Recentemente, durante un corso Suzuki, ho ascoltato una conferenza di Edward Kreitman, fondatore e direttore della scuola Western Springs School of Talent Education negli USA.
Kreitman ha parlato del Priority Teaching, un approccio all’insegnamento dello strumento basato sull’identificazione di alcune priorità didattiche, nello specifico le basi corrette del violino - impostazione, arco, suono, postura, intonazione- portate al massimo livello possibile, anche a discapito di progressi veloci nell’apprendimento del repertorio.
Secondo la sua opinione, infatti, è più importante che un allievo acquisisca solide basi e sia capace di eseguire brani anche semplici con la massima precisione possibile, e con un bel suono ed un’esecuzione musicale, piuttosto che essere in grado di suonare decine e decine di brani senza un’impostazione, una tecnica d’arco o un’intonazione corrette.
Questo porterebbe non solo competenze superiori ed effettive, ma darebbe anche una soddisfazione maggiore allo studente, consapevole di essere realmente capace di suonare e di avere veramente sviluppato le proprie potenzialità.
All’inizio del mio percorso come insegnante, non la pensavo così. La mia priorità era insegnare agli allievi più brani possibili, sia per tenere alta la loro motivazione, sia perchè, frequentando l’ambiente dei musicisti professionisti, dei corsi e dei concorsi di alto livello, ero convinta che fosse cruciale saper eseguire pezzi difficili il prima possibile, e che successo nell’apprendimento e progressi dipendessero essenzialmente da quello.
Più tardi, invece, mi sono accorta che sempre più spesso capitava di vedere in giro allievi di violino che, pur suonando da diversi anni, non avevano acquisito neppure le basi dello strumento, erano imprecisi e, chiaramente a causa di un insegnamento di scarsa qualità, sembravano non aver raggiunto neppure gli obiettivi minimi di un qualunque corso di strumento.
Come ho già detto, anche i miei primissimi allievi non erano sempre ben impostati ed impeccabili, ma di anno in anno ho deciso di cambiare registro, e di conseguenza di modificare le mie priorità.
Perchè mi sono resa conto che nessun bambino è troppo piccolo o ha troppe difficoltà ( e, nel caso dei miei allievi, spesso sono davvero tante) per imparare da subito le basi nel modo corretto e per suonare aspirando alla perfezione fin dall’inizio, quindi ho deciso di alzare le mie aspettative nei confronti di tutti i miei allievi aspettandomi da loro sempre di più.
Ovviamente loro non lo sanno, e non lo sapranno mai, perchè la musica dovrà rimanere per loro qualcosa di piacevole, gioioso, divertente e mai stressante, ma io sono cambiata e sono convinta che possano farcela. Ora so che tutti loro possono raggiungere una buona impostazione, una presa dell’arco esatta, un bel suono ed un’intonazione accurata. So che i limiti non sono quasi mai oggettivi, ma che dipendono dall’insegnamento che loro ricevono e dalla modalità del loro studio a casa.
So che un lavoro di qualità deve essere il primo obiettivo sempre, perchè un apprendimento corretto è ciò che fa la differenza tra l’aver vissuto un’esperienza positiva e duratura, che avrà un impatto reale sulla loro vita, e l’aver vissuto lo studio della musica come qualcosa di casuale, senza un vero significato e magari anche divertente, ma che non ha dato loro niente.
Ciò che vorrei fosse chiaro, è che per i bambini non ci dovrebbe essere differenza tra i due approcci, che dovrebbero comunque essere orientati al gioco, al piacere di fare ed alla loro motivazione, ma dal punto di vista di un insegnante, dovrebbe cambiare tutto.
Noi insegnanti non dovremmo avere scuse, ed insegnare male non dovrebbe mai essere un’opzione. Se l’allievo non impara, non raggiune il suo massimo, la SUA eccellenza, mi dispiace ma la colpa è nostra. Facile dire “ E’ un allievo difficile, non ha voglia, non impara”, oppure “ ha le dita corte, è macino, ha le mani piccole, non ha orecchio” .... giustificazioni di questo tipo si sentono molto spesso tra gli insegnanti.
Invece un professionista dovrebbe essere capace di far diventare tutti degli studenti modello, fissando le priorità ed avendo obiettivi chiari e ben articolati. Ed insegnare non dovrebbe MAI essere un ripiego, ma una scelta.
Queste le priorità per gli insegnanti, dunque .... ma il priority teaching, dovrebbe, a mio parere, diventare anche “priority learning”.
I genitori, infatti, dovrebbero lavorare affinchè i propri bambini abbiano la musica come priorità nella loro giornata, intesa sempre come momento di gioco ed allegria, ma prioritario rispetto ad esempio al tablet o alla tv, e loro stessi dovrebbero assumere l’impegno delle lezioni come qualcosa di prioritario rispetto ad altri impegni, per lo meno nel giorno di lezione.
Capisco che approfittare dell’ora in cui il bambino è a lezione per fare la spesa o dedicarsi al altre incombenze, o anche solo prendersi un momento di relax, sia una tentazione molto forte... ma nell’approccio che seguo non funziona così.
L’esperienza con il violino riuscirà veramente solo se il genitore riuscirà a partecipare davvero, considerare le lezioni una priorità ed investire del tempo costante e di qualità da condividere con il proprio bambino.
Come fanno nella fotografia qui sopra i genitori della classe di primo anno dello scorso a.s.
Magari all’inizio sarà l’ennesimo impegno pressante, ma poi con il passare del tempo diventerà un’esperienza significativa per tutti, genitori e bambini, ed avrà un impatto duraturo sulla loro vita.
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