Ovvero, perchè il metodo di insegnamento di uno strumento basato sulla vecchia scuola del solfeggio-tecnica-scale-studi e ... dopo anni ... i primi pezzi ... scoraggia così tanti allievi e non riesce ad instillare la passione per la musica?
Risposta : perchè è NOIOSO!
Leggere una nota dopo l'altra muovendo una mano a tempo - il classico solfeggio parlato-, imparare uno strumento ripetendo per mesi gli stessi esercizi tecnici ed arrivare ai primi "pezzettini" dopo un anno NON E' MOTIVANTE, fa perdere fin da subito la spinta ad imparare, la voglia di migliorare, uccide la curiosità verso le note e verso lo strumento, azzera la creatività ed annoia.
Invece, da quando ho iniziato ad insegnare , ma in realtà lo pensavo già da molto prima, io sostengo che si possano ottenere gli stessi risultati tecnici, anzi risultati ancora maggiori, facendo divertire ed offrendo subito prove concrete del proprio impegno, mostrando agli allievi che suonare è GRATIFICANTE, APPASSIONANTE e più semplice di quanto sembri!
Certo, a patto di studiare, impegnarsi ed avere la volontà di farlo ... ma la volontà non nasce dal nulla in un bambino, si INSEGNA, si coltiva, si crea ... se un bambino è svogliato, demotivato e poco interessato NON è colpa SUA ma NOSTRA, degli insegnanti, dell'ambiente!
Con il mio insegnamento, che voglio migliorare, perfezionare, far evolvere, ma del quale sto cercando di gettare le basi, sto dimostrando che TUTTI possono arrivare ad imparare le basi della musica e ad AMARE ciò che fanno, a patto che abbiano le condizioni giuste, gli insegnanti giusti, una famiglia motivata e collaborante ed un ambiente musicale.
Lo diceva già Suzuki negli anni '30, lo dimostrano tantissimi insegnanti che dal 1976 utilizzano tale metodo anche in Italia, e ne è una prova la pianista e didatta Elena Enrico che, con il suo metodo CML ispirato al Suzuki, lavora con bambini ancora più piccoli di quelli "di Suzuki", che iniziano tra pochi mesi di vita ed i 3 anni (www.musicalgarden.it)
La mia allieva Beatrice prova per la prima volta il violino a 27 mesi |
A mio parere, una lezione per essere efficace deve anche essere molto varia, a qualunque età, ma a maggior ragione con bambini piccoli o con difficoltà e fino ai 10-11 anni.
Solo dai 10 anni in poi propongo lezioni in cui per un'ora si suona e basta, magari ripetendo lo stesso passaggio in molte modalità differenti ma mantenendo un impegno ed una concentrazione continuative su uno stesso compito, ed anche in quel caso inserisco sempre un inizio o un finale più leggeri e rilassanti, di improvvisazione, "danza" o "composizione". E, per tutti, anche per gli adulti, organizzo incontri di orchestra, musica da camera, musica d'insieme, coro e poi concerti, concorsi e vacanze musicali.
La varietà nella lezione è data dall'alternanza di momenti strutturati, in cui pongo molte richieste e mi aspetto attenzione, impegno e collaborazione ( dopo aver lavorato su tali competenze in modo graduale), a momenti più liberi, di gioco, improvvisazione e risate .... in cui quello che conta non è tanto il risultato tecnico quanto la gioia che il bambino prova nel suonare il proprio strumento, anche non alla perfezione ma esprimendo il suo amore per la musica.
I momenti di "libertà" sono ovviamente limitati nel tempo ed intercorrono durante tutta le lezione, ma per l'ora intera l'atmosfera è sempre rilassata, serena e mai di critica o coercizione, sempre positiva e piena di entusiasmo da parte sia mia sia dell'allievo.
La tipica prova d'orchestra dei miei allievi!! |
Se devo richiedere la ripetizione di un passaggio fino alla sua completa acquisizione per quel giorno, lo faccio in modo ludico, come "sfida" o come conquista di gettoni per arrivare ad un premio finale. Attualmente sono tecnico ABA in formazione, ma avendo alcune conoscenze di base usavo la token economy - appunto il sistema di gettoni e premi- anche prima.
Un esempio di alternanza tra momenti didattici ed altri più ludici è la lezione con Sara, che dopo 4 anni di musica iniziata da piccola , ora ha 8 anni e mezzo, passa tranquillamente dai brani e gli esercizi "seri" a fasi concordate del nostro incontro in cui sceglie lei canzoni, improvvisazione o giochi musicali. Sempre per tornare all'ABA, potremmo chiamarlo Natural Environment Teaching, ovvero insegnamento guidato dalla motivazione del bambino , oppure, quando lascio il bambino completamente libero di svolgere l'attività musicale che preferisce senza intervenire ma limitandomi a "giocare" insieme a lui con la musica, si potrebbe considerare pairing.
Ecco Sara durante esercizi di pianoforte e canto :
E qui, a casa- ma la stessa cosa succede anche a lezione!, mentre improvvisa un accompagnamento ad una canzone dello Zecchino d'Oro, mostrando un senso del ritmo, una musicalità ed un'allegria contagiosi!!!
Anche Maddalena, 9 anni,è un'allieva con una grande passione per il violino e che ama molto passare dallo studio sistematico, nel quale è molto attenta e precisa, a quello a scopo ludico, nonostante nel video in questione io faccia comunque alcune richieste e non lasci le allieve completamente libere, perchè si trattava del ripasso di un brano che dovranno portare ad un esame, dunque richiedeva, anche nel momento di gioco, una certa precisione :
"Gioco tecnico" di ritmo , coordinazione e .... movimento, con due violini all'unisono ... giusto per renderlo più semplice!
Per finire, possiamo vedere Gabriele in un momento impegnativo di apprendimento di un pezzo nuovo, superato brillantemente e con una notevole facilità, bravo!, e le gemelle Aurora e Susanna , allieve di pianoforte, mentre giocano con il violino, strumento nuovo per loro, divertendosi un mondo!!
Lo studio di uno strumento, dunque, deve avere uno scopo, una motivazione ed un obiettivo positivo per essere veramente educativo , utile, produttivo e foriero di entusiasmo, piacere e quindi apprendimento.
Se "lasciato al caso" o, peggio, alla convinzione per cui un allievo deve avere capacità, talento e voglia di imparare in partenza, senza nessun incentivo e supporto esterno, penso sia destinato a fallire, ad essere presto o tardi abbandonato o ancora peggio detestato.... e questo credo sia il più grande errore educativo che un insegnante possa commettere.
Far odiare la propria materia invece di farla amare rischia di annullarne il valore educativo e la potenziale importanza nella crescita di un bambino.
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