Perchè non amo le lezioni "di prova":
lunedì 21 marzo 2022
La lezione di prova ... non "prova" niente!
domenica 27 febbraio 2022
Come cambiare prospettiva nella didattica: iniziamo a guardare ciò che funziona!
"Ho capito di dovermi concentrare su tutto quello che avevo e che funzionava. Non penso mai di non riuscire a fare una cosa perchè le mie gambe non funzionano o le mie braccia non ci arrivano, invece devo trovare un sistema nuovo per farlo"
Francesca Porcellato - campionessa paralimpica
https://www.youtube.com/watch?v=rITh_KMqAG4
La frase che riporto riassume la mia visione dell'insegnamento ai bambini con disabilità.
Gran parte del mondo della musica, purtroppo, è ancora estremamente chiuso e rigido, perciò pensa che, se una persona ha delle difficoltà di qualsiasi tipo, allora non possa imparare. Molti musicisti ed insegnanti pensano ancora oggi che la pratica strumentale sia riservata a chi ha facilità e "talento", mentre chi "fa fatica" dovrebbe lasciar perdere e non provarci neanche.
Personalmente, invece, insegno da molti anni a tutti, con l'unico requisito dell'età, inferiore ai 9-10 anni, non perchè pensi che dopo non si possa imparare, ma perchè il metodo di lavoro che utilizzo si adatta meglio ai bambini, e perchè penso che specializzarsi in un determinato settore porti ad essere più efficaci in ciò che si fa (almeno, per me funziona così).
Ma, a parte questo, tra i miei allievi ci sono bambini senza nessuna difficoltà, bambini con un livello cognitivo superiore alla norma, ed anche bambini con difficoltà cognitive, motorie, emotive, comunicative, linguistiche, comportamentali, sensoriali, talvolta persino tutte insieme ed anche gravi.
Le loro diagnosi sono di autismo, disabilità intellettiva, paralisi cerebrali, sindromi genetiche, condizioni neurmuscolari, sordità, sordo-cecità, ritardo del linguaggio, disturbi dell'attenzione, disturbi psicologici, oppure nessuna diagnosi anche in presenza di difficoltà evidenti, perchè purtroppo capita anche questo.
Ho iniziato ad insegnare violino per caso, dopo alcuni anni di esperienza in campo educativo, primi tentativi didattici nella propedeutica musicale e molti anni di studi e ricerca in quella che sarebbe diventata la mia strada nella vita.
Nonostante all'inizio non avessi un metodo di lavoro chiaro e strutturato come adesso, nel mio approccio c'è sempre stata una costante, riassumibile appunto dalla frase che ho citato in apertura, che consiste nel vedere ciò che i bambini hanno e sanno fare e non i loro limiti e le loro difficoltà.
Le potenzialità, insomma.
Penso che ovviamente le difficoltà non vadano negate nè ignorate, così come le informazioni contenute i in una diagnosi, che possono aiutarci a capire quali potrebbero essere, in generale, le caratteristiche e le lacune di un certo bambino.
Dire, ad esempio, "l'autismo è uno stile di vita e le persone autistiche non hanno nessun problema"non è corretto e non aiuta nè i bambini autistici stessi nè chi lavora con loro, perchè è un approccio che nega quelle che di fatto non solo solamente caratteristiche ma anche difficoltà.
Però, pensare che essere siano solo un limite a causa del quale un bambino non potrà mai accedere a certi apprendimenti o svolgere alcune attività è altrettanto sbagliato.
Potenzialità e difficoltà vanno tenute in conto entrambe, ma le seconde non devono precludere certe esperienze e certe acquisizioni.
Se un allievo non può camminare e fatica a muovere le mani, non servirà a nulla pensare che i suoi arti funzionino perfettamente, perchè ovviamente non è vero, ma si potrà invece trovare delle soluzoni che gli permettano, pur con qualche modifica, un po' di creatività e tempi differenti, di imparare come gli altri:
Se per un altro è difficile concentrarsi, si può effettuare un percorso che, mediante tecniche specifiche, lo porti passo dopo passo a focalizzarsi sempre di più sul compito ... fino ad arrivare, come Stefano, a suonare la Danza delle Streghe di Paganini e le scale a due e tre ottave a 7 anni, studiando anche un'ora al giorno, in presenza di una diagnosi di autismo :
Se una bambina, a causa delle sua conformazione fisica, ha le braccia e le dita più corte della media, non serve a nulla pensare che non potrà mai suonare perchè per il violino "servono le dita lunghe" ( cosa peraltro non vera), ma basta trovare la dimensione giusta dello strumento e lavorare molto sulla manualità fine e sulla rotazione del gomito sinistro, in modo che, come Maria, possa arrivare addirittura ad eseguire gli armonici in 4^ posizione e ad usare con facilità il quarto dito:
Se un'alunna ha difficoltà di comunicazione, basta adeguarsi alla sua modalità comunicativa e permetterle di utilizzare le strategie visive che possono supportarla:
Zoe, 10 anni |
mercoledì 26 gennaio 2022
Emozione o comportamento? L'eterna (inutile) diatriba
Girano alcuni post che spiegano come gestire le emozioni dei bambini e contrappongono l'attenzione all'emozione , considerata corretta, a quella al comportamento, che sarebbe sbagliata, forse perchè considerata sinonimo di freddezza e distacco.
venerdì 17 dicembre 2021
Saggio o concerto?
Da un mio articolo del 2018:
La differenza tra "recita" o "saggio" e concerto
Dietro a questa scelta lessicale c'è un motivo preciso che ora vi spiego.
martedì 30 novembre 2021
Ricerca della performance o allievi felici? : è possibile avere entrambi!
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Ginevra, 20 mesi |
mercoledì 24 novembre 2021
"Violino adattato"? No, è violino e basta!
"Attività adattata": spesso si usa questa dicitura quando si parla di attività per persone con disabilità ... ma a cosa serve? Io insegno violino a tutti, compresi bambini piccolissimi con disabilità e difficoltà di ogni tipo... e ovviamente adatto il mio lavoro, però non all'allievo con disabilità, ma a TUTTI!
Adatto la mia proposta, la metodologia di lavoro e la programmazione al bambino che mi trovo davanti, dunque ovviamente il mio corso di violino è "adattato", perchè se non lo fosse non riuscirei ad insegnare! Il termine adattato si riferisce talvolta ad ausili, modifiche, facilitazioni, ma, ancora una volta, non è detto che solo i bambini con difficoltà ne abbiano bisogno. Nel mio caso, ad esempio,quasi tutti gli allievi molto piccoli necessitano di qualche forma di supporto per la presa dell'arco, perchè la loro manualità non è ancora così sviluppata. Quindi dovrei chiamarlo "violino adattato"? No,è volino e basta, per tutti!
Oppure, secondo un'altra definizione, adattato significa modificato per chi "non è in grado di usufruire della proposta come gli altri". Dato che io insegno le basi, tutti i miei allievi riescono invece a seguire il mio corso, qualcuno in modo un po' diverso, qualcuno con tempi più lunghi, qualcuno con un livello di supporto maggiore... ma, nei limiti del possibile, gli obiettivi a lungo termine sono gli stessi per tutti. Tutti i miei allievi "sono in grado", anche se la maggior parte di loro non arriverà mai a suonare a livello professionale, ma non è questo l'obiettivo di insegnare musica ai bambini, indipendentemente dal fatto che abbiano difficoltà o no. E le modifiche servono a TUTTI, perchè ogni bambino è diverso ed ognuno necessita di un approccio su misura, ma questo non vuol dire che qualcuno "non possa" imparare.
Infine, la definizione di adattato può riferirsi ad attività che prevedano l'inclusione di persone con difficoltà ed altre senza. Ma c'è bisogno di sottolinearlo? Con i bambini, questo viene assolutamente naturale. I miei allievi non si fanno problemi di alcun genere, suonano tutti insieme, si accettano a vicenda, fanno amicizia. Ma sempre musica è, sempre orchestra è, sempre violino è. Non c'è nulla di adattato solo perchè qualcuno di loro ha più difficoltà di altri. E viceversa, ogni singola lezione è adattata, sempre, al singolo bambino. Perchè, credetemi, la Musica è Gioia per tutti.
E non sono d'accordo neppure con denominazioni del tipo "violino inclusivo", "violino speciale" o "diversamente violino" ... è violino E BASTA! NON è "speciale", NON è diverso per i bambini con difficoltà, è diverso PER TUTTI, perchè ognuno ha il proprio percorso personalizzato, ma sempre studio del violino è! Perchè bisogna pensare che se un bambino ha una disabilità allora debba seguire un percorso diverso? Per quanto mi riguarda, non è così.
domenica 26 settembre 2021
La Musica è gioia e le nostre lezioni tra impegno e divertimento!
Sul mio canale Youtube trovate la playlist denominata "Lezioni" nella quale pubblico brevissimi estratti del mio lavoro con i bambini.
Mentre vi iscrivete al canale, vi spiego cosa vedrete in questi primi video.
1) Lezione con Achille, 2 anni:
A poco più di 2 anni, con un violino da 1/64 !!, il piccolissimo Achille padroneggià già alcuni aspetti della tecnica dell'arco, suonando ritmi piuttosto complessi per il suo livello e addirittura eseguendo le riprese d'arco, nelle quali bisogna sollevare l'arco dalla corda, disegnare un cerchio nell'aria e tornare al punto di partenza, controllando la punta dell'arco e la presa dello stesso. Non è una competenza tecnica semplice come potrebbe sembrare, pensate che di solito a 2-3 anni un bambino non è neppure in grado di tenere l'arco correttamente, invece Achille, che possiede una manualità parecchio sviluppata per la sua età, non solo ha un'ottima presa, ma produce anche un bel suono e controlla l'arco nelle riprese.
Chi ben comincia...😊
2) Lezione con Artemisia, 5 anni
Artemisia, che ha appena compiuto 5 anni, sta imparando a suonare sulla corda di Re, e in questo video si esercita sul cambio di corda e sull'impostazione della mano sinistra, che deve rimanere pronta per suonare e con le dita curve compatte anche quando si cambia corda o si utilizza un dito per volta. Ospite speciale della lezione, la sorellina Amaranta, 4 mesi e già spettatrice assidua delle nostre lezioni!
3) Lezione con Margherita, 5 anni
Margherita ha iniziato le lezioni in presenza da meno di un mese, dopo svariati mesi di incontri solo online. Nonostante la didattica a distanza sia inevitabilmente più complessa, la bambina ha acquisito una buonissima impostazione, una corretta presa dell'arco e soprattutto dimostra motivazione ed entusiasmo, come potete vedere in questo video stupendo nel quale suona per le strade di un paese di montagna!
Nel video della lezione, invece, stavamo perseguendo l'obiettivo di eseguire 10 volte il ritmo della prima variazione di Bella Stella, con un bel suono ma con aiuto, per poi gradualmente arrivare a farle suonare l'esercizio in autonomia (l'obiettivo finale saranno 24 ripetizioni consecutive indipendenti).
4) Lezione con Sofia, 6 anni
Dopo soli 2 anni di lezioni, Sofia sta già studiando il 2^ Volume Suzuki, e in questo video sta iniziando ad apprendere il fraseggio, quindi la direzione melodica della frase musicale e come concluderla. Il brano è la Musette in Re Maggiore di Bach, e ,come potete vedere, all'inizio io cerco di "esagerare" la chiusura della frase per "amplificare" il concetto che voglio far passare, strategia che utilizzo spesso con i bambini piccoli, per poi ridimensionare il tutto in un secondo momento.
Tuttavia, Sofia è una bambina molto musicale e comprende alcuni concetti anche in modo naturale ed istintivo, proprio grazie ad una particolare sensibilità unita ad orecchio e senso del ritmo.
5) Lezione con Maria, 9 anni
In questo video, Maria lavora sulla ricerca di un'impostazione naturale e sul rilassamento delle spalle, delle braccia e delle mani. Per farlo, esegue un brano che conosce molto bene, e che tuttavia non è semplice da eseguire se ci si sta concentrando su tanti altri aspetti contemporaneamente!
Ma lei ha compreso molto bene lo scopo dell'esercizio, infatti riesce a rimanere decisamente più rilassata del solito e, avendo continuato lo stesso lavoro anche a casa, nelle settimane seguenti ha iniziato a fare importanti progressi in questa direzione:
6) Lezioni di musica da camera 25 Settembre 2021
In queste lezioni, svolte con allievi tra i 2 e gli 8 anni, gli obiettivi principali erano il raggiungimento di un buon insieme nell'esecuzione e di un'intonazione il più possibile precisa.
Prima di eseguire i brani per intero abbiamo ripassato insieme alcune scale, svolto giochi sia sull'insieme che, soprattutto, sull'intonazione, e studiato i pezzi suddivisi in parti più brevi.
In questi incontri può sembrare che i bambini studino sempre lo stesso repertorio, ma in realtà i pezzi sono solo un mezzo per raggiungere obiettivi tecnici e musicali, quindi non è tanto importante cosa suonano, ma ciò che conta è come lo fanno.
I più piccoli apprendono principalmente il senso del ritmo e le modalità per suonare insieme e con l'accompagnamento del pianoforte, gli allievi più avanzati, invece, lavorano anche sulle dinamiche, i colori, il saper suonare a più voci e l'espressività dell'esecuzione.
L'importanza di suonare in gruppo è testimoniata anche dalle occasioni più informali in cui si trovano i bambini, nelle quali, anche senza di me, si divertono a suonare insieme, sperimentare ed improvvisare, con la musica come tramite, mezzo di comunicazione e collante che fa nascere amicizie molto importanti e durature.
Ad un certo punto del percorso, il violino diventa la loro voce ed un amico che li accompagna ovunque, e questo forse è l'obiettivo più importante del lavoro che facciamo insieme.
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Maria, Francesca, Noemi, Inès |
mercoledì 8 settembre 2021
Dati ed oggettività : La misurazione toglie "anima" al lavoro didattico?
Quando dico che, a mio parere, nella didattica, anche musicale, è utile avere dati oggettivi, quindi non "voti" soggettivi ma dati numerici che misurino il livello di apprendimento, trovo una certa resistenza. Molti pensano, infatti, che la musica non andrebbe misurata, perchè ciò toglierebbe "anima" ed artisticità all'esecuzione, e che nella didattica la misurazione toglierebbe potenza alla spontaneità della relazione umana, riducendo i bambini e noi stessi a numeri, freddi ed impersonali. Non è così. Intanto, ciò che misuro, non è la personalità o il "talento" del bambino, ma il suo COMPORTAMENTO, il suo livello di apprendimento in base a criteri didattici specifici e mirati. Avere dati oggettivi serve a me ed ai genitori per capire se il lavoro che stiamo facendo stia procedendo nella direzione sperata (qualora non fosse così, cambierei immediatamente modalità di lavoro e programmazione), infatti i dati NON sono voti e non sono diretti ai bambini. Poi, l'oggettività non è qualcosa che toglie, ma qualcosa che aggiunge valore al mio lavoro. La relazione, le emozioni, la passione, la spontaneità ci sono sempre e comunque, e rimangono la base ed il fulcro del mio lavoro con il bambino. Ma esse vengono migliorate e non sminuite da numeri, grafici e tabelle, che sono quindi qualcosa in più, che fornisce maggiori informazioni,ma non toglie nulla.
domenica 22 agosto 2021
Settembre 2021 : arrivano i Servizi Psicologici de La Musica è Gioia!
La Dott.ssa Francesca Raimondi (Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione, iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Lombardia nr. 16085) offre anche i seguenti servizi rivolti a bambini, adolescenti, genitori, atleti e performer, squadre ed allenatori:
COLLOQUI DI SOSTEGNO PSICOLOGICO
per bambini dai 6 agli 11 anni
per adolescenti (12-17 anni)
per genitori di bambini con disabilità
PSICOLOGIA DELLO SPORT
consulenze e supporto per atleti, squadre ed allenatori
Mental Coaching ed esperta in Performance umana
formata e in collaborazione con Psicologi dello Sport Italia
Iscr. all’Albo degli Psicologi della Regione Lombardia nr. 16085
AREE DI COMPETENZA E SPECIALIZZAZIONE
Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione ad
indirizzo cognitivo comportamentale
Analisi Applicata del Comportamento (Tecnico ABA)
Disabilità e disturbi dello Sviluppo
Educazione Speciale
Psicologia dello Sport e Mental Coaching
Mindfulness (Mindfulness Based Cognitive Therapy)
Educazione Razionale Emotiva
Acceptance and Commitment Therapy ( formazione in corso)
CONTATTI :
EMAIL francesca.raimondi83@gmail.com
TEL. 333/9769686
sabato 21 agosto 2021
Il "premio": uno dei tanti stereotipi riguardo alla scienza del comportamento
"Non voglio che mio figlio riceva premi, altrimenti crescerà convinto di dover fare tutto in cambio di qualcos'altro"
Questa frase racchiude in sè uno dei maggior stereotipi relativi all'approccio comportamentale ed alla scienza del comportamento, secondo il quale i bambini non mai dovrebbero ricevere "premi" perchè essi sarebbero diseducativi e la motivazione verso qualunque attività dovrebbe essere da subito ed esclusivamente intrinseca.
Ho usato appositamente termini qualli "mai", "qualunque", "subito" ed "esclusivamente" per mettere in evidenza la rigidità di questo tipo di pensiero, che si basa sul rifiuto della "psicologia del bastone e della carota" che, tuttavia, viene dal senso comune e non ha niente a che vedere con l'analisi del comportamento, che invece è scientificamente provata e riconosciuta e, quindi, efficace e per nulla diseducativa, anzi.
Per iniziare: i rinforzatori non sono premi. Rinforzatore è tutto ciò che aumenta la probabilità di emissione di un determinato comportamento, e quindi non deve essere per forza qualcosa di positivo, ma può essere anche ciò che a prima vista potrebbe sembrare una punizione, faccio un esempio : a scuola, un ragazzo fa confusione perchè non vuole seguire la lezione - l'insegnante lo manda fuori dall'aula- il comportamento di fare confusione verrà ripetuto più spesso in futuro perchè ha ottenuto la conseguenza sperata- ovvero l'allontanamento dall'aula di lezione (rinforzo negativo).
Ma anche il rinforzo positivo può avvenire tramite conseguenze che a prima vista potrebbero non sembrare piacevoli : alcuni bambini, ad esempio, hanno come rinforzatori attività o stimoli sensoriali, quali suoni o rumori, che la maggior parte delle persone potrebbero considerare sgradevoli, eppure per loro agiscono come rinforzatori.
Ho conosciuto bambini che erano estremamente attrati dai rumori dei motori, dell'aspirapolvere, dei palloncini che scoppiavano,della lavagna che veniva grattata... non i classici "premi", direi!
Abbiamo stabilito, perciò che rinforzatore e premio sono due cose diverse.
Parlando, invece, della motivazione verso alcune attività, non è realistico aspettarsi che essa sia sempre, da subito e totalmente intrinseca, o che sia possibile far amare ai bambini qualsiasi attività per il piacere che essa comporta. Semplicemente perchè, è oggettivo, alcune attività non sono piacevoli : per rimanere nel contesto della didattica musicale, tecnica pura, scale, studi ed esercizi quotidiani non sono divertenti. Certo, possono diventarlo, ma non dall'inizio e non per bambini piccoli.
Utilizzare rinforzatori (che, NO, non sono premi, ma che possiamo considerare in una prima fase obiettivi) esterni e concreti, quali stickers, palloncini, piccoli giochi, figurine ed altro, in una fase iniziale e per un tempo limitato, non è nè diseducativo nè sbagliato, perchè aiuta il bambino ad associare l'attività nuova e sconociuta a qualcosa di conosciuto che apprezza già, ed inoltre gli insegna ad impegnarsi e persistere per raggiungere un obiettivo.
D'accordo, l'obiettivo iniziale non sarà l'attività stessa, ma qual è il problema? Non vi è mai capitato di andare in palestra inizialmente per dimagrire e per fare una migliore "prova costume" per poi scoprire che allenarvi vi piaceva e vi dava soddisfazione di per sè?
La parte più importante di tutto questo risiede in tre aspetti relativi all'utilizzo di rinforzatori concreti:
1) Dato che l'analisi del comportamento è scientifica, bisogna stabilire prima come essi andranno "sfumati", ovvero gradualmente ridotti e poi tolti, perchè essi NON dovranno essere lo scopo e l'obiettivo del nostro lavoro, che sarà invece la motivazione intrinseca, per l'attività in sè
2) Grazie al lavoro descritto al punto 1, la durata dell'utilizzo di questi rinforzatori sarà breve, più breve possibile, e limitata solo ad attività più impegnative e meno intrinsecamente motivanti fin dall'inizio
3) A differenza dell'approccio popolare del "bastone e la carota", nella scienza del comportamento NON si usano punizioni ... niente bastone quindi! Se non in casi estremi ed in una forma che non prevede mai nessun tipo di punizione come essa viene comunemente intesa dall'educazione popolare.
Ultima considerazione : i rinforzatori non sono solo giochi, cibi, medaglie o oggetti concreti, ma possono essere, come avrete ormai capito, anche altre attività (fare musica da camera, orchestra, giocare con gli altri bambini) oppure parole, complimenti, feedback e conseguenze non tangibili ma astratte.
Ed a chi ancora dice "Non voglio che mio figlio si senta dire bravo, perchè crescerà convinto che il suo valore personale dipenda dall'approvazione degli altri", spiego:
da insegnanti, educatori, ma anche da genitori bisognerebbe sempre dare ai bambini feedback che non coinvolgano la persona e l'immagine di sè, ma che siano invece mirati, dettagliati e specifici riguardo al comportamento o al compito svolto.
Dire "Ti sei comportato bene" non equivale a dire "Sei un bravo bambino" o "Sei stato cattivo", così come dire "Complimenti! Hai letto molto velocemente" non è la stessa cosa rispetto ad un generico "Bene, il tuo voto è 10"
Una comunicazione di questo tipo, quindi, non mina in alcun modo l'autostima del bambino e non crea nessuna connessione tra la sua performance ed il suo valore come persona, ma anzi gli spiega in modo chiaro e preciso che cos'ha fatto correttamente e dove può ancora migliorare.
Quindi non ha senso dire "Non voglio che mio figlio si senta dire bravo", perchè invece è fondamentale che un allievo abbia un quadro chiaro di quello che sta facendo e sappia esattamente come migliorare ed apprendere ciò che gli viene insegnato.
Infine, vorrei chiarire che tutto ciò NON esclude l'apprendimento spontaneo, la creatività e l'autonomia, ma anzi li incoraggia, li incrementa e li rafforza.
Tutte le altre idee sono solamente l'espressione di stereotipi e pregiudizi di chi non conosce alcuni approccio psicoeducativi e quindi crede che essi abbiano come obiettivo la "sottimissione" dei bambini e la loro svalutazione come persone rispetto agli adulti, cosa che non avviene mai e in nessun caso, dal momento che al contrario, l'obiettivo finale del nostro lavoro è sempre l'indipendenza e la formazione di persone uniche, autonome, libere e serene, che però avranno più strumenti per vivere una vita ricca e soddisfacente.