Nelle famiglie che iscrivono i bambini alle mie lezioni, noto, fin dall'inizio, molti dubbi, perplessità e preoccupazioni, legate soprattutto al timore di esporre il bambino, che a volte è davvero piccolo, a frustrazioni, "sofferenze" ed esperienze negative.
Le prime domande che i genitori si pongono sono "Gli piacerà studiare musica? ", " Sarà portato?", "Si annoierà/stancherà/stuferà?", "Si troverà bene con l'insegnante ed i compagni?" e soprattutto " Come farò a capirlo?". Alcuni bambini delle mie classi collettive, infatti, non parlano ancora bene, e comunque, e due-tre anni non hanno ancora capacità linguistiche sufficienti per spiegare con chiarezza i loro pensieri e le loro opinioni. Ed i genitori si trovano spiazzati ed indecisi, perchè per i loro bambini vorrebbero solo esperienze positive e prive di difficoltà ed incertezze.
Dunque, quando vedono, ad esempio, il loro bambino di 3 anni che, alla prima lezione, non partecipa, si isola o si rifiuta di eseguire gli esercizi, si spaventano e pensano subito che il piccolo non sia motivato, che il percorso sia troppo pesante e difficile per lui, e che sia meglio lasciar perdere e provare qualcos'altro.
Stessa reazione quando, magari dopo un anno, il bambino non ha voglia di studiare a casa, richiude il violino che il genitori ha cercato di proporgli, e si lamenta, dicendo che suonare non gli piace.
Da genitore, è umano voler evitare ai propri figli difficoltà e frustrazione, cercando per loro il meglio e proteggendoli dalle emozioni negative, ma a mio parere, se portata all'eccesso, questa non è sempre la scelta più corretta.
In ogni esperienza e situazione ci sono aspetti positivi ed altri meno, momenti piacevoli ed altri più impegnativi o meno motivanti, e nessuna attività, nessun hobby o apprendimento, ma anche nessuna vacanza, festa, giornata, nessun viaggio, gioco, compito o evento di vita è sempre e solo positivo, interessante, divertente e legato ad un vissuto del tutto lineare .
In ogni momento della vita ed in ogni cosa che facciamo ci sono aspetti positivi e negativi, c'è qualcosa che ci piace e qualcos'altro meno, ci sono la gioia e la fatica, l'allegria e la tristezza, la facilità e la frustrazione.
Quindi, capite che è irrealistico aspettarsi che un'esperienza possa essere, da subito e totalmente, del tutto positiva, o che un bambino, a maggior ragione se molto piccolo, sia sempre collaborante, attivo, interessato e si adatti immediatamente ad un ambiente e ad a persone nuove.
Detto questo, io cerco ovviamente di fare in modo che l'esperienza musicale didattica sia, per i miei allievi, il più gioiosa, serena, divertente e rilassante possibile, rimanendo sempre tranquilla, positiva, incoraggiante e mai critica o punitiva. A lezione giochiamo tantissimo, ridiamo, ci divertiamo .... ma prima o poi arriva quel minuto o due un po' più impegnativo, in cui richiedo massima attenzione e collaborazione ed in cui il bambino deve svolgere esercizi difficili che magari non gli piacciono, e questo può dare adito a qualche momento di fatica o breve frustrazione, che però sia io che i genitori dobbiamo saper gestire rinforzando ed incoraggiando il bambino, senza dare peso alle sue rimostranze ma al contrario facendogli vivere anche questo aspetto in positivo e cogliendone i lati migliori.
Nella vita, infatti, per quanto noi adulti cerchiamo di proteggerli e spianare loro la strada, questi bambini incontreranno comunque difficoltà e momenti più duri, e dovranno affrontarli, proprio come hanno fatto da piccoli con la musica e lo strumento, grazie ai quali svilupperanno una maggiore resistenza, determinazione e tenacia di fronte alle difficoltà.
Quindi vorrei dire ai nuovi genitori : state tranquilli, non preoccupatevi e non scoraggiatevi.
E' normale che un bambino di due-tre anni sia timido in un ambiente nuovo, che, talvolta anche per tutto il primo mese, non partecipi attivamente alla lezione di musica, oppure non canti o non risponda al saluto, e che sembri poco interessato, che non sia ancora in grado di ascoltare l'insegnante o di seguire determinate regole. Parliamo di bambini piccolissimi, con un'esperienza di vita e di socializzazione per forza di cose limitata, con una ridotta capacità attentiva, con tanto bisogno di muoversi, saltare, correre, di cambiare attività al massimo ogni due minuti, e di essere al centro dell'attenzione degli adulti. E' l'età dell'egocentrismo, quindi se vi sembra che non sappiano relazionarsi, se vedete che vogliono tutti lo stesso strumento musicale o che litigano per provare il violino, sappiate che è tutto nella norma.
Perchè prima di essere bambini che studiano musica, sono piccolini ancora nella prima infanzia, e questo non va mai dimenticato.
Ma se sarete convinti e coinvolti voi, se verrete a lezione di musica con il sorriso, con l'entusiasmo e con la voglia di divertirvi insieme al vostro bambino, prima o poi anche lui inizierà a partecipare, si divertirà e svilupperà la passione per la musica. Quindi credeteci, non abbiate paura di questa nuova esperienza, e siate voi a trasmettere, insieme a me gioia ed amore per la musica al vostro bambino.
E' normale e molto frequente anche che, una volta iniziato lo strumento, i bambini non abbiano voglia di studiare a casa, oppure che, anche dopo anni, abbiano periodi di crisi e di rifiuto.
Succede a tutti, è fisiologico, ma non è un motivo sufficiente per smettere. Anzi, aiutando il bambino a reagire e ritrovare la motivazione verso lo strumento, gli avrete dimostrato ancora una volta che nella vita ci possono essere momenti di stanchezza in cui tutto sembra difficile ed in cui si perde lo scopo di ciò che si sta facendo, ma nonostante questo si può andare avanti, si può superare la crisi e sentirsi poi più forti, capaci ed anche più appassionati rispetto a prima. Può succedere in qualsiasi attività, nel lavoro, nella vita, in un interesse, ma l'importante è non arrendersi, e la musica è una metafora ed un esempio di quello che i bambini vivranno anche da adulti.
Se ci pensate, sicuramente sarà capitato e capiterà tutt'ora anche a voi, dunque non stupitevi se vedete nei vostri figli cali di motivazione o reazioni di sconforto e rifiuto di fronte alle difficoltà tecniche sullo strumento o a richieste di difficoltà più elevate con il passare degli anni.
E' molto comune, infine, che i piccoli allievi facciano fatica a riprendere le lezioni dopo le vacanze. Siamo a settembre, stiamo per ricominciare, ed il bambino vi dice che non ha più voglia di venire a lezione. Anche in questo caso, tranquilli, è tutto nella norma.
Pensate ancora una volta alla vostra esperienza, anche da adulti : chi di voi ha voglia di riprendere la routine quotidiana, casa-lavoro-spesa ecc..., dopo le vacanze??
Per quanto il vostro lavoro possa piacervi, e per quanto la vostra routine vi soddisfi, non preferireste rimanere al mare o in montagna e continuare a non avere orari nè impegni?
Quindi perchè per i bambini dovrebbe essere diverso?
Per loro suonare è un gioco, d'accordo, ma è pur sempre un gioco impegnativo, che ha bisogno di concentrazione, continuità, di molte ripetizioni e di costanza.
E, soprattutto se il bambino non ha più preso in mano lo strumento per tutta l'estate, (situazione che sarebbe da evitare, ma che si verifica molto spesso), è comprensibile che abbia perso l'abitudine all'esercizio e che faccia molta più fatica a riprenderla.
Quindi, ancora un volta, non scoraggiatevi, perchè una volta ricominciate, le lezioni ritorneranno a far parte della routine quoditiana, e così lo studio a casa e l'esercizio giornaliero, con i suoi momenti di felicità e soddisfazione e quelli di lieve frustrazione e delusione.
L'obiezione più comune alle argomentazioni che ho esposto è " Ma io non voglio obbligare mio figlio a fare qualcosa che non vuole!". Tuttavia non si tratta di obbligare, quanto di motivare, incoraggiare, sostenere, proprio per dare ai bambini l'opportunità di imparare ad andare avanti nonostante le difficoltà e di saper reagire anche quando la vita non sarà semplice.
E potere, dopo, provare ancora più felicità e soddisfazione per esserci riusciti.
Quindi vorrei dire ai nuovi genitori : state tranquilli, non preoccupatevi e non scoraggiatevi.
E' normale che un bambino di due-tre anni sia timido in un ambiente nuovo, che, talvolta anche per tutto il primo mese, non partecipi attivamente alla lezione di musica, oppure non canti o non risponda al saluto, e che sembri poco interessato, che non sia ancora in grado di ascoltare l'insegnante o di seguire determinate regole. Parliamo di bambini piccolissimi, con un'esperienza di vita e di socializzazione per forza di cose limitata, con una ridotta capacità attentiva, con tanto bisogno di muoversi, saltare, correre, di cambiare attività al massimo ogni due minuti, e di essere al centro dell'attenzione degli adulti. E' l'età dell'egocentrismo, quindi se vi sembra che non sappiano relazionarsi, se vedete che vogliono tutti lo stesso strumento musicale o che litigano per provare il violino, sappiate che è tutto nella norma.
Perchè prima di essere bambini che studiano musica, sono piccolini ancora nella prima infanzia, e questo non va mai dimenticato.
Ma se sarete convinti e coinvolti voi, se verrete a lezione di musica con il sorriso, con l'entusiasmo e con la voglia di divertirvi insieme al vostro bambino, prima o poi anche lui inizierà a partecipare, si divertirà e svilupperà la passione per la musica. Quindi credeteci, non abbiate paura di questa nuova esperienza, e siate voi a trasmettere, insieme a me gioia ed amore per la musica al vostro bambino.
E' normale e molto frequente anche che, una volta iniziato lo strumento, i bambini non abbiano voglia di studiare a casa, oppure che, anche dopo anni, abbiano periodi di crisi e di rifiuto.
Succede a tutti, è fisiologico, ma non è un motivo sufficiente per smettere. Anzi, aiutando il bambino a reagire e ritrovare la motivazione verso lo strumento, gli avrete dimostrato ancora una volta che nella vita ci possono essere momenti di stanchezza in cui tutto sembra difficile ed in cui si perde lo scopo di ciò che si sta facendo, ma nonostante questo si può andare avanti, si può superare la crisi e sentirsi poi più forti, capaci ed anche più appassionati rispetto a prima. Può succedere in qualsiasi attività, nel lavoro, nella vita, in un interesse, ma l'importante è non arrendersi, e la musica è una metafora ed un esempio di quello che i bambini vivranno anche da adulti.
Se ci pensate, sicuramente sarà capitato e capiterà tutt'ora anche a voi, dunque non stupitevi se vedete nei vostri figli cali di motivazione o reazioni di sconforto e rifiuto di fronte alle difficoltà tecniche sullo strumento o a richieste di difficoltà più elevate con il passare degli anni.
E' molto comune, infine, che i piccoli allievi facciano fatica a riprendere le lezioni dopo le vacanze. Siamo a settembre, stiamo per ricominciare, ed il bambino vi dice che non ha più voglia di venire a lezione. Anche in questo caso, tranquilli, è tutto nella norma.
Pensate ancora una volta alla vostra esperienza, anche da adulti : chi di voi ha voglia di riprendere la routine quotidiana, casa-lavoro-spesa ecc..., dopo le vacanze??
Per quanto il vostro lavoro possa piacervi, e per quanto la vostra routine vi soddisfi, non preferireste rimanere al mare o in montagna e continuare a non avere orari nè impegni?
Quindi perchè per i bambini dovrebbe essere diverso?
Per loro suonare è un gioco, d'accordo, ma è pur sempre un gioco impegnativo, che ha bisogno di concentrazione, continuità, di molte ripetizioni e di costanza.
E, soprattutto se il bambino non ha più preso in mano lo strumento per tutta l'estate, (situazione che sarebbe da evitare, ma che si verifica molto spesso), è comprensibile che abbia perso l'abitudine all'esercizio e che faccia molta più fatica a riprenderla.
Quindi, ancora un volta, non scoraggiatevi, perchè una volta ricominciate, le lezioni ritorneranno a far parte della routine quoditiana, e così lo studio a casa e l'esercizio giornaliero, con i suoi momenti di felicità e soddisfazione e quelli di lieve frustrazione e delusione.
L'obiezione più comune alle argomentazioni che ho esposto è " Ma io non voglio obbligare mio figlio a fare qualcosa che non vuole!". Tuttavia non si tratta di obbligare, quanto di motivare, incoraggiare, sostenere, proprio per dare ai bambini l'opportunità di imparare ad andare avanti nonostante le difficoltà e di saper reagire anche quando la vita non sarà semplice.
E potere, dopo, provare ancora più felicità e soddisfazione per esserci riusciti.
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