Questo video per ricordare Lorenzo, un bambino eccezionale che ci ha lasciati ieri sera ad appena 5 anni e mezzo ....
Nel video, Lorenzo aveva 3 anni ed era al primo anno del programma di musica Lullaby, che svolgeva con passione ed entusiasmo insieme alla sua bravissima insegnante, Elena Meniconi, ed alla sua meravigliosa famiglia : la mamma Cristina, il papà Gabriele e la sorellina Giulia, nonchè, come vedete in una scena, anche il nonno.
Lori è stato un esempio di forza e gioia di vivere per chiunque l'abbia conosciuto, e come insegnante di musica io voglio ricordarlo così .... Ciao Lorenzo.
Io lavoro con allievi particolari ... piccolissimi - anche di 12 mesi!- , adolescenti - ancora più complicati dei piccoli!!-, nell'età dei "no" e dell'oppositività (2 - 3 anni), o ancora, e soprattutto, con difficoltà di vario tipo ... dalla disabilità lieve, a quella grave e gravissima, a problemi motori, sensoriali, cognitivi, relazionali o di apprendimento o comportamento ....
Diciamo che a me le cose semplici non piacciono, amo le sfide, quindi più qualcosa è complesso più mi affascina e mi stimola a fare qualcosa per cambiare la situazione, e nel caso di allievi con disabilità la motivazione è anche più profonda, perché loro mi regalano momenti emozionanti e mi insegnano tantissimo sulla vita e su come affrontare con il sorriso ostacoli e momenti di crisi.
Se poi parliamo di bimbi piccoli, che a volte hanno poco di un anno - ma in realtà nei miei corsi di musica al nido l'allievo più piccolo ha 6 mesi !!!-, la sfida principale consiste nel catturare e mantenere il più a lungo possibile la loro attenzione, con la mimica, lo sguardo, un tono di voce dolce ma al tempo stesso capace di incuriosire, i movimenti e, ovviamente, la musica ... sapendo benissimo che, per quanto intelligenti, brillanti ed appassionati, non potranno rimanere su un esercizio più di qualche minuto di fila, e sarà già un ottimo risultato ... una mia allievina di 8 mesi all'asilo nido ha voluto ripetere una canzone per 4 volte consecutive, provando ad imitare i miei movimenti, incitandomi con lo sguardo ed i gesti a ripeterla e ridendo di gioia!
E mi è sembrato già un tempo di attenzione lunghissimo per la sua età.
Sugli adolescenti ho già scritto parecchio, descrivendo la mia esperienza in una comunità, ma vorrei sottolineare che forse questo è il periodo della vita più complesso da gestire per un'insegnante, perché è proprio il momento in cui l'allievo si demotiva più facilmente e spesso decide di smettere di suonare perchè non ha la forza emotiva e la maturità per impegnarsi quanto lo studio di uno strumento richiederebbe ... se poi all'adolescenza aggiungiamo la disabilità, possiamo immaginare quanto per un ragazzino con handicap sia pesante impegnarsi e quanto la demotivazione e l'abbandono possano essere proprio dietro l'angolo.
Allora ... viste la situazioni già non facilissime dei miei allievi che, per un motivo o per l'altro, devono affrontare prove o periodi della vita che possono porli in difficoltà ....
quale può essere secondo me l'approccio migliore, sia dal punto di vista didattico sia relazionale, da tenere con loro?
Ve lo dico subito : quello di "pretendere" ... con serenità, gioia, dolcezza, ma anche con autorevolezza e fermezza ... tenere gli obiettivi alti, sempre, senza la paura del fallimento, ma con la certezza nelle loro capacità, e credendo in loro, sempre.
Il mio obiettivo principale
quando insegno è, naturalmente, che il mio allievo sia sereno, rilassato e viva
quell'ora con gioia e soddisfazione, grazie ad un incremento del suo benessere
e della sua qualità di vita, e questo sia che abbia difficoltà o problemi sia
che non ne abbia.
Ma una situazione simile non è
raggiungibile senza impegno, costanza e disciplina da parte sua e senza un
miglioramento delle sua capacità anche musicali e didattiche.
Pensate che noia il contrario – e
io so di cosa parlo per averlo provato, grazie ad alcuni insegnanti demotivanti
e privi di passione ed entusiasmo- : mesi e mesi sullo stesso programma, sugli
stessi esercizi e sullo stesso brano, nessun cambiamento, nessun miglioramento,
tutto sempre uguale, stabile, piatto, privo di vitalità e di emozioni, con la
sensazione latente, e poi sempre più forte, di non essere capaci, di non poter
imparare, di “non avere talento”, di
“non essere portati”, di non doversi impegnare “perché intanto più di
così non potresti fare” … pensate che tristezza e che colpo all'autostima …
magari in ragazzini già etichettati e considerati poco capaci in altri contesti
di vita ….
Che senso avrebbe, per loro, venire a lezione in condizioni simili?
Che piacerebbe ne trarrebbero, quale giovamento?
Ecco perché, prima di tutto, ma
senza forzature né coercizioni, io “pretendo”, voglio che si impegnino, che
ogni volta facciano un po’ di più,un passo avanti anche minimo ma percepibile,
e che diano il massimo delle loro possibilità.
Non chiederei mai una sforzo eccessivo
rispetto alle proprie possibilità, di troppo superiore alle competenze
cognitive, psicomotorie o emotive di quell'allievo, per “limiti” oggettivi dati
dall'età, dalla situazione emotiva o da un handicap, questo è chiaro.
Ma non tollero disimpegno,
mancanza di voglia di fare, giustificazioni non razionali del tipo “ma a casa
mi veniva” o “ beh, intanto non mi verrà mai” , tipiche degli adolescenti, o
atteggiamenti oppositivi “per partito preso”, non sostenuti da motivazioni o
difficoltà reali.
La mia fermezza è accompagnata
sempre da un atteggiamento allegro e positivo, io con loro gioco, scherzo, la
butto sul ridere, ma alla fine li sprono, li incoraggio a fare meglio, e mi
aspetto una loro risposta positiva in tal senso.
E non importa se sono piccoli, in
difficoltà o con disabilità anche grave, per me tutti loro possono migliorare,
impegnarsi e trarne delle soddisfazioni, non pongo limiti a ciò che possono
fare perché credo in loro e perché solo così so di poter incrementare la loro
autostima e la loro gratificazione.
Ognuno può scalare la cima del
suo piccolo Everest, ed io sarò sempre al suo fianco, gli terrò la mano, faremo
delle pause, magari anche un pic nic!, partiremo da un campo base basso per
arrivare ad una cima sempre più alta – per qualche ragione strana, mi sto
appassionando alla letteratura sull'alpinismo!- … ma ce la faremo, io non ho
dubbi e faccio in modo che anche l’allievo arrivi ad averne il meno possibile, senza paura, con gioia e
passione per la musica e per la meravigliosa esperienza che stiamo vivendo
insieme, ma senza sconti rispetto magari ad un coetaneo senza problemi o ad un
bambino più grande.
Questo video tratto da una
lezione con Davide esemplifica, ad esempio, il mio approccio alla disabilità
grave: il mio allievo doveva eseguire un solfeggio cantato, ma chiaramente non
ne aveva voglia.
Sapeva benissimo che, terminato l’esercizio “noioso”, saremmo
passati ad un’attività richiesta da lui e molto motivante quale suonare insieme
il violino, dunque gli era richiesto di impegnarsi solamente per qualche minuto
per poi accedere al suo rinforzatore, in parole povere a ciò che aveva scelto
lui e che voleva fare.
Ma, avendo 16 anni ed un bel
caratterino!, lui si è impuntato : invece delle note corrette, che conosceva benissimo,
continuava a cantarne solo una, “fa”,
sorridendo sornione e ridendo quando io fingevo di arrabbiarmi.
Magari un altro insegnante
avrebbe pensato “Perché insistere? Ha 16 anni, difficoltà importanti, una vita
già complicata, lasciamolo decidere, lasciamolo divertirsi!”
Ma per me un discorso del genere
non è utile didatticamente, e neppure corretto nei confronti del ragazzo che ho
davanti, in cui io credo e che stimo e rispetto, e che proprio per questo merita da parte mia un comportamento assimilabile a quello che terrei con
qualsiasi adolescente “dispettoso”, senza differenze date dalle sue difficoltà.
Dunque ho “preteso”, insistito ed
atteso diversi minuti che lui decidesse di impegnarsi e svolgere l’esercizio
come sapeva fare, e, nel video non si vede, ma alla fine lo ha fatto, dopo
diversi tentativi falliti di “blandirmi” con uno sguardo supplichevole e
dicendo “basta” invece di leggere le note.
Terminato il canto, siamo passati
al violino, come lui mi aveva chiesto, e Davide non era stressato né
arrabbiato, ma anzi soddisfatto di ciò che era riuscito a fare, ed ancora più
felice di suonare il suo strumento preferito insieme a me.
Siamo poi passati alla lettura
ritmica con le maracas, che vedete nel video successivo, e per finire ad
un’esecuzione di Mary aveva un Agnellino alla tastiera, in cui si vede chiaramente come
Davide riconosca bene le note, si diverta a suonare e stia migliorando di
lezione in lezione, grazie alla sua tenacia, ma anche a quella di sua mamma ed
alla mia.
Come ho già detto, senza sconti,
ma considerandolo solo un ragazzo con delle capacità che può e deve sviluppare,
per sé stesso e perché la musica è la sua prima e più grande passione.
Un altro esempio di allieva
adolescente, questa volta senza problemi di alcuni tipo ma solo in un’età
difficile, è Livia, 12 anni appena compiuti ma già in piena pre- adolescenza,
una ragazzina intelligentissima, brillante, musicalmente molto dotata, ma a volte un po’ oppositiva “per partito preso”
e soprattutto molto insicura sulle sue capacità, che invece non solo ci sono,
ma sono decisamente superiori alla media ed in alcune aree veramente
eccellenti, tra l’altro in diversi settori della sua vita, a scuola, nello
sport e nei due strumenti che studia, gli stessi di Davide, violino e pianoforte.
Livia ama la musica, ama suonare,
ma , pur avendo un carattere perfezionista, non sempre trova dentro di sè le risorse per dare il massimo, ed ha molta paura di sbagliare.
Affrontiamo tali aspetti
psicologici con lunghe chiacchierate, momenti in cui lei mi racconta della sua
vita, della scuola, del pianoforte, delle sue emozioni e delle sue paure … ma
quando è il momento di lavorare seriamente lo facciamo, entrambe, io le chiedo
sempre di più, la sprono, ignoro gli atteggiamenti oppositivi che non sono
funzionali al nostro lavoro, e cerco di farle acquisire una maggiore
consapevolezza delle sue qualità e di ciò che sta facendo sullo strumento,
chiedendole di controllare meglio l’intonazione, mantenere una postura corretta
e rilassata, e ripetere, se necessario all'infinito!!, determinati passaggi
complessi o che magari non le riescono al primo tentativo … sì, perché il suo
orecchio assoluto le permette di leggere a prima vista brani anche difficili
con una facilità disarmante!
Ma anche per lei, niente sconti …
ripetiamo le solite battute, le ripetiamo, le ripetiamo ancora finchè non
vengono … e quando suona come potrebbe lei lo sa benissimo, e, pur un po’ stanca e a volte “lamentosa”, è
soddisfatta di sé stessa e del risultato che ha raggiunto, ma soprattutto di
come viene il brano, piacevole da sentire e divertente da suonare.
In questi video la vediamo
eseguire una scala, già intonatissima dopo 3 mesi di violino, e la prima parte di un Minuetto di Suzuki/Bach, con precisione,
intonazione ottima ed un bel suono, avendo iniziato tra l’altro in un’età in cui suonare il violino non è
più naturale e spontaneo come da piccoli :
Anche con gli allievi con difficoltà di attenzione e concentrazione mantengo un approccio rilassato e giocoso, ma al tempo stesso "serio", cercando di insegnare loro le strategie per svolgere un determinato compito, scomponendolo in parti e creando sequenze sempre più lunghe di battute da studiare - la tecnica del "chaining" che ho descritto nel post sulla Terapia ABA-, ed alla fine portandoli ad eseguire tutto il brano, provando, con piccoli giochi di concentrazione e postura, a limitare il più possibile i movimenti accessori che spesso sentono il bisogno di compiere anche con lo strumento in mano, e rafforzando la concentrazione con alcuni suggerimenti ed incoraggiamenti.
Giorgio, ad esempio, si arrabbia e si demotiva piuttosto facilmente se un pezzo non gli riesce subito, allora io gli chiedo di suonarmene solo una parte al meglio, mantenendo l'attenzione su tutte le componenti del brano e su tutti gli aspetti dell'esecuzione strumentale, e gradualmente "pretendo" un po' di più, "alzando l'asticella" di poco ad ogni lezione e supportando la sua autostima mostrandogli cosa è in grado di fare, anche rivedendo insieme i video, finchè anche lui ammette di essere bravo ed essere capace di impegnarsi, concentrarsi gradualmente di più e migliorare ogni volta.
Qui lo vediamo durante una lezione mentre studia due pezzi nuovi, rispettivamente Lightly Row e Song of the Wind di Suzuki :
Come continuo a ricordargli - perchè lo merita!-, dalle prime lezioni è migliorato tantissimo, ha un suono più pulito, è più sicuro, disinvolto sullo strumento, ha un'ottima postura, ma soprattutto ha avuto un deciso incremento nell'attenzione e concentrazione, grazie alla sua forte passione per il violino ed alla sua voglia di studiare, ma anche, credo, al mio atteggiamento pronto a lodare ed incoraggiare, ed al tempo stesso a non accontentarmi mai, pensando ed essendo assolutamente certa che lui possa fare sempre qualcosa in più.
Il mio motto con gli allievi è "No Limits" (come scriveva una mamma su Facebook) ... non so dove loro potranno arrivare ... certo, mi pongo obiettivi precisi a breve ed anche a lungo termine, ma voglio essere sempre pronta a rivedere e correggere le mie valutazioni ed il percorso che ho pensato all'inizio, per seguire i loro progressi e la loro evoluzione, in modo organizzato, strutturato, ma mai rigido e sempre pronto ad essere ripensato e ricalibrato grazie ai loro passi avanti ed ai loro cambiamenti talvolta inaspettati.
Sara e Paolo hanno rispettivamente 7 anni e 16 mesi e studiano entrambi musica con me.
Sara, che come sapete ha un disturbo di tipo autistico, ha iniziato per prima quando aveva 4 anni e mezzo, poi tra Marzo e Settembre di quest'anno sono arrivati anche i suoi fratelli, Giorgio, di 9 anni, ed appunto il piccolissimo Paolo, che segue il corso di musica già da due mesi!
La loro mamma crede tantissimo nel percorso e nella filosofia Suzuki, ultimamente ha letto con molto interesse i libri "Crescere con la musica"di Suzuki e " Come molpitlicare l'intelligenza del vostro bambino" di Doman, e sa trasmettere ai suoi bimbi la passione e l'entusiasmo verso la musica e verso l'educazione tramite essa, svolgendo quotidianamente a casa gli esercizi con tutti e tre (non chiedetemi dove trovi il tempo di fare tutto, ma io inizio a pensare che la motivazione possa fare miracoli riuscendo a dilatare le ore della giornata!!!) e facendoli appassionare e divertire tantissimo, senza che in tutto ciò ci sia mai nulla di forzato o coercitivo.
Complimenti Cristina !!!!
Nei più di due anni del nostro percorso insieme, Sara ha fatto passi da gigante, e continua a farli, in un miglioramento costante e sempre con passione, interesse ed impegno.
Il suo approccio al pianoforte è stato ludico e graduale, ma dalle sessioni di "improvvisazione" e scoperta dei suoni di due anni fa, siamo passati alla lettura delle note colorate, ed infine alla lettura degli spartiti veri e propri, competenza cognitivamente molto avanzata, se pensate che Sara frequenta la 2^ elementare ed ha iniziato da pochi mesi a riconoscere le lettere, poi le sillabe ed ora le parole complete, che però sono più semplici rispetto alla lettura delle "bolle" disegnate su un pentagramma ...
Guardate che brava, sia nella lettura sia nell'esecuzione al pianoforte e nel riconscimento delle note sulla tastiera!
Durante l'ultima lezione, Sara ha addocchiato il violoncello di un'altra mia allieva , Ginevra, ed ha chiesto di provarlo. Io allora ne ho approfittato per associare la prova ad un esercizio ritmico, chiedendole di eseguire allo strumento diversi ritmi che conosceva.
Non l'aveva mai preso in mano, eppure è riuscita non solo a tirare l'arco emettendo un suono pulito, ma anche a riprodurre 3 ritmi diversi con molta precisione!!
Ecco il ritmo "patatine fritte", che come vedete l'ha coinvolta e gratificata molto :
Eccezionale!!!
Ginevra e Sara sono diventate amiche, quindi a volte la prima partecipa alle lezioni di Sara, ed insieme studiano esercizi di repertorio CML - sono entrambe al 2^ anno di ritmica- o si dedicano a momenti di relax in cui scelgono loro di ripassare i brani "vecchi" che preferiscono, come vediamo nel video di "Rigaudon":
Passando alle cose "serie", ci siamo dedicate alle prove del pezzo corale per il concerto di Natale, Aram Tsam tsam, e nel canto Sara sta evidenziando netti miglioramenti, una maggiore fluidità ed un iniziale sviluppo dell'intonazione, che mi fanno pensare di essere sulla strada giusta per lavorare su competenze avanzate di prosodia ed espressività linguistica e vocale :
Che carine!!!
Ma anche il fratellino di Sara non scherza in quanto a progressi e musicalità ...
In due mesi, Paolo è arrivato alla scheda n^ 7 del programma Lullaby ( ce ne sono 27), ha un grande senso del ritmo, un'ottima manualità e coordinazione, dimostra un grande fascino per i suoni, sia del violino sia del pianoforte ed alcuni strumentini quali triangolo e campane, ed imita , imparandole con una velocità soprendente, le coreografie di canzoni e filastrocche.
All'inizio della lezione , appena dopo l'appello vuole subito correre al pianoforte per suonare il "lupo" e gli "uccellini", e poi ama ripetere le canzoni di movimento quali "Hop hop" e "Lo slancio", mentre alla fine, pur essendo un po' stanco per aver lavorato molto, non andrebbe più via ma continuerebbe a suonare campane e legnetti!!!
La ritmica lo appassiona, quindi gliela propongo "in tutte le salse" : con gli strumentini, le piccole percussioni, al pianoforte, sul corpo come "body percussion", durante i momenti di vocalità, nelle filastrocche e con i cartelli ritmici.
Siamo arrivati alla "lunga" -ovvero il cartello ritmico da due quarti- , ed ormai il piccolo distingue benissimo le due figurazioni ritmiche da 1 e da due quarti, grazie anche al lavoro paziente e meticoloso che svolge a casa, associando anche le note ad immagini "corte" o "lunghe" o ad oggetti corrispondenti, e riconosce anche la pausa da un quarto, mettendosi il ditino davanti alla bocca quando la vede!
La canzone di questa settimana era "Questo è", che potete osservare in un post precedente eseguita dalla piccola Giulia, ma abbiamo anche ripassato "Prendo e lascio", in cui Paolo sta imparando a lasciare andare la pallina - o meglio, lanciare, per ora!- nel momento giusto, e persino ad associare la canzone alle due parti del corpo coinvolte, la mano ed il piede, come si vede nel video in cui, ad un certo punto, si mette da solo la pallina sul piede!
Sara e Paolo vi dimostrano che iniziare a fare musica in modo "serio" ed attivo da piccoli non significa avere un'infanzia "rubata" o "rovinata" da stress ed impegni troppo precoci - o peggio, stimoli troppo precoci, come mi sono addirittura sentita dire da qualcuno !!- ... ma, al contrario, diventare grandi vivendo esperienze di questo tipo aiuta a crescere con più allegria, gioia, capacità ed interessi, giocando in modo mirato e strutturato da parte del genitore, ma assolutamente naturale e piacevole per il bambino, che passerebbe ed ore a suonare, ballare e cantare insieme alla mamma o ad alcuni papà e nonni volentierosi - e per fortuna ne conosco!- che hanno capito il valore inestimabile ed arricchente di un percorso simile, e lo portano avanti con convinzione coinvolgendo spesso l'intera famiglia in meravigliosi momenti di condivisione e gioco "musicale" con il proprio bambino!
Mamma di Giulia : "Ma che meraviglia vedere questi video, Giulia e' così partecipe e si vede che si diverte!! Stupendi!! L'imitazione va sempre meglio!! E grazie per i testi. Questa settimana proveremo tutti insieme! ... Anche la cosulente ABA è molto soddisfatta di come Giulia sta andando a musica, non se lo aspettava e invece i video l'hanno lasciata a bocca aperta, come penso io, anche lei mi ha confermato che sei molto molto brava, hai proposte molto motivanti e con te lei riesce a mantenere l'attenzione ... siamo contentissimi!"
Consulente ABA : " I tuoi video sono spunto di riflessione su quanto Giulia possa fare e sulle sue potenzialità ... La settimana prossima condividerò queste riflessioni con i genitori e le terapiste."
" Grazie Francesca, sei un esempio di come si lavora con gioia e passione con bambini con autismo!!!"
Consulente ABA : "Il percorso che stai portando avanti con Sara si accorda benissimo ai nostri obiettivi di Terapia ABA e va ad agire su alcune aree da potenziare nella bambina. Il tuo lavoro è davvero utile anche per i terapisti e grazie alla musica stiamo notando in Sara molti miglioramenti. Complimenti."
"Le maestre hanno assistito ad un notevole miglioramento nell'attenzione e concentrazione di Giorgio da quando studia con te, e ti fanno tanti complimenti ..."
"Non ci crederai, ma a casa Paolo ( 16 mesi ...) ha imparato ad eseguire i cartelli ritmici ... se gli mostro quello da un quarto batte la mano sul cartello una volta, se gli faccio vedere quella da due quarti, batte le manine due volte, e quando vede il cartello con la pausa si toglie il ciuccio, sta in silenzio e si mette il ditino davanti alla bocca!!!"
Mamma di Amos e Joshua : " Ho letto l’articolo, è scritto molto bene, ma sai che questo è un altro tuo talento, ma la cosa importante è che, leggendo quelle righe, traspaiono l’entusiasmo e la passione con cui svolgi il tuo lavoro. Queste sono le uniche cose nella vita che possono fare la differenza, nelle professioni, nell’insegnamento e nelle relazioni. Grazie!"
" Ti ammiro per il lavoro che svolgi perchè sei tra le poche professioniste che lo svolgono con amore. A nome di tutte le mamme , grazie a te per ciò che fai."
Sabato scorso Susanna, mia allieva di 9 anni, è venuta a lezione insieme alla gemella Aurora, che non studia musica ma segue il programma a casa insieme a lei e dunque, pur essendo lì in teoria come "osservatrice", ha partecipato a diversi esercizi ed era preparatissima su tutto!
Sono due bambine molto belle, identiche al punto che avendole viste poche volte insieme fatico ancora a distinguerle!!, vivaci, serene e solari, che trasmettono una grande allegria, energia ed entusiasmo in tutto ciò che fanno, grazie anche e soprattutto alla loro grande mamma, Tina, una persona forte e positiva che ha con loro uno splendido rapporto.
Da quello che ho potuto osservare sabato, anche Aurora, come Susanna, ha buonissime qualità musicali, un'ottima memoria ed un linguaggio ben sviluppato, inoltre è molto simpatica ed interessata alla relazione con gli altri.
Come nuovo "saluto" introduttivo alla lezione, per quest'anno scolastico ho proposto a Susi un esercizio al pianoforte basato sulla scala di do maggiore con le note ribattute ed il passaggio del pollice, un bel concentrato di difficoltà a livello di tecnica pianistica!, ma lei lo ha imparato in fretta e lo svolge già bene, anche se ovviamente stiamo lavorando in particolare sulla precisione del passaggio del pollice.
L'esercizio in questione è in realtà un canzone del Lullaby (il programma 0 - 3 anni) da me riadattata in parte anche nel testo, e che comunque faccio svolgere con la relativa coreografia prima dell'esercizio al pianoforte, un po' come gioco ed esercizio motorio ed un po' come ripasso del concetto di salita e discesa insito nelle scale.
Qui lo vediamo eseguito da entrambe le bambine :
Il fatto di buttarsi per terra alla fine le diverte, quindi glielo lascio fare, per proporre poi a Susanna la parte difficile del compito, quella al pianoforte, dopo averla lasciata "sfogare" a dovere!
Per restare allo strumento, ho fatto ripassare a Susanna due brani che probabilmente dovrà suonare ad un concerto di Natale, "Canto marinao" di Thompson e "Marcia degli gnomi" di Fletcher- il secondo davvero complesso, ma in costante miglioramento e perfettamente compreso da Susi a livello sia tecnico sia musicale-, seguiti da un altro esercizio per il passaggio del pollice ed introduttivo alle scale, la "passeggiata" sulla tastiera con le prime due dita :
Visto che Aurora era di fatto alla sua prima lezione , ho chiesto a Susanna di scegliere alcune canzoni del suo repertorio da ripassare insieme, e lei ha selezionato il "Tuffo in do"- un nostro must ormai!-, che io ho associato al ritmo sincopato di un altro pezzo che sta studiando sul Thompson, e la sua preferita ed intramontabile Canzone per fare "La conchiglia", utilissima per la manualità e l'indipendenza delle dita, che anche Aurora ha eseguito con dimestichezza e precisione ... dopo averla sentita probabilmente almeno un centinaio di volte a casa!! :-)
Sempre sul tema "manualità fine", Susanna ha iniziato un nuovo esercizio che richiede di appoggiare le dita sul legnone come da impostazione pianistica, ed alzare una a alla volta secondo un ritmo preciso, mentre si canta una variazione di Bella Stella con testo scritto da me, quel "Camminare sul legnetto" che avevo ideato anni fa per la mia prima allieva con disabilità, Elisa, di cui trovate la storia tra i vecchi post.
Infine, abbiamo eseguito due canoni di Uboldi, di cui uno introdotto la settimana scorsa, To Stop the Train, con coreografia mia, e purtroppo, insieme a quella di Susanna, anche la mia voce ... dico purtroppo, perchè sabato avevo mal di gola e faticavo a parlare, figuriamoci a cantare, dunque le stonature negli acuti sono tutte mie !! Ma Susanna canta benissimo.
E, come potete vedere, Aurora segue con divertimento ed interesse, imitando anche il movimento finale.
Ottima lezione, davvero, e la presenza della sorella è stata positiva per Susanna, che ha dovuto svolgere un po' il ruolo di "insegnante", impegnandosi quindi a svolgere gli esercizi al meglio, ma ha anche condiviso con lei un momento piacevole, in cui secondo me è emerso tra le sorelle un rapporto di complicità ed affiatamento, molto positivo ed affascinante come sono spesso i rapporti tra gemelli.
Ieri Giulia, 3 anni, mia piccola allieva con tratti di tipo autistico , ha svolto con me la sua quarta lezione di musica.
Nelle lezioni precedenti, nonostante la passione e l'interesse verso musica e canzoni fossero già evidenti, aveva avuto comportamenti problema piuttosto frequenti e tempi di attenzione abbastanza buoni, ma condizionati da un po' di "diffidenza" verso alcune proposte, soprattutto se vissute da lei come imposizioni esterne e non come scelte totalmente sue.
Ovviamente su questi aspetti continuiamo a lavorare, sia a musica che a casa con la terapia ABA, ma ieri la mia bellissima bimba (chiedo scusa alla mamma per l'aggettivo possessivo, ma Giulietta è proprio un amore!!) ha svolto una lezione veramente ottima ed inaspettata, con un deciso salto di qualità rispetto alle altre volte ...
Giulia segue il programma CML anche a casa con i genitori e la sorella, e si vede, perché, in un'ora ricca ed intensa, ha dimostrato di aver "studiato" ed appreso molto bene il programma già svolto, di essere felice ed entusiasta del momento di musica con noi, e di essere bravissima ad imitare ed apprendere velocemente canzoni, giochi e coreografie!
Ma non solo, la sua attenzione è stata molto più costante e prolungata, permettendole di lavorare tantissimo, sia su esercizi nuovi che su quelli "vecchi", con più serenità, tranquillità e gioia rispetto ad un mese fa.
Dietro sua richiesta - si è avvicinata allo strumento prendendo una sedia e sedendosi!-, dopo il saluto abbiamo iniziato con il pianoforte, con una serie di giochi per l'avvicinamento allo strumento e per l'esplorazione sonora e la capacità di ascolto.
In questi video vedrete, in successione, un momento di "improvvisazione" e di discriminazione dei suoni acuti, l'esercizio del glissando con una pallina e, per finire, il gioco del "coniglio", esercizio sia motorio sia sonoro sempre con la pallina:
In questi giochi, Giulia esprime molta concentrazione, divertimento e soddisfazione!
La sua canzone preferita, invece, oltre a Bella Stella, è Rotola, del programma Lullaby, che ripete anche a casa con la mamma è che costituisce un momento molto dolce di intimità e gioco tra mamma e figlia, nonchè un buon esercizio motorio :
Sempre dal Lullaby, ho tratto la canzone "Questo è", per lo schema corporeo (la canzone che 2 anni fa ha portato Sara a dire una delle sue prime parole ... piede!), di cui vediamo un brevissimo ma significativo estratto - ed era la prima volta che Giulia la sentiva ...
Dal repertorio CML, abbiamo ripassato "La lezion", che le piace molto perchè richiede di fare il girotondo, e che ormai conosce benissimo, ed introdotto come novità della settimana "Soldatini", che l'ha interessata ed affascinata, e che di solito è molto amata dagli allievi anche più grandi perchè è di fatto una marcia, un tipo di passo che li diverte :
Gli ultimi punti della lezione sono stati il ripasso di una filastrocca - che ho inserito in un momento in cui Giulia era un po' agitata ed aveva bisogno di rilassarsi stando in braccio alla mamma -, l'esecuzione di ritmi su imitazione collegati di nuovo allo schema corporeo - qui vedete l'intramontabile e fondamentale "patatine fritte" con la collaborazione della mia allieva Ginevra!-, e per finire il gioco del rumore e silenzio suonando le campane, che di nuovo la rilassano e la "catturano" molto sia per i loro colori sia per il suono acuto e squillante :
Dire che questa lezione ci ha stupiti è poco ... dal nostro primo incontro, avevo subito notato che Giulia è una bimba con ottime risorse e potenzialità, ma non mi sarei aspettata tali progressi in un mese!!!
Anche i suoi genitori erano emozionati ed entusiasti, ed al termine dell'incontro io ero sinceramente felice ed appena ci siamo lasciati ho scritto a Federica un sms per complimentarmi dei risultati raggiunti ... questo è solo l'inizio, ma posso già dire BRAVISSIMA Giulia e bravissimi Federica e Giuseppe ... andate avanti così !!!
La motivazione è uno stato
psicologico fondamentale per la persona, essendo infatti definibile come una
“spinta” interna verso l’inizio di un’azione, oppure la causa o il motivo per
cui si intraprende un determinato comportamento diretto ad uno scopo, e poi lo
si ripete e mantiene nel tempo.
Nella depressione, esempio,
spesso viene a mancare proprio la motivazione anche verso attività e
comportamenti basilari e quotidiani, quali lavorare, interagire con gli altri, e
addirittura a volte anche alimentarsi o semplicemente alzarsi dal letto, a
causa di una diminuita “spinta” interiore verso comportamenti ed eventi che
prima risultavano piacevoli.
Assodata l’importanza della
motivazione nella vita quotidiana, potete immaginare quanto anche nella
didattica musicale essa sia il “motore” che determina l’inizio ed il proseguimento
dello studio di uno strumento.
2 – MOTIVAZIONE EDIDATTICA
MUSICALE NELLA PRIMA INFANZIA
Con allievi molto piccoli, in
particolare nella fascia 0 -3 anni, l’argomento è delicato e controverso : sì,
può capitare che un bambino di 2 o 3 anni dica di voler suonare il violino, ma
a questa età non si è ancora in grado di decidere da soli e in modo
consapevole, dunque è il genitore che propone l’attività al bambino, magari
cogliendo i suoi segnali ed interessi , o di sua iniziativa, perché conosce la
gioia ed in vantaggi anche educativi che l’apprendimento musicale potrà
regalare al proprio figlio.
Mi arrabbio un po’ quando sento
dire “ A 2 anni non è possibile che voglia suonare, gli sarà certamente stato
imposto … poveri bambini, lasciamoli giocare!”
.
Perché, come ho detto più volte,
per i piccolissimi la musica è e deve rimanere (almeno fino ai 5-6 anni) soltanto un gioco, un momento anche
quotidiano di divertimento e serenità vissuto in condivisione con i genitori, e
in tutto questo non devono esserci imposizioni né coercizioni, ma solo
allegria, entusiasmo e passione per la musica, certo accompagnati da costanza,
serietà ed impegno anche con i più piccoli, ma tali caratteristiche devono
essere presenti più nei genitori che non nei bambini ….
Siamo noi adulti, in
altre parole, che conosciamo lo scopo, l’utilità e la bellezza del far musica
da piccoli, e dobbiamo essere capaci di trasmetterlo ai bambini, di motivarli e
farli appassionare conoscendo bene il percorso che stiamo intraprendendo ed i
suoi obiettivi, ma senza che ciò infici la serenità e la curiosità innata del
bambino verso la musica, senza ansie di prestazione né preoccupazioni eccessive
riguardo al risultato …
E’ ovvio che a 12- 24 – 36 mesi
certe competenze non siano ancora presenti e magari gli esercizi non vengano
subito, ma lo scopo non è e non dovrà mai essere quello di creare piccoli geni,
ma al contrario quello di dare la proprio bambino l’opportunità di crescere
attraverso la musica secondo le sue modalità ed i suoi tempi, senza forzature,
paure eccessive di non riuscita o
richieste eccessive da parte nostra.
Lui deve potersi divertire … e
noi anche, ma con più consapevolezza ed impegno, e senza arrenderci alle prime
difficoltà.
Un ottimo esempio della gioia di
far musica da piccoli è il mio allievo Paolo, di 16 mesi, che con la sua mamma
sta compiendo già da due mesi un bellissimo e proficuo
percorso all’insegna del divertimento e della serenità, svolgendo però anche a
casa tutti i giorni gli esercizi sia con la mamma sia con la nonna.
Guardate questi video, e ditemi
se non è felice!!!!
E l'insegnante come può comportarsi con bambini di questa età ...?
Io lavoro anche al nido, con un progetto di due mattine a settimana, ed il mio gruppo di piccolissimi - tra i 15 ed i 30 mesi - è in grado di rimanere attento, attivo e concentrato anche per un'ora sull'attività musicale, seguendomi molto bene, "assecondando" le mie richieste e divertendosi tantissimo a ripetere - fosse per loro, all'infinito!!- canzoni, danze, filastrocche, esercizi di motricità e manualità, ritmi, attività grafico- pittoriche associate alla musica ed ascolti.
Spesso sono proprio loro a richiedermi una determinata canzone, ed a volerla ripetere più e più volte ... perchè i piccolissimi sono così, per loro la ripetizione non significa noia, ma "divertimento reiterato", sicurezza, prevedibilità e routine, di cui a questa età hanno molto bisogno.
Come ho fatto a farmi conoscere ed accettare da loro ed a formare un gruppo compatto cui trasmettere la passione per la musica ?
Per me è molto semplice ... credendoci.
Io amo la musica, tantissimo, in tutte le sue forme e manifestazioni, apprezzo tutti i generi musicali e tutti gli strumenti e amo suonare ... e credo fermamente nel valore educativo di un percorso musicale da iniziare il prima possibile .
Quindi, essendone così convinta, mentre insegno comunico loro, con la postura, la voce, le parole, i movimenti ed il sorriso, il mio entusiasmo ... e loro, così piccoli e pronti a "carpire" e fare proprio tutto ciò che viene dal mondo adulto, lo sentono e lo acquisiscono sia a livello comportamentale e cognitivo sia emotivo, rimangono totalmente affascinati dalle canzoni, dai giochi e dal suono del violino ... ed accolgono la musica nella loro vita come qualcosa di naturale, spontaneo e piacevole.
Un gioco nuovo ed entusiasmante, che non smetterebbero mai.
3 – LO STUDIO DI UNO STRUMENTO
Anche una volta iniziato lo
strumento, che nel caso dei miei allievi io propongo, come da filosofia
suzukiana, dai 2 – 3 anni, il grosso del lavoro rimane quello svolto sulla
motivazione dei genitori.
Io non possiedo l’abilitazione
all’insegnamento strumentale con il metodo Suzuki, ma nel corso degli anni ne
ho assimilati i princìpi fondamentali, dunque fino ai 6-8 anni richiedo la
presenza in aula di almeno un genitore, che spesso è la mamma, ma altre volte
può essere il papà, anche perché i padri di alcuni miei allievi studiano loro
stessi musica, dunque possono aiutarli più facilmente nel loro percorso.
Il genitore, fino a quando il
bambino ha circa 6- 7 anni, deve
partecipare attivamente imparando lui stesso le basi tecniche del violino, l’impostazione,
la postura, gli esercizi per la mano sinistra e per l’intonazione, per poi
comprendere meglio la scheda dei compiti che io invio settimanalmente e
studiare quotidianamente a casa con il figlio in modo consapevole.
Un adulto non avrà mai,
ovviamente, l’immediatezza e la facilità di apprendimento di un bambino, quindi di solito l’apprendimento
da parte dei genitori resta “teorico”, ma ho diverse mamme che vogliono provare
a ripetere i brani sui piccolissimi strumenti dei loro bambini, ed addirittura
due di loro hanno iniziato a studiare violino con me – questa volta con uno
strumento da adulto!- proprio per condividere a fondo l’esperienza dei figli,
suonare insieme a loro e divertirsi anche quando si verifica un’inversione di
ruoli, per cui è il piccolo violinista che “insegna” alla mamma un determinato
brano!!
Grazie all’interesse ed alla
determinazione di queste mamme, la motivazione dei loro figli è ancora più
grande, e , visto che entrambe hanno più di un bambino che studia musica, ci
sono dei momenti bellissimi in cui tengono tutti insieme “concertini casalinghi”
di musica da camera!
Dopo gli 8 anni, succede più
spesso che i miei allievi restino a lezione da soli, ma anche se sono “grandi”
il mio contatto con i genitori resta, infatti organizzo sempre momenti in cui
la mamma o il papà partecipano ad una parte della lezione per informarsi sull’andamento
dello studio e sui dettagli dei compiti,
o per osservare come vanno eseguiti
determinati passaggi tecnici o brani nuovi, così da essere pronti a supportare
il figlio a casa in caso di difficoltà nello studio.
Da questa età, anche per
responsabilizzare gli allievi, invio la scheda dei compiti via email anche a
loro – non dovremmo stupirci …. ma io di fatto me ne stupisco ancora … del
fatto che questi ragazzini “nativi tecnologici” possiedano ed utilizzino un’email
già a partire dai 6 anni!- ; mettendo in cc i genitori, così tutti possono
leggere le mie indicazioni e raccomandazioni settimanali, inserite nel
programma svolto durante la specifica lezione.
4 – MOTIVAZIONE INTRINSECA O
ESTRINSECA?
La motivazione può essere
essenzialmente di due tipi :
Estrinseca , non causata dall’attività in sé, ma da premi o
gratificazioni esterne che la accompagnano o ne conseguono
oppure
Intrinseca , diretta al compito che stiamo svolgendo, che è
piacevole e motivante di per sé
Gli hobby che molti di noi
coltivano, ad esempio, sono di solito fondati su una motivazione intrinseca, su
una spinta interiore che ci induce a svolgerli per il piacere che essi ci
procurano.
Pensate agli adulti che nel tempo
libero leggono, dipingono o frequentano una palestra, e lo fanno senza alcun
tipo di incentivo esterno, ma solamente perché ricavano una gratificazione dall’usare
i pennelli, immaginare il dipanarsi di una storia o correre su un tapis roulant
…. Personalmente non riesco proprio a capire come quest’ultima attività possa
essere motivante, e la svolgerei solo in cambio di premi molto consistenti … ma
la mia avversione per l’attività fisica è un’altra storia!
Comunemente si ritiene che l’attività
di suonare uno strumento debba per forza essere fondata su una motivazione
intrinseca, perciò quando parlo dei miei allievi più piccoli la gente della
strada commenta “ eh sì …. quel bambino è nato volendo già suonare il violino,
la passione ce l’ha nel sangue!”
Ma, come ho già detto nel
paragrafo sulla prima infanzia, questo accade raramente, e non certo a 3 anni,
o comunque non certo se il bambino di 3 anni non ha mai ascoltato musica prima –
e chi gliel’avrà fatta ascoltare se non … i suoi genitori?- e non ha mai visto
o sentito uno strumento, tanto più quale il violino, che non è certo il più
popolare e conosciuto.
Quindi la passione per la musica,
da una parte innata in tutti noi, che , in quanto specie umana, fin dai tempi
antichi abbiamo “l’istinto” di ballare, cantare e produrre suoni con quello che
troviamo; è in realtà una sorta di “condizionamento” del nostro ambiente, che
sviluppa una motivazione sì quasi “primaria” , cioè naturale, ma in fine
modellata ed accresciuta dalle nostre esperienze di vita.
Suonare il violino a 3 anni non è
il risultato di un momento magico di intuizione e scoperta, in seguito al quale
un piccolo genio decide che da grande diventerà Ithzak Perlman; ma un processo
di graduale avvicinamento alla musica proposto, incoraggiato e sostenuto da
genitori ed insegnanti, che passa anche attraverso fasi di motivazione
estrinseca – se ti impegni a suonare, poi andiamo alle giostre – per diventare
con il tempo qualcosa di interno e stabile, che fa parte del bagaglio del
bambino e lo fa sentire felice e realizzato, lo fa stare bene – come dice un
mio allievo, suonare il violino guarisce dal mal di pancia!- e lo rende più
ricco di sensazioni e competenze, più sensibile e capace di esprimere le
proprie emozioni e relazionarsi con le altre persone.
Se poi, quando sarà il momento e
sarà abbastanza maturo per farlo, il ragazzo vorrà continuare a studiare per
fare della musica la propria professione, benissimo, potrà farlo, ma nessuna
famiglia dovrebbe mai partire con tale obiettivo in mente, perché impedirebbe
fin dall’inizio lo svilupparsi di una vera motivazione intrinseca, forzando e
costringendo il figlio verso un’attività che, vissuta con troppa serietà e
sotto un’eccessiva pressione esterna già da piccoli, rimarrà sempre legata ad
una motivazione estrinseca, a premi, a volte punizioni (terribile!) e
gratificazioni di qualcun altro – il genitore- ma non certo proprie.
5 – E L’INSEGNANTE?
L’insegnante conta. Tantissimo.
Io non sono certa di essere un’ottima
insegnante; lo spero, ed i riscontri dei
miei bambini e della famiglie sono sempre positivi ed incoraggianti, ma ho solo
30 anni, svolgo il mio lavoro da pochi anni, e devo ancora accumulare tanta
esperienza, maturità personale e di vita, e conoscenze anche in campo
didattico, musicale e violinistico.
Però, essendo anche psicologa, so
motivare.
Il mio atteggiamento verso gli
allievi e le famiglie è sempre positivo, cerco sempre di essere rilassata,
serena, allegra ed ottimista, di incoraggiare, premiare, gratificare e
complimentarmi per i passi avanti ed i risultati raggiunti, sia dai bambini
stessi sia dalle famiglie.
Lavorando da anni con l’handicap
grave e gravissimo, inoltre, nel mio lavoro – non nella vita … ma, di nuovo , è
un’altra storia!- vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, riesco a cogliere anche
piccolissimi segnali di evoluzione, crescita e miglioramento, me ne compiaccio
e li faccio notare ai diretti interessati …
Per me è difficile che una
lezione sia stata completamente negativa, qualcosa di positivo c’è sempre,
certo non sono Pollyanna … sono molto esigente ed abbastanza severa, e se un
allievo non si impegna abbastanza non manco di farglielo notare e di richiedere
un comportamento diverso … ma da parte mia l’incoraggiamento, la gioia per
quello che stiamo costruendo insieme ed il divertimento non mancano mai.
Con i più piccoli , ma a volte anche
con i grandi!, gioco molto anche sulla motivazione estrinseca avvalendomi di
alcune tecniche comportamentali quali il rinforzo, il “music conditioning” (non
so se questa espressione esista, ma mi sembra pertinente!), la token economy e così via …
Alla fine di ogni lezione regalo
loro adesivi dei personaggi preferiti , che ora vengono inglesizzati con il
termine “stickers” … mah … , e , se l’occasione è particolarmente importante e
richiede molto impegno, anche premi più grandi, quali matite colorate o
pupazzetti, ma non credo ci sia niente di male, perché l’associare lo strumento
a qualcosa che è già per loro rinforzante – che altro non è se non il caro, “vecchio”
condizionamento- porta poi ad un interesse
maggiore verso il violino stesso, che diventerà fonte di piacere anche quando
il premio non ci sarà più.
Ho svolto la tesi di laurea su
tale meccanismo, e vi assicuro che molto spesso funziona.
6 – INSEGNANTE “MOTIVANTE” E
DISABILITA’
Con i miei allievi disabili il
discorso si fa ancora più affascinante e complesso.
Gli allievi con difficoltà
vengono a lezione ; e, qualora servisse
ripeterlo ancora una volta, le mie sono vere lezioni e non sedute di
musicoterapia; per imparare a suonare,
ma anche per sviluppare ed incrementare attraverso la musica competenze che non
hanno ancora acquisito e che possono essere di tipo cognitivo, motorio,
linguistico, relazionale, espressivo o sensoriale.
Dunque, solitamente, essendo tali
obiettivi espliciti e da me dichiarati fin dal primo incontro, la motivazione
loro e della famiglie verso il percorso di musica è mediamente più alta
rispetto a quella dei “canonici” allievi di musica, perché appunto si muove su
diversi fronti e coinvolge il bambino o ragazzo nella sua “totalità”.
Però anche una motivazione
intrinseca così forte non va mai abbandonata a sé stessa, ma al contrario
sempre alimentata e sostenuta.
Le famiglie “disabili”, come a
volte loro stesse si definiscono, sono gruppi di persone forti, tenaci e
combattive, che però vivono situazioni complicate ed impegnative, che le
portano ad avere, come tutte le altre famiglie, momenti di crisi, fragilità e
sconforto, nei quali un’insegnante di musica non può essere solo una docente,
ma deve anche saper ascoltare, supportare ed incoraggiare, anche con la sola
presenza, un ascolto attivo ed il riconoscimento dei periodi di difficoltà emotiva
interna , esterna e concreta, o anche solo “banalmente” logistica … come
organizzare, ad esempio, la giornata di un ragazzino disabile che si divide tra
scuola, logopedia, fisioterapia, controlli medici, somministrazione di farmaci,
sport, musica ed esercizi quotidiani al violino o al pianoforte … magari resi
più complicati da frequenti malattie o problemi fisici o dalla presenza di
fratelli ed altri famigliari che richiedono anche loro un’attenzione
particolare?
La vita con uno o più figli
disabili non è mai semplice, può essere meravigliosa perché loro sono persone
speciali, può essere intensa, ricca e colma di emozioni positive, ma non è
facile, mai, e questo va messo in conto e riconosciuto, perché se una mamma ed
un bambino iniziano a sentirsi soli anche nell’aula di musica, allora il
progetto è destinato a fallire.
Io infatti cerco sempre di
mantenere i contatti con le mamme dei miei allievi anche durante la settimana,
sentendole spesso via email, sms o chat, per sapere come procedono il
programma, gli esercizi a casa, o anche semplicemente per tenermi aggiornata
sullo stato di salute o sui progressi quotidiani del bambino.
E vedo che a loro questo fa
piacere, ma gratifica e rende felice anche me, e le rassicura.
Con i ragazzini, invece, mantengo
un atteggiamento a metà tra il distaccato stile “signorina Rottermeier”, quando
devono lavorare seriamente ed impegnarsi in esercizi importanti, e l’affettuoso,
scherzando, ironizzando, sorridendo e ridendo molto …
Con Alessia, ad esempio, che conosco da quasi 10 anni, posso permettermi di
ironizzare sulle sue difficoltà chiamandola, in lingua dei segni, “monella” o “lumaca”,
e prendendomi in risposta un bel “ma tu sei matta” o “lumaca sarai tu” … !!!
Con i più piccoli, invece, mi
piace coccolarli e strapazzarmeli, a volte li abbraccio e loro mi danno i
bacini, oppure li prendo i braccio e me li tengo stretti, finché non protestano,
perché va bene essere coccolati, ma dopo
un po’ basta!
7 – CONCLUSIONI … ?
Insomma, alla fine penso che,
come ho già accennato, per riuscire a creare e mantenere alta la motivazione
verso la musica, prima di tutto si debba credere davvero in ciò che si fa, ma
crederci fino in fondo, senza dubbi (almeno!!!) o ripensamenti.
Penso che si debba amare la
didattica, i bambini e l’insegnamento, ed ovviamente la musica, perché non è
possibile svolgere un lavoro di questo tipo “tanto per”, senza passione,
esperienza e professionalità, o giusto per il guadagno- anche perché … sai che
guadagno!- …
La motivazione dell’insegnante,
per tornare all’argomento iniziale, non deve e non può essere solo estrinseca,
altrimenti si possono compiere gravi errori o addirittura danni; ma anzi deve
avere una spinta interiore molto forte, quasi assoluta in certi momenti (a me
capita quasi sempre di sperimentare
quello che si chiama “flow” , ovvero un momento in cui il tempo è sospeso,
tutto è nel qui ed ora in un “flusso” costante, e sono talmente concentrata e “presa”
da ciò che faccio da non percepire più il trascorrere dei minuti e delle ore) …
Perché quando si lavora con le
persone, che siano bimbi piccolissimi, mamme, papà – io lavoro anche con un
nonno!- o ragazzini con gravi difficoltà, al centro ci devono essere loro.
Non è sempre facile ed
automatico, ma è un’esperienza meravigliosa, di un’intensità incredibile, a
volte persino commovente!, e che regala soddisfazioni ed una felicità ben
maggiori dell’impegno e della fatica che a volte richiede.
Da questa professione è partita la
mia personale ricerca della felicità … ed ora posso dire con certezza che l’ho
trovata.