Alessia - per chi non avesse letto i post precedenti : 15 anni, sindrome di Williams e sordità- ha ripreso ieri le lezioni di musica dopo un mese e mezzo di assenza a causa di una difficile operazione di correzione della scoliosi, complicata ulteriormente dal suo impianto cocleare per i problemi di udito, che è stato rimosso e poi reimpiantato per consentire l'anestesia totale ...
L'operazione è andata molto bene, e così anche la riabilitazione, durata 3 settimane, e finalmente Ale è tornata a lezione.
Il concerto del 9 si sta avvicinando, perciò ho voluto che Alessia si concentrasse sul pianoforte, considerato anche che non suonava da più di un mese. Per il concerto ho scelto di farle suonare "Le Campane" di Thompson, brano per lei semplice ma "sicuro", che era già pronto prima della lunga interruzione e perciò le avrebbe permesso di prepararsi tranquillamente all'evento.
Alessia, infatti, è molto emotiva, e tale aspetto del suo carattere - comune, in realtà, a diverse persone con sindrome di Williams- influisce sulle sue performance e sulle sue attività.
Con le altre persone, però, è aperta e socievole, disponibile e simpaticissima, e riesce a relazionarsi con chiunque, con una particolare passione per i bambini piccoli, infatti il suo sogno è quello di lavorare con loro.
Questo interesse per gli altri fa sì che ad Ale piaccia molto esibirsi in pubblico, e che in occasioni di spettacoli, saggi o concerti le sue insicurezze vengano messe in un angolo permettendole di esibirsi con un grande gioia e spontaneità.
Con il pianoforte, ieri abbiamo iniziato facendo un po' di "riscaldamento" con le cosiddette "passeggiate" sulla tastiera, esercizio di tecnica per l'indipendenza delle dita ed il passaggio del pollice :
Poi abbiamo lavorato sul brano del concerto, che nonostante qualche piccola imprecisione, non sembrava proprio un pezzo "abbandonato" da settimane, ma era ancora accquisito e piuttosto sicuro :
E per finire le ho proposto il Dado delle Emozioni, che consisteva nell'eseguire una breve improvvisazione in base allo smiley raffigurato su ogni faccia del dado.
Qui Alessia interpretava la tristezza ... o, forse, la disperazione, dal momento che all'ascolto sembrerebbe un'emozione molto forte :
Sempre in tema "ripasso" , ci siamo dedicate alla ritmica, con alcune letture ritmiche dal libro Divertiamoci col ritmo di Hayes - anche collegando ogni figurazione ritmica ad una diversa campana da suonare; poi alla lettura delle sole note di un brano, ed infine al canto di un canone dal libro Cantintondo di Uboldi - in inglese, "Pick a bale of cotton", ed all'esercizio di motricità generale e coordinazione La Danza del Cappello, che non ripassavamo da diverso tempo, e che per lei non è semplice, ma è utile e piuttosto divertente.
Alessia era molto contenta di essere tornata, ed io sono rimasta colpita ancora una volta dalla sua forza, la sua tenacia e capacità di recupero ... nonostante tutti i problemi che le possono capitare, lei non si arrende mai, è sempre ottimista, positiva e serena, e la sua volontà e gioia di vivere rimangono le stesse anche nei periodi più difficili.
Che dire se non che.... c'è molto da imparare da persone come lei??
I miei piccoli del nido sono sempre più entusiasti del corso di musica, e mi stupiscono ogni giorno.
La settimana scorsa, causa impegni concomitanti, un giorno non ho potuto svolgere il solito programma con il gruppo dei piccoli, ma al termine della merenda ho notato che loro aspettavano che iniziasse il momento della musica, chiedendomi dove fossero il violino e gli strumentini ...
allora, dopo qualche altra richiesta, hanno deciso di risolvere il "problema" per conto loro...
ed hanno iniziato, da soli e del tutto spontaneamente, ad eseguire i ritmi, le canzoni e le filastrocche ....
qualcuno batteva i ritmi sul seggiolone, altri "cantavano" le canzoni di repertorio o gli esercizi di vocalità, altri ripetevano le coreografie delle filastrocche accompagnandole con cantilene che ne riproducevano l'andamento linguistico ...
FANTASTICI !!!!
E, giusto per sottolinearlo, questi bimbi hanno un'età compresa tra i 12 ed i 23 mesi!
Anche stamattina il momento della musica è stato molto apprezzato, e tutti hanno voluto ripetere più volte le canzoni.
Siamo arrivati alla scheda n^ 10, con la canzone "Nanna e Sveglia", che è divisa in due parti e prevede prima di fingere di dormire (gioco simbolico), e poi "svegliarsi " e suonare dei campanelli quando il brano cambia carattere.
Questo pezzo li coinvolge molto, e fosse per loro lo ripeteremmo all'infinito!
Per il concerto del 9 giugno abbiamo costituito anche un gruppo da camera composto da 6 allievi : 3 violini, 2 pianisti ed un chitarrista, tutti tra i 7 ed i 10 anni.
I violinisti sono Alice, Giorgio e Susanna (9 anni, mia allieva da Ottobre); i pianisti sono Mattia ed Alex, fratellino di Susanna, ed il chitarrista è Alessandro, il fratello di Alice.
Stiamo pensando di inserire anche la piccolissima Ginevra ( 3 anni e mezzo!), che ultimamente chiede di suonare con i più grandi e manifesta interesse per la musica da camera, e che con il suo eccellente senso del ritmo sarebbe un'ottima aggiunta ai pianisti.
L'idea è nata da alcune lezioni di gruppo, rivolte principalmente ad allievi con difficoltà di attenzione e concentrazione o disturbi dello spettro autistico, ma poi aperte a chiunque fosse della stessa fascia d'età ed allo stesso livello, che abbiamo svolto nel corso dell'anno scolastico e che hanno avuto successo, infatti i ragazzini si divertivano e si trovavano bene insieme. Questi incontri erano dedicati all'approfondimento della teoria musicale, del solfeggio e del canto, proposti però come sempre in modo ludico e piacevole, creando un clima di amicizia e collaborazione che aiutasse soprattutto gli allievi con difficoltà a relazionarsi ed instaurare legami con i coetanei.
Un esercizio "clou" che proponiamo a questo gruppo è relativo alla concentrazione, e consiste in una "gara" a chi riesce a rimanere il più a lungo seduto con gli occhi chiusi, senza parlare nè fare movimenti di alcun tipo.
La loro motivazione per "il gioco della concentrazione" è molto alta, infatti tutti chiedono di ripeterlo ad ogni incontro e si impegnano molto per svolgerlo al meglio, il "campione" indiscusso è Alex, ma l'allievo che ha avuto più miglioramenti è senza dubbio Mattia, che ad ogni lezione aumenta il suo periodo di silenzio e immobilità ed è davvero soddisfatto del suo risultato!
Inoltre ci dedichiamo al Gioco dell'Oca Musicale, che richiede , divisi a squadre, di avanzare su un tabellone rispondendo di volta in volta a quiz di teoria, solfeggio o armonia, con i regolari trabocchetti e penitenze costituite da esecuzioni musicali, cantate o suonate, particolarmente complicate.
ù
Insomma, alcuni componenti del gruppo si stanno dedicando ora alla musica da camera, ed al concerto eseguiranno un arrangiamento del brano popolare "Frà Martino".
Come ho già detto in un post precedente, suonare insieme non è mai facile, ma il nostro gruppo da camera sta facendo passi avanti ad ogni prova, non solo nella pura esecuzione, ma anche nell coordinazione tra le varie parti, nell'ascolto degli altri e nella capacità di attenzione diretta al brano completo, alla singola parte ed all'insieme.
Per loro ogni prova è una festa, vengono a lezione felici e desiderosi di suonare - nonchè, ovviamente, di sfruttare qualsiasi occasione per chiacchierare ,oppure strimpellare, ma comunque fare confusione!- e tornano a casa entusiasti ed allegri.
Per alcuni di loro questa è un'occasione speciale per farsi degli amici in un contesto in cui essere "diversi" dagli altri non è un difetto ma una risorsa ... ed in cui si comunica prima di tutto attraverso la musica e tramite un interesse comune.
Arrivare ad un'esecuzione impeccabile tra poche settimane non sarà facilissimo, ma personalmente apprezzo le sfide, e soprattutto ho una grande fiducia in tutti loro, quindi .... andiamo avanti così!
Nelle mie
lezioni di musica, che, vorrei sottolineare, si differenziano dalla
musicoterapia per il loro intento didattico e non esclusivamente
terapeutico/comunicativo, utilizzo tecniche di vario tipo che ho appreso nel
corso della mia formazione ed esperienza lavorativa, tra cui alcune tecniche
ABA.
L’ABA (Applied
Behaviour Analysis) è l’Analisi del
Comportamento Applicata, e si basa
sull'uso dei principi della scienza del comportamento per la modifica di
comportamenti socialmente significativi.
L’analisi del
comportamento (Behavior
Analysis) è lo studio del comportamento, dei cambiamenti del
comportamento e dei fattori che determinano tali cambiamenti. L’analisi del
comportamento applicata (Applied
Behavior Analysis = ABA) è l’area di ricerca finalizzata ad
applicare i dati che derivano dall’analisi del comportamento per comprendere le
relazioni che intercorrono fra determinati comportamenti e le condizioni
esterne. In questa prospettiva l’“analista comportamentale” utilizza i dati
ricavati per formulare teorie relative al perché un determinato comportamento
si verifica in un particolare contesto e, conseguentemente, mette in atto una
serie di interventi finalizzati a modificare il comportamento e/o il contesto.
Le informazioni ricavate dall’analisi del comportamento, pertanto, sono
utilizzate in maniera propositiva e sistematica per modificare il
comportamento. L’ABA prende in considerazione i seguenti 4 elementi:
·gli antecedenti (tutto ciò che precede il comportamento in esame);
·il comportamento in esame (che deve essere osservabile e misurabile);
·le conseguenze (tutto ciò che deriva dal comportamento in esame);
·il contesto (definito in termini di luogo, persone, materiali, attività o
momento del giorno) in cui il comportamento si verifica.
Il programma d’intervento
(la modifica del comportamento) viene realizzato su dati che emergono
dall’analisi, utilizzando le tecniche abituali della terapia del comportamento:
la sollecitazione (prompting),
la riduzione delle sollecitazioni (fading),
il modellamento (modeling),
l’adattamento (shaping) e
il rinforzo.
Tale
terapia, pur utilizzata da anni negli Stati Uniti, sta emergendo in Italia solo
negli ultimi anni, e permette a molti bambini, in particolare con autismo ma
anche con altre patologie e disturbi del comportamento, di ottenere
significativi miglioramenti a livello di abilità sociali, cognitive,
comportamentali e comunicative.
Io
non sono terapista ABA, perché purtroppo non ho ancora avuto modo di formarmi né
frequentare master che mi fornissero tale preparazione, però ho frequentato una
Facoltà di Psicologia ad indirizzo cognitivo – comportamentale, ho incentrato
la mia tesi di laurea su una tecnica comportamentale, il condizionamento, ed ho
osservato alcune sedute inerenti la mia tesi presso un centro specialistico di
terapia ABA.
Dunque
conosco alcune tecniche e, pur senza millantare competenze che non possiedo e
ribadendo ancora una volta che le mie non sono sedute di terapia ABA , ma semplici
lezioni di musica, vorrei farvi alcuni esempi di come applico tali strategie al
lavoro con i miei allievi , non solo quelli con disabilità.
Il rinforzo è un evento piacevole che,
seguendo un comportamento, ne aumenta la probabilità di emissione. In breve, se
in seguito ad un mio comportamento mi verrà dato un “premio” – termine che uso
per semplificare- , in futuro sarò più
propenso a ripetere quel comportamento.
I
rinforzi possono essere di diverso tipo : materiali (cibo, giocattoli), sociali
(lodi, incoraggiamenti), simbolici ( voti, punti), naturali o artificiali ecc …
Non
sono così semplici da usare come potrebbe sembrare, perché l’insidia è sempre
dietro l’angolo, infatti come primo esempio vorrei subito citare un mio errore
: Mattia, uno dei miei allievi con autismo, in un periodo di particolare oppositività
iniziava a fare confusione quando gli proponevo esercizi musicali complessi,
che preferiva non eseguire. Allora io lo mettevo in “time out”, presentandogli un cartello raffigurante una pausa, alla
vista del quale lui doveva zittirsi, fermarsi e rimanere in silenzio per alcuni
minuti.
Io
non mi accorgevo, però, che in questo modo i comportamenti disturbanti
cessavano al momento, ma non venivano eliminati …. Per Mattia, infatti,
allontanarsi dal compito richiesto era in quel momento solo rinforzante, e
grazie ai i suoi “capricci” otteneva quello che voleva, ovvero evitare di
suonare il brano difficile!
Senza
volerlo, dunque avevo rinforzato il comportamento sbagliato …
Altri
rinforzi che ho adottato in modo efficace, invece, sono stati, con Mattia
, ma anche con altri allievi, il permettere loro di scegliere di cantare o
suonare il loro brano preferito al termine di un esercizio svolto correttamente
(nel caso di Elisa, ad esempio, il brano era Jingle Bells, mentre per Susanna
è di solito La conchiglia); oppure di provare un nuovo strumento (Mattia
ed Alessia amano il violoncello).
Ai
più piccoli regalo alla fine della lezione degli stickers con i loro personaggi
preferiti, in numero corrispondente all’impegno dimostrato durante l’ora.
Quando poi devo insegnare comportamenti più complessi o difficili da ottenere,
scelgo la tecnica della Token Economy,
che consiste nel ricevere un adesivo, o un piccolo disegno da colorare, ogni
volta che il comportamento è stato corretto, arrivando a completare una tabella
al termine della quale si ottiene un premio .
Per
convincere una mia allieva di violino di 4 anni a studiare a casa ho inventato “La
casa delle Winx”, una casetta disegnata in cui ogni “mattone” doveva essere
riempito con un piccolo disegno di un personaggio delle Winx da colorare, ogni
volta che la bambina avrebbe suonato a casa. Per altri bambini ci sono stati
anche la casa di Winnie The Pooh, la scuola di musica di Hello Kitty o un
piccolo zoo con stickers di animali, ad esempio per ogni brano eseguito tenendo
la testa appoggiata alla mentoniera.
Con Sara
, io e la sua mamma siamo partite da
un rinforzo semplicissimo e naturale qual è il cibo, dandole una caramella (o
meglio, un pezzettino di caramella!), ogni volta che accettava di svolgere bene
un compito.
Le
caramelle per lei funzionano ancora, ma con il passare del tempo la bimba è
cresciuta, e adesso apprezza anche il rinforzo
sociale, infatti è felicissima quando le faccio i complimenti o la applaudo
alla fine di una canzone o un pezzo.
Con i
miei allievi non dimentico mai l’importanza del rinforzo sociale, e non sono
certo una di quelle insegnanti che non incoraggiano mai, anzi sono sempre
positiva, prodiga di elogi ed entusiasta – soprattutto perché loro mi
entusiasmano davvero! -, e cerco sempre di trovare il lato positivo di un’esecuzione
e di riconoscere l’impegno dietro ad un determinato esercizio …
pur essendo anche molto esigente e tendendo sempre a “spaccare il capello in
quattro”.
All’opposto,
per scoraggiare un comportamento fino ad “eliminarlo” si utilizza l’estinzione, cioè una procedura che
consiste nel sottrarre qualsiasi tipo di conseguenza ad un determinato
comportamento, per far sì che questo non si ripeta più.
Parlando
di comportamenti – problema, ovvero di atteggiamenti oppositivi che non
permettono al bambino di interagire efficacemente con gli altri né di
apprendere in modo efficace, l’estinzione può consistere semplicemente nell'ignorare
il bambino quando mette in atto tali comportamenti, smettendo di dargli attenzione
ed eliminando così le conseguenze “positive” che si sarebbe aspettato di
ottenere.
Nell'ultimo
periodo, Sara mostra a volte dei comportamenti oppositivi, rifiutando di
svolgere i giochi musicali che le propongo e mettendosi ad urlare per ribadire
il concetto … io e sua mamma, allora, smettiamo di darle attenzione, rivolgiamo
lo sguardo altrove ed ignoriamo i suoi comportamenti fino a quando non si calma
e riprende a collaborare.
Anche
Mattia, pur essendo ormai intrinsecamente motivato ed appassionato,
mette in atto ancora alcuni tentativi di evitamento, ad esempio ponendo , quando
dovrebbe iniziare a suonare, domande fuori dal contesto, che sono davvero
intelligenti e perciò spesso difficili da ignorare, ma che in quel momento sono
poste non (solo) per interesse, ma principalmente per evitare l’esercizio. Un
esempio di questo comportamento si può osservare nel video sullo scioglilingua
nel post su Mattia.
Con
un paio di allievi ho messo in atto tecniche di condizionamento classico, un procedimento che prevede l’appaiamento
di alcuni stimoli per ottenere un “trasferimento di funzione” : ad esempio, per
un anno e mezzo ho lavorato con M., 3 anni e mezzo, con sindrome dell’X Fragile
con iperattività e tratti autistici.
M.
aveva difficoltà di imitazione, perciò all’inizio non riusciva ad imparare le
coreografie delle canzoni, allora, vista la sua passione per le moto, ho
inserito nella coreografia di una canzone il disegno di una moto da muovere, ed
il bimbo ha associato i movimenti da compiere, e la canzone, a qualcosa che lo
motivava già, riuscendo ad imparare tutta la coreografia appassionandosi molto
a quella che chiamavamo “La canzone della moto”.
Con
lui mi sono servita anche di griglie di
rilevazione dei comportamenti, ad esempio nell’ gioco del rumore/silenzio, che gli proponevo associando
al rumore l’immagine di due note ed al silenzio la pausa, predisponendo un
tempo di 5’’ di pausa da aumentare gradualmente, e registrando su una griglia
il numero di comportamenti corretti per ogni sessione, ponendomi come obiettivo
per passare alla fase successiva un totale di 8 risposte corrette su 10 per
almeno 4 lezioni.
Grazie a queste
tecniche, M. è riuscito a partecipare al saggio finale mostrando un esempio di
lezione e, soprattutto, si è divertito ed appassionato alla musica.
Per agevolare l’apprendimento
utilizzo, inoltre, altre tecniche che ritengo molto efficaci.
Il metodo Suzuki
ed il CML basano la loro didattica sul modeling,
l’apprendimento per imitazione tramite osservazione di un “modello” teorizzato
da Albert Bandura.
Essendo di
formazione “suzukiana” – nonostante il CML sia di fatto un percorso didattico
autonomo e solo di ispirazione Suzuki -, anch’io baso il mio insegnamento sulla
dimostrazione ai bambini che, soprattutto se molto piccoli, imitano quello che
mi vedono fare, e così imparano.
Al nido, ad
esempio, canto le canzoncine davanti ai piccoli eseguendo le coreografie, e,
anche se inizialmente loro non riescono a ripeterle, mi osservano, e dalla
seconda o terza volta provano ad imitare qualche movimento, per arrivare ad
imparare con il tempo tutto il pezzo.
Quando insegno
ai piccolissimi, infatti, non mi aspetto un’esecuzione immediata e precisa, ma do
loro degli stimoli che verranno interiorizzati e rielaborati con il tempo.
Con loro, e con
i bambini disabili, mi avvalgo anche del prompt,
del fading e della guida fisica.
Per insegnare
violino ai bimbi di due anni inizialmente li aiuto a tenere il violino sulla
spalla ed a tirare l’arco ponendo la mia mano sulla loro, poi gradualmente
riduco la guida fisica finché alla
fine riusciranno a suonare da soli.
Per insegnare a Sara la lettura delle note, le fornisco un prompt costituito dal nome della nota e dal gesto che associamo
alla durata della stessa, per poi pronunciare solo l’iniziale del nome con il
gesto, passare al solo gesto, ed infine lasciarla solfeggiare da sola (fading).
In generale, utilizzo l'apprendimento senza errori, che secondo alcune ricerche sostiene la motivazione e migliora l'acquisizione delle competenze, limitando al massimo la possibilità di errore ed aiutando ad eseguire nel modo corretto i comportamenti, fino a quando il bambino non sarà in grado di farlo da solo.
Quando Mattia doveva imparare al pianoforte Mary Aveva un Agnellino, insieme alla mia collega abbiamo suddiviso il brano in sezioni (composte da circa 2 battute) e gli abbiamo chiesto di eseguire il pezzo, rinforzandolo molto al termine di ogni esercizio, aggiungendo una sezione ad ogni ripetizione : parte 1 - rinforzo - parte 1 + parte 2 - rinforzo - parte 1 + 2 + 3 - e così via ...
Alla fine Mattia è riuscito a suonare tutto il brano senza errori e con una concentrazione perfetta.
Questa tecnica è chiamata chaining, proprio perché prevede il " concatenamento" delle diverse sezioni di un compito che è stato scomposto in parti.
Soprattutto in casi di disturbi del linguaggio e della comunicazione o linguaggio assente, mi è capitato di avvalermi dello shaping, il "rinforzo di approssimazioni successive" : una volta scelto un comportamento che si vuole raggiungere, si individuano delle "approssimazioni" del suddetto obiettivo finale, ovvero dei comportamenti non tanto corretti quale quello finale, ma che gli si "avvicinano".
Poi si rinforza il bambino partendo dal comportamento più "basilare", e quando questo è stato acquisito si rinforza la performance migliore immediatamente al livello successivo ... e così via, fino ad arrivare a fornire il rinforzo solo quando il compito verrà eseguito nel modo adeguato.
Quando i miei bambini con difficoltà di linguaggio cantano o recitano delle filastrocche, all'inizio mi accontento di una pronuncia anche poco corretta, ma progressivamente, con l'aumentare delle loro competenze e dell'esercizio, divento più esigente, fino a richiedere l'esecuzione esatta.
Con Alessia e Sara, ad esempio, nei primi tempi del nostro lavoro accettavo anche solo un tentativo di emissione di suoni - per due motivi diversi, essendo Alessia molto comunicativa ma con difficoltà di emissione della voce a causa della sordità- , adesso invece, dopo diversi passaggi, sono arrivata a "pretendere" da Alessia una pronuncia migliore ad un volume della voce più alto, e da Sara - partita da una quasi totale assenza di linguaggio verbale - non più la parola singola, ma l'intera frase.
Con Alessia l'anno scorso ho applicato anche la generalizzazione, infatti la ragazza non voleva studiare a casa perché non aveva ancora collegato la presenza del pianoforte allo studio della musica - e ripeteva spesso di non voler suonare perché lo strumento apparteneva alla sorella - , allora un giorno sono andata a casa sua a farle lezione, per trasferire la mia presenza ed il concetto di suonare il pianoforte anche in un luogo diverso dalla scuola di musica.
Al di là delle tecniche, che spesso trovo fondamentali e realmente utili se applicate tenendo conto della specifica situazione e del singolo allievo che ho davanti, penso che quello che conta sia ciò che i miei allievi traggono da tali strategie ... una maggiore facilità nell'apprendimento, più gratificazioni e soddisfazioni nel loro percorso musicale ed educativo, e, come dico sempre ... un maggiore entusiasmo, una più solida passione per la musica, e la possibilità di fare sempre passi avanti nel loro percorso di vita.
Con i miei allievi sto iniziando a preparare un concerto che si terrà a Milano in giugno e sarà dedicato alla musica da camera.
Suonare insieme è difficile anche per navigati professionisti, figuriamoci per allievi alle prime armi ... ancora di più se con difficoltà di relazione e comunicazione.
Ma, come testimoniano le numerose esperienze di orchestre giovanili, oppure quelle con intento sociale o musicoterapico; quali, per citarne alcune, le Orchestre Suzuki l'Orchestra dei Piccoli Pomeriggi Musicali, l'Under 13, , oppure quelle del metodo Abreu, o l'Orchestra Esagramma, la musica d'insieme ha un valore aggiunto di condivisione, relazione e comunicazione emotiva davvero profondo ed inestimabile, perciò quando possibile anch'io propongo ai miei allievi di suonare insieme, a patto però che le parti singole siano pronte e sicure e che sia stato fatto in precedenza un lavoro individuale approfondito, per poi procedere alla parte più difficile ... che consiste nel mettere insieme le varie parti ed i vari musicisti.
Oggi ho iniziato a far provare insieme due splendide "coppie" : le mie due allieve Sara e Susanna, ed i due fratelli Lorenzo e Guglielmo.
Nel primo caso, le difficoltà erano diverse, infatti per ragioni logistiche stamattina abbiamo dovuto cambiare aula, e quindi pianoforte, ed entrambe le ragazzine erano piuttosto distratte dal cambiamento; inoltre Sara di solito non ama condividere lo strumento con qualcun altro, ma in questo caso ha capito che la sua parte consisteva nell'accompagnamento ad un tema principale, e quindi l'ha accettata meglio rispetto a quando , ad esempio, io eseguo il suo stesso brano ad un'altra ottava per farglielo ascoltare.
Susanna, invece, suonava con un'altra musicista per la prima volta, dunque non era ancora abituata ad ascoltare e seguire un eventuale accompagnamento.
Però, nonostante le molteplici novità, entrambe si sono impegnate molto ed il risultato è stato buono, direi che siamo sulla strada giusta e possiamo solo migliorare!
Un ulteriore plauso a Sara, che sembrava un po' stanca, ma ha retto benissimo per tutta la lezione ... anche se alla fine abbiamo scoperto che aveva la febbre!!
Ed ecco un "estratto" del nostro lavoro ...
Con Lorenzo e Guglielmo, invece, sto lavorando su alcuni brani di Suzuki.
Lorenzo sta imparando Bella Stella di Suzuki - var A., e insieme al fratello inizia ad esercitarsi su un altro brano di Suzuki in cui deve eseguire l'accompagnamento.
Suonano anche il pianoforte, e stanno studiando da Thompson vol. 2 Maypole Dance a quattro mani.
La mamma riferisce che quando si esercitando a casa sono a dir poco comici ... infatti il maggiore si spazientisce in fretta con il piccolo, e per convincerlo a suonare a tempo al pianoforte suona con una mano e con l'altra lo pungola nei fianchi!
Però si divertono, ed anche oggi erano felici di suonare insieme e motivati, e si sono impegnati e concentrati molto.
I miei allievi Alice e Guglielmo hanno partecipato ieri al loro primo concorso di violino.
Tra il pubblico erano presenti anche Sara e Giorgio, venuti ad ascoltare insieme ai loro genitori.
Siamo arrivati a Parma in tarda mattinata, e la giornata si è da subito rivelata perfetta : uno splendido sole, la città accogliente ed affascinante come sempre - ve lo dice una che vi ha vissuto 4 anni - , ed un'ottima compagnia, infatti i genitori sono subito affiatati ed i bambini hanno fatto amicizia.
Come Sara, anche Alessandro, il fratello di Alice, studente di chitarra con doti musicali eccezionali, ha un disturbo di tipo autistico; eppure il gruppo ha funzionato da subito, le due bambine si conoscevano già ed hanno giocato insieme tutta la mattina, mentre i ragazzini sono diventati amici e si sono dedicati a giochi di movimento ed a corse sfrenate!
Non capita spesso di poter osservare momenti di vera integrazione tra bambini con difficoltà ed altri senza, eppure sto notando che i corsi di musica aperti a tutti, con intento didattico e non solo terapeutico, e senza "sconti" per nessuno, hanno questo potere di eliminare qualsiasi differenza ed al tempo stesso valorizzare l'unicità di ogni allievo.
Da Sin : Giorgio, Sara, Alice, Alessandro
Alice e Sara
Dopo la mattinata di relax, che ha avuto il pregio di distrarre Alice dall'impegno imminente e farle vivere la gara come un momento piacevole e non stressante, abbiamo incontrato Guglielmo con i suoi genitori, ed insieme abbiamo raggiunto la sede di Parma Lirica.
Ho frequentato diversi concorsi sia come partecipante che come insegnante, tuttavia raramente ho trovato un tale cortesia, disponibilità ed organizzazione, uniti ad una sincera passione per la didattica ed interesse verso i singoli concorrenti.
Per la Categoria A ( 5 - 11 anni) si sono esibiti prima i pianisti : il livello era molto buono ed i bambini comprensibilmente tesi , ma l'atmosfera rimaneva allegra e positiva, senza inutili rivalità e competizioni, che a questo livello di studio possono essere soltanto dannose.
Vorrei solo menzionare i pianisti Ludovico Costa e Riccardo Lazzari, che si sono distinti per la sicurezza tecnica e la maturità musicale, vincendo infatti il 1^ Premio Assoluto.
Dopo aver provato gli attacchi ed accordato gli strumenti, è arrivato il momento dei miei allievi ...
Per prima ha suonato Alice ... che dire, eccezionale !!!
Ha dato veramente il massimo: esecuzione quasi totalmente a memoria, bel suono, intonazione ottima, musicale e precisa, molto sicura.
Poi Guglielmo : la tensione ha influito un po' di più sulla sua esecuzione, ma nonostante questo ha portato a termine il programma rimanendo concentrato ed attento, correggendo eventuali imprecisioni di intonazione e mantenendo sempre un bel suono, il suo solito impeccabile senso del ritmo ed un'ottima postura.
Bravo !!!
A quel punto eravamo tutti felici e soddisfatti e ci importava relativamente del punteggio, almeno per me era assolutamente secondario rispetto all'esito già ottimo di entrambe le prove.
Ma i risultati non si sono fatti attendere, infatti la giuria li ha comunicati dopo circa 20 minuti ...
Guglielmo - 3^ PREMIO con punti 85/100
Alice - 2^ PREMIO con punti 90/100
Meglio di così non sarebbe potuta andare .... ancora, Bravissimi !!!
Anche Alessandro, Sara e Giorgio hanno apprezzato molto le esecuzioni, come ha sintetizzato efficacemente Sara rivolgendosi alla mamma con un " Sara piace" !!
In conclusione, direi che l'esperienza è stata senza dubbio coinvolgente ed entusiasmante per tutti, e per quanto mi riguarda spero di poterla ripetere presto!
Intanto rivolgo un Grazie speciale alle famiglie dei miei allievi che credono fermamente nell'utilità di questo percorso e nel potere della musica ...
Mattia ha un disturbo dello spettro autistico con una diagnosi di Disturbo Generalizzato dello Sviluppo.
E' nato nel 2003, quando lo conosco ha 8 anni, ed è un bambino molto vivace,
iperattivo, però anche intelligente, brillante e con un livello cognitivo senza
dubbio alto.
Fisicamente mi ricorda Harry Potter : magrolino,
con gli occhi scuri, gli occhiali, i capelli a caschetto e lo sguardo furbo.
E’
molto loquace, usa un linguaggio avanzato per la sua età e parla di argomenti
insoliti per un bambino di 8 anni, quali la cucina o la moda.
Riservato
e poco “sociale” come tutte le persone autistiche, Mattia è però un bambino
dolce ed affettuoso, che conquista con il suo sorriso ed il suo entusiasmo verso
le cose che gli piacciono.
E’ interessato alla musica, ha un ottimo orecchio –
che alla prima osservazione non escludo possa essere assoluto – un buon senso
del ritmo, una motricità globale piuttosto buona ed una memoria straordinaria.
Nella
prima scheda di valutazione, sottolineo anche la sua capacità di lettura,
superiore alla media per un alunno di 3^ elementare, ed il suo interesse verso
il pianoforte, e rilevo come aree carenti la manualità fine e la coordinazione
motoria, mentre non riesco a valutare l’intonazione perché il bambino non
accetta di cantare, ma immagino che, dato l’eccellente orecchio, il canto sia
uno dei suoi punti di forza. La mamma, infatti, riferisce che a casa Mattia
canta in continuazione, quindi decido di dargli tempo.
Il
costante bisogno di muoversi di Mattia porta con sé difficoltà di attenzione e
concentrazione, che rappresentano sicuramente la sua difficoltà maggiore. La
mamma parla anche di una motivazione altalenante, che va continuamente
alimentata e sostenuta cambiando spesso attività e trovando per lui esercizi
non troppo facili, ma neanche troppo impegnativi, che lo farebbero sentire in
ansia e minerebbero la sua autostima.
Credo
che, comunque, Mattia abbia bisogno di ricevere stimoli che siano all'altezza
delle sue potenzialità, e di raggiungere una maggiore fiducia in sé stesso, che
sicuramente gli deriverà dal padroneggiare anche abilità più complesse.
Gli
obiettivi che mi pongo con lui, e gli strumenti che scelgo per raggiungerli,
sono quindi i seguenti :
1)Incremento della motricità generale
tramite canzoni con coreografie
2)Sviluppo
della manualità fine
tramite “canzoni per fare” (con esercizi
di manualità), giochi di manualità,
uso di strumentini
3)Sviluppo
della coordinazione
tramite canzoni con coreografie, giochi
di coordinazione e motricità,
utilizzo degli strumentini, del
pianoforte ed eventualmente del “violino finto”
4)Incremento
della capacità di attenzione e concentrazione
tramite lavoro sul concetto di silenzio
e pausa vs concetti di rumore e movimento,
con incremento progressivo dei tempi di
pausa
5)Avviamento
al pianoforte
tramite esercizi di esecuzione di brani ad orecchio, esecuzione di cartelli
ritmici, e più avanti lettura degli
spartiti ed esecuzione brani al pianoforte.
Per
le lezioni di Mattia lavorerò insieme alla mia collega Maria Semeraro, pianista, che si occuperà
della parte strumentale.
La
mamma di Mattia mi ha chiesto di programmare alcune lezioni tenendo conto della
sua iperattività e del suo bisogno di esprimersi attraverso il corpo, quindi
inserendo elementi di movimento adatti anche a bambini più piccoli.
Per
questo motivo, i piani di lezione iniziali prevedono esercizi molto semplici :
l’Appello, al quale inizialmente Mattia non vuole rispondere cantando,
l’esecuzione di un ritmo binario con i
legnetti, il gioco del rumore/silenzio – che spesso utilizzo con i bambini
iperattivi per educarli al controllo motorio ed al silenzio, aumentando
progressivamente i tempi di immobilità- , Soldatini con la coreografia, la
canzone per fare Campanellino, il Tuffo saltando o spostandosi con il corpo, e,
per la lettura ritmica, l’Albero delle note ed i primi cartelli ritmici
associati a movimenti precisi.
Dalla
terza lezione, inseriremo anche giochi di coordinazione, quali un’associazione
tra suono e movimento, o un esercizio di più movimenti in contemporanea – ad
es. far girare una pallina con una mano mentre
batte a tempo un legnetto; la canzone “Attenzione alla discesa”, ed
alcune filastrocche.
Mattia,
infatti, ha una stereotipia motorio – vocale che consiste nel tenere in bocca
la saliva parlando a voce bassa, velocemente e in modo a volte poco
comprensibile, per cui le filastrocche hanno lo scopo di incentivare un
utilizzo controllato e consapevole del linguaggio anche come funzione sociale e
non solo “privata”.
Spesso ricordiamo a Mattia di “mandare giù la saliva e parlare a voce
alta”, anche tramite un cartello affisso sopra al pianoforte che recita “Le
regole del parlare bene”,e intorno alla metà dell’anno inizieremo a fargli
eseguire filastrocche e scioglilingua seguendo il battito del metronomo,
partendo da un tempo di velocità media per arrivare ad uno più veloce, e finire
con un ritmo molto lento, il più impegnativo per lui.
Visto
il suo livello cognitivo molto buono, Mattia procede velocemente con il
programma. Dalla quinta alla dodicesima lezione continuiamo i Tuffi
associandovi , però, ritmi sempre più complessi, in breve finiamo i cartelli
ritmici e passiamo ai primi esercizi di Divertiamoci col ritmo – ricordiamoci
che Mattia ha 8 anni, dunque è naturale che con lui si arrivi alla lettura in
breve tempo- , dopo Soldatini gli proponiamo in sequenza tutte le canzoni del
repertorio Suzuki con le coreografie CML, introduciamo l’armonia con gli
esercizi su gradi della scala, intervalli (Intervalli da Intonare, Una canzone
sull’Intervallo) e più avanti la cadenza (Ora canto la cadenza); e la lettura
con il “foglio millerighe” e , poco dopo, alcune pagine del Quaderno Operativo,
La casa delle note, Le Bolle, con un’iniziale letto – scrittura delle note,
passando dalla Lettura – “con dito”.
Per
la manualità fine gli proponiamo nuove
Canzoni per Fare , tra cui Cinesin Pesciolin, che diventa la sua preferita, Con
un pezzettino, la mia Camminare sul Legnetto; e , con l’arco del violino, Il
Ragnetto e la Ranocchia e Spazzola e Pettine. http://www.youtube.com/watch?v=2ukV25gP7Sg&feature=youtu.be Il lavoro
sulla coordinazione e sul controllo motorio parte dal richiedergli un maggiore
finalismo nei movimenti, che a volte sono eccessivi e fuori contesto, e passa
dall’eseguire, ad esempio, il ritmo “cort/doppia” a tempo di metronomo e in
diversi esercizi sempre più veloce, per arrivare alla Danza del Cappello fatta
con il corpo e tenendo una mano in testa ed al gioco di associazione
“suono/movimento” arrivando a 5 movimenti diversi. Anche il solfeggio
diventa un “pretesto” per aumentare la coordinazione, attraverso la lettura
degli esercizi dell’Hayes con un movimento per ogni figurazione ritmica.
Più
avanti introdurremo anche l’argomento “emozioni”, sul quale Mattia sta già
lavorando con terapisti ed insegnanti, infatti si trova già ad un buon livello
di riconoscimento sia delle emozioni di base sia di quelle complesse e ad un
lavoro iniziale sulla “teoria della mente” – ovvero la capacità di mettersi nei
panni degli altri e comprendere che i loro pensieri e le loro emozioni possono
non coincidere con le nostre. Per il lavoro sulle emozioni
useremo un “Dado delle Emozioni”, con uno smile diverso disegnato su ognuno dei
sei lati per esercizi piuttosto complessi sul riconoscimento, la descrizione e
la verbalizzazione delle emozioni sia del bambino stesso, dopo aver ascoltato
brani musicali, sia di quelle degli altri.
Intorno
a Febbraio, riusciamo a vincere la resistenza di Mattia verso il canto,
ottenendo di sentirlo eseguire alcune canzoni. Come avevo immaginato all’inizio,
il bambino ha un’ottima intonazione ed una bella voce, tende però a cantare
velocemente ed a voce bassa, ribadendo ogni volta “ A casa canto sempre, invece
qui non canto mai … “, nonostante sia evidente che cantare gli piace, infatti
tra Marzo e Giugno accetterà di eseguire quasi tutte le canzoni, ed addirittura
entrerà a far parte di un coro scolastico!
La
difficoltà principale che incontriamo con Mattia è relativa al suo
comportamento. Dopo un avvio positivo, il bambino capisce di poterci, diciamo,
“manipolare”, e per circa un mese e mezzo mantiene un comportamento poco
adeguato, distraendosi intenzionalmente, cercando argomenti di conversazione
non pertinenti la lezione, alzandosi quando non dovrebbe e mettendosi a correre
per la stanza, in breve cercando ogni occasione per non assecondare le nostre
richieste, anche quando l’esercizio catturerebbe il suo interesse e la sua
motivazione. Cerca di metterci alla prova, di mostrarsi demotivato pur non
essendolo, e devo ammettere che purtroppo ci riesce benissimo.
Non
conoscendolo ancora bene, ed avendo comunque come obiettivo quello di farlo
appassionare alla musica, per un periodo rimaniamo spiazzate e chiediamo la
collaborazione e l’intervento della sua terapista comportamentale, Francesca,
che lo segue da un paio d’anni sia a scuola sia a casa.
Lei
si mostra molto disponibile e prende parte ad alcune lezioni, inviandoci poi
una relazione sulle sue osservazioni. Insieme a Francesca , agli altri terapisti
ed al supervisore, io partecipo anche ad un Workshop ABA - terapia comportamentale applicata- a casa
del bambino, durante il quale esponiamo programmi ed obiettivi del nostro
lavoro con lui, io proietto alcuni video delle lezioni commentandoli, ed infine
osserviamo i terapisti al lavoro con Mattia concludendo con una riunione di
equipe alla quale partecipa anche la mamma di Mattia, e durante la quale il
supervisore spiega le difficoltà riscontrate e le modalità più funzionali per
procedere in futuro.
Dall’osservazione
di Francesca, i miei resoconti ed i video, rileviamo nel comportamento di
Mattia frequenti “tentativi di evitamento”, che consistono, come ho già
accennato, nel trovare mezzi per non eseguire ciò che gli richiediamo,
dilazionando il più possibile il momento in cui dovrà impegnarsi. Tuttavia,
essendo Mattia molto intelligente, tali tentativi non sono sempre evidenti e
facili da riconoscere, perché a volte vengono messi in atto con una grande
naturalezza e noi “ci caschiamo”! Ad esempio, spesso il bambino fa domande
veramente intelligenti e che denotano
curiosità, ma che sono poste in un momento in cui il suo unico scopo è quello
di non impegnarsi nel compito.
Francesca
e il supervisore ci mostrano come individuare comportamenti di questo tipo, e
ci consigliano di ignorarli, ripetendo, se necessario, più volte la richiesta,
usando sempre lo stesso tono di voce e le stesse parole, fino a quando il
bambino non avrà svolto l’esercizio come noi, conoscendo le sue potenzialità,
ci aspettiamo che possa fare.
Ci raccomandano, inoltre, di essere sempre ferme e coerenti, bloccando i
comportamenti non adeguati ogni volta che si presentano, e, quando Mattia
raggiunge l’obiettivo, di fargli svolgere come premio un’attività di sua
scelta, indirizzandogli molti complimenti e coccolandolo, perché con le persone
che conosce è un bambino affettuoso e che apprezza il contatto fisico.
Nonostante
io conoscessi anche prima tali tecniche, mi accorgo di non averle utilizzate
perché ero troppo concentrata sugli obiettivi didattici e sul “qui ed ora”
della lezione, ma dopo il workshop mi ripropongo di farlo.
Infatti,
in pochissimo tempo la situazione si sblocca : Mattia diventa più tranquillo,
collaborante e motivato, pur rimanendo vivace e chiacchierone non mette più in
atto comportamenti tanto disturbanti, e riesce ad esprimere al meglio le sue
capacità, dimostrando di sentirsi anche più bravo e capace. Ci ha messe alla
prova, ma dopo alcune settimane di disorientamento ha compreso che anche noi
seguivamo la linea di condotta dei suoi famigliari e terapisti, e che anche su
di noi poteva contare per avere dei limiti e delle regole chiare per imparare
a controllare e gestire il suo
comportamento. E penso che questa “scoperta” gli abbia fatto piacere, e che con
la sua fase di ribellione volesse semplicemente assicurarsi di potersi fidare
di noi.
Date
tali premesse, abbiamo potuto anche avviare Mattia al pianoforte con più
tranquillità. La mia collega Maria segue insieme a me il bambino nello studio
dei primi brani del Thompson vol.1 , ed anche qui i progressi non si fanno
attendere, nonostante per Mattia sia difficile mantenere la concentrazione per
un brano intero.
Comunque la sua lettura delle note è molto buona ed anche le
abilità di manualità fine subiscono un notevole incremento. Per arrivare a
fargli eseguire tutto il brano, lo scomponiamo in sezioni brevi di 2 -3
battute, ed al termine del lavoro Mattia impara a suonare dall’inizio alla
fine, tra gli altri brani, anche Mary Aveva un Agnellino, che per lui è
piuttosto lungo.
Quando
arriva il momento di decidere della sua partecipazione al saggio finale, io e
Maria non abbiamo dubbi : Mattia eseguirà alcune canzoni CML con il gruppo dei
miei allievi più piccoli (che comprenderà anche un paio di bambini della sua
età che mi hanno chiesto di poter partecipare), e suonerà al pianoforte Mary Aveva
un Agnellino.
La mamma
del bambino è preoccupata che la situazione di gruppo da una parte, e
l’esecuzione solistica dall'altra possano scatenare in Mattia una crisi
facendolo ritornare ai vecchi comportamenti, ed anche Francesca esprime qualche
perplessità, ricordandoci che il saggio dovrà essere per lui prima di tutto
un’esperienza positiva e formativa, senza creargli eccessive ansie.
Mattia
è , infatti, un bambino che tiene molto al risultato e ad essere all'altezza
della situazione. Io e Maria, però, abbiamo fiducia nella sue capacità, e con
il nostro entusiasmo riusciamo a convincere anche la mamma e la terapista.
Il
giorno del saggio siamo un po’ tese : va bene la fiducia, ma capiamo anche
quanto la situazione sia nuova, in parte inattesa – la sala è gremita- ed
emotivamente carica per Mattia.
Lui
però, ancora una volta, ci stupisce tutti : esegue le canzoni insieme agli
altri ed in sintonia con la mamma, senza mostrare la sua agitazione per il
contesto di gruppo, e suona il pezzo al pianoforte a quattro mani con Maria,
sostenendolo tutto ed inchinandosi alla fine. Quella con Mattia è stata senza
dubbio una scommessa vinta, e in gran
parte per merito suo.