Spesso sento dire, soprattutto dai nuovi genitori : " Noi veniamo alla prima lezione di musica, ma poi decideremo se continuare o no, non so se gli/le piacerà..."
A questa frase preoccupata, io rispondo sempre "Vedrà che gli piacerà".
La mia non è presunzione, ma professionalità. Da insegnante, non mi aspetto che sia compito del bambino "farsi piacere" ciò che io gli insegno, o , peggio, lasciare la sua motivazione al caso.
Non insegno solo ai bambini che hanno già la musica come interesse principale, o che "sono portati" (dato che TUTTI i bambini lo sono) ,quindi non mi aspetto che solo quelli veramente appassionati continuino, e gli altri smettano dopo poche lezioni.
Essendo io l'insegnante, sono convinta che la responsabilità di creare la motivazione nell'allievo sia mia, e quindi penso di dover trovare tutti i modi per rendere ciò che insegno interessante, appassionante e motivante.
Nei corsi di musica tradizionali, che magari anche voi avete frequentato da bambini, chi non ricorda la noia delle ore passate a solfeggiare senza voglia e senza capirne il senso, oppure i mesi trascorsi chini sul leggìo o sui libri di teoria prima di poter anche solo prendere in mano uno strumento?
L'assunto di base di tanti insegnanti, e della didattica tradizionale, purtroppo ancora molto diffiusa nella scuola pubblica, è che il compito dell'insegnante sia quello di trasmettere il sapere, svolgendo un determinato programma entro certi tempi previsti, e quello dello studente sia di eseguire ciò che gli viene richiesto. Ma nessuno si chiede se all'allievo questo possa piacere o no. Nessuno si domanda come rendere tutto questo interessante. Nessuno pensa, dunque, al potere della motivazione.
La motivazione è quella spinta interna che ci induce a fare qualcosa. Senza di essa, svolgere una qualsiasi attività diventa molto più difficile e non gratificante, ed i risultati in termini di apprendimento sono molto più scarsi e meno evidenti.
Perciò, davvero, non capisco perchè tale aspetto venga così spesso sottovalutato, quando a mio parere costituirebbe una soluzione semplicissima a molti casi di abbandono sia nei corsi extra-scolastici sia nella scuola.
Personalmente, cerco sempre di fare in modo che ai miei allievi piacciano le mie lezioni scoprendo subito i loro interessi, anche al di là della musica, e facendo leva su quelli. Se ad un bambino piacciono i dinosauri, beh, userò stickers di dinosauri come rinforzatori, oppure piccoli dinosauri per svolgere gli esercizi di lettura, disegnerò dinosauri sugli spartiti armonici da colorare, cercherò brani a tema dinosauro ecc... nelle lezioni individuali.
Nelle lezioni di gruppo, dato che ai bambini piccoli piace molto spesso correre, saltare o fare il girotondo, inserirò movimenti di questo tipo nei miei esercizi, insieme a palline brillanti, palloncini e bolle di sapone, altri "must have" tra i 2 ed i 5 anni.
Se i miei allievi mi chiedono di imparare un determinato brano, cerco di fare sempre il possibile perchè, prima o dopo, possano arrivare a suonarlo, e non mi importa il genere o la qualità del pezzo, ciò che conta è che piaccia a loro e che li motivi.
Proprio in questo blog, potete trovare un esempio tratto da un lavoro che ho svolto anni fa in una comunità per adolescenti, ai quali ho insegnato violino, partendo però dalla loro motivazione verso la musica leggera ed i reality :
https://musicaegioia.blogspot.com/2013/10/violino-e-adolescenti-difficili-mission.html
In questo modo, non escludono quello che loro devono fare, non evito di svolgere il programma CML o Suzuki, ma, anzi, trovo dei rinforzatori che aumentino la loro motivazione proprio verso il programma obbligatorio.
In generale, dopo una prima fase di conoscenza preferisco trovare rinforzatori legati all'attività musicale, quali determinati strumenti, brani, canzoni o ritmi, ma con i più piccoli e con i bambini con difficoltà punto inizialmente anche sulla motivazione estrinseca, usando token economy ed altri sistemi di rinforzo in cui i bambini devono guadagnare "punti" per poi fare o avere ciò che desiderano.
Anche tale strategia, così bistrattata da tanti educatori, così come tutto l'approccio comportamentale, è in realtà un mezzo per arrivare, più avanti alla motivazione instrinseca verso la musica e lo strumento.
I piccolini che, qualche anno fa, a 3-4 anni, suonavano il violino per "guadagnarsi" stickers e palloncini, adesso a 7-8 anni studiano lo strumento perchè vogliono imparare, perchè amano apprendere pezzi nuovi, suonare per sè stessi e per gli altri, ascoltare il suono che esce dal loro strumento ed esprimersi grazie ad esso.
Quindi, alla fine penso che l'importante sia insegnare la passione e l'amore per la musica e per uno strumento, con tutte le tecniche possibili, senza aspettarsi che per forza, tutti e da subito, siano fortemente motivati verso la nostra "materia".
Iris, che ha sempre amato la musica, da piccola non amava, però lo studio a casa. Adesso, a 6 anni appena compiuti, guardate come si diverte a suonare, e con quale gioia ed entusiasmo lavora a casa!
Qui addirittura improvvisa un "balletto", presa dalla felicità e dall'entusiasmo che il pezzo ed il violino le trasmettono:
Qui invece vedete Maria che studia con la mamma che la accompagna alla chitarra e la zia (ma anche il cane Pitagora...) nella parte dell'orsetto Gigetto. Fantastiche!!
Questi sono i risultati a cui può portare un lavoro sulla motivazione.
Questi sono i risultati a cui può portare un lavoro sulla motivazione.
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