dopo, non certo a 2-3 anni!!


Nicholas a 2 anni


La difficoltà dei brani è in effetti, per alcuni insegnanti, un criterio fondamentale, perchè pensano che la motivazione cresca quanto più il bambino è in grado di suonare pezzi complessi, ed anche per una sorta di "show off" nei confronti del pubblico dei "saggi" (ed il motivo per cui io organizzo concerti e non saggi è proprio questo)  e dei genitori che pensano che il loro bambino sia più bravo quanto più esegue brani difficili.

Al contrario, io miro ad un'esecuzione il più possibile corretta ed accurata di un repertorio alla portata del bambino, anche di una sola nota a volte, ma eseguita perfettamente, con un bel suono, il controllo dell'arco, l'impostazione esatta ed il ritmo corretto.

Non mi interessa che suonino concerti per violino o pezzi virtuosistici, magari anche male, per "fare scena" o per sentirsi più bravi, perchè personalmente gestisco la motivazione con altre tecniche.

Nel metodo Suzuki, inoltre, gli allievi iniziano a suonare senza leggere le note, ad orecchio e memorizzando il repertorio - fino a quasi 30 brani nel Volume 1 - per sviluppare l'orecchio stesso, la capacità di ascolto e di feedback su ciò che fanno. Poi più avanti inizieranno a leggere, bene e senza problemi, come tutti gli altri.

Quindi "come fanno" a suonare se non sanno leggere? Suonano ad orecchio! E pezzi anche difficili (quale, ad esempio, i Minuetti di Bach o la Gavotta di Gossec, 3 minuti e 50 comprensivi di molte difficoltà tecniche, tante note anche veloci, ritmi complessi e colpi d'arco vari ed avanzati per il loro livello)



Infine, sulle dinamiche (piano, forte..) e sull'agogica si inizia a lavorare abbastanza presto, ma difficilmente troverete in un bambino piccolo l'espressività e la capacità di intepretazione che osservate nei grandi solisti, perchè un bambino ha raramente la maturità tecnica ed emotiva per esprimersi attraverso lo strumento, dato che prima deve acquisire le basi tecniche ma anche la consapevolezza personale e psicologica che gli permettano di farlo.

Dopo alcuni anni, ci sono bambini che suonano in modo molto espressivo ed intenso, con temperamento e comunicativa, ma solo se hanno un minimo bagaglio tecnico, altrimenti non sono in grado di esprimere le proprie emozioni se sono impegnati e tenere sotto controllo tutti gli aspetti di base.

Potete vedere, ad esempio, Noemi, che a 9 anni e mezzo riesce ad esprimersi molto bene, ma lei suona da diversi anni e quindi è più "libera" rispetto ad un allievo di 3 anni:



Per concludere, quindi, vorrei mostrarvi due video di allievi molto piccoli chiedendovi di provare ad analizzarli in base ai criteri di cui sopra... e vedrete che si tratta di due bambini estremamente competenti nel violino per la loro età, dato che, a 2 e neppure 4 anni, riescono già a suonare con l'impostazione corretta, un bel suono (vi ricordo che stiamo parlando di violini grandi quanto una lattina di Coca Cola!!), il ritmo preciso e le note giuste.... alla loro età è QUESTO che conta!!

Achille, 2 anni e mezzo:



Alys, quasi 4 anni: