IL METODO
Quando vi imbattete nel volantino di un corso di musica, la
prima domanda che vi viene in mente è : “ Perché dovrei iscrivere mio figlio a
questo corso?”. Oggi è facile trovare proposte di tantissimi corsi diversi, ma
le proposte che fanno più presa sul pubblico sono quelle che promettono un
apprendimento “facile” ed immediato, senza sforzo né impegno. Quelle basate
sull’avere “tutto, subito e senza impegno”. Anche quando sono rivolte ad un pubblico molto
giovane. Corsi online di pochissimi incontri, lezioni via Skype senza nessun coinvolgimento della famiglia, tanti strumenti da “provare
improvvisando”, attività musicali solamente ludiche (“perché io non voglio che
mia figlia impari”, mi ha detto una volta una mamma che si informava sui miei
corsi…. Ovviamente non l’ho mai vista). Luoghi, insomma, in cui i genitori
possono portare i figli per qualche ora mentre vanno a fare la spesa o tornano
al lavoro…. Senza neppure sapere cosa facciano i loro figli in quel posto.
Sembra che i genitori di oggi siano troppo impegnati e presi dalle loro vite
per poter condividere qualcosa con i figli, per poter fare qualcosa CON
loro, e che abbiano bisogno di luoghi in
cui “mettere” i bambini mentre qualcun altro si occupa di loro. E non conta
quali siano gli obiettivi di queste attività né cosa otterranno o impareranno i
bambini svolgendole. Molti corsi, di musica, sportivi, teatrali ed artistici,
infatti, non hanno alle spalle un metodo preciso né obiettivi chiari e mirati,
ma sono molto generici e basati più sul gioco e l’improvvisazione che non
sull’apprendimento. Non dico che questo sia sbagliato, ma senza dubbio è ciò
che differenzia il metodo Suzuki da molti altri approcci. Soprattutto se sono
rivolti a bambini piccoli, questi corsi pongono l’accento sulla “libertà di
espressione”, sul’ “improvvisazione” (casuale) e sulla “libertà di esprimere la
propria personalità”, senza obiettivi ai apprendimento, e senza pensare, però,
che i bambini piccoli possono esprimersi molto meglio ed in modo più efficace
se vengono dotati di maggiori strumenti per farlo. Altrimenti questa libertà
rimane limitata perché priva di regole e di una cornice entro cui muoversi, e
quindi confinata alle possibilità espressive ancora limitate di un bambino
molto piccolo.
Il metodo Suzuki, invece, è diverso. Prima di tutto, NON è
facile. E’ facile per i bambini, che imparano con spontaneità e naturalezza
soprattutto quando sono piccoli. Ma NON è facile per i genitori. Come genitori,
infatti, dovrete partecipare ad ogni lezione (almeno uno dei due genitori, che
deciderà di seguire il bambino nel suo percorso). Dovrete imparare la musica e
lo strumento. Dovrete essere lì, in ogni momento, insieme al vostro bambino. Con
tutto il vostro essere, con la vostra mente ed il vostro cuore. Non porterete
ed andrete a riprendere il vostro bambino, ma passerete ore, giorni, mesi,
ANNI, CON lui. Imparando con lui, giocando con lui, divertendovi, osservandolo,
ascoltandolo, suonando con lui. Asciugando le sue lacrime e ridendo con lui. Ed
in questo modo, crescerete CON lui. La vostra vita cambierà per sempre.
Letteralmente, non sarà più la stessa. Ed è meglio che lo sappiate da subito,
perché il metodo Suzuki è un percorso di cresciuta con il proprio strumento e grazie ad esso. E’ un metodo educativo
che donerà a voi al vostro bambino qualcosa che non dimenticherete per tutta la
vita e che durerà per sempre. Diventerete entrambi persone migliori, più
competenti, più serene e più ricche dentro. Personalmente credo che non sia una
cosa da poco!
IL METODO DELLA LINGUA MADRE: PERCHE’ SI DOVREBBE E COME SI
FA AD INIZIARE COSI’ PRESTO??
Nei volantini del metodo Suzuki, avete letto che è possibile
iniziare a suonare a 3, 4, talvolta persino a due anni. Molti altri approcci
sostengono che sia impossibile imparare a suonare prima del 7-8 anni, perché un
bambino non avrebbe ancora le capacità di attenzione e concentrazione, ascolto
e lettura necessarie ad un corso di strumento. Beh, non è vero. Negli anni
Trenta, Shinichi Suzuki, un violinista giapponese, scoprì che anche i bambini
piccoli potevano imparare a suonare il violino, molto prima di imparare a
leggere ed a scrivere, grazie a quello che lui definiva il “metodo della lingua
madre”. Suzuki scoprì, infatti, che, se ogni bambino era in grado di imparare
la propria lingua madre grazie all’ “immersione” in un ambiente “linguistico”
fin dalla nascita, lo stesso bambino sarebbe anche stato in grado di imparare a
suonare grazie alle stesse strategie. Tramite l’ascolto, l’imitazione e la
ripetizione di suoni e movimenti. Con il supporto dell’adulto, con il suo aiuto
e tramite prove ed errori. Perché iniziare così presto, allora? Perché, come
una crescente mole di studi conferma, iniziare da piccoli è più semplice, è
spontaneo, naturale e divertente. Fino ai 3 anni, imparare è un gioco, ed ogni
bambino ha dentro di sé un potenziale straordinario che aspetta solamente di
essere sviluppato. Dopo, diventa tutto un po’ più complicato e meno naturale.
Imparare la postura e la presa dell’arco corrette sul violino, ad esempio, è
molto più semplice a 3 anni che non ad 8-9. Anche acquisire un bel suono e
tirare l’arco dritto senza tensioni aggiuntive viene più spontaneo da piccoli.
Proprio come imparare una nuova lingua. I bambini fino ai 3 anni, infatti, sono
in grado di imparare una nuova lingua in modo fluente e senza accento, cosa che
da grandi diventa difficile se non impossibile. Le persone che criticano questo
approccio immaginano un piccolo di 3 anni costretto a stare immobile davanti ad
un leggio per ore ed ore. Se dite al vicino di casa che il vostro bambino di
tre anni studia violino, vi sentirete rispondere “Ma sei matto?? Perché lo
obblighi? A tre anni deve giocare!”. Ovviamente, questa persona non può sapere
che le lezioni Suzuki sono divertenti, varie, ludiche, ricche di movimento ed a
misura di un bambino così piccolo. Nessun bambino, quindi, viene obbligato a
passare ore fermo a leggere la musica. Al contrario, un piccolo allievo Suzuki
si diverte molto, vive la lezione come un gioco e viene messo in condizione di
poter esprimere la propria personalità, anche se in un contesto in cui impara
anche la disciplina, l’autocontrollo e regole adatte alla sua età.
LA DIDATTICA FAMILIARE
Come ho accennato in precedenza, ciò che rende il metodo
Suzuki davvero unico è la didattica famigliare. Il metodo Suzuki non propone
corsi “parcheggio”, ma offre, invece, un’impareggiabile esperienza di
condivisione con il vostro bambino ed un’opportunità per fare realmente
qualcosa CON lui. Prima che sia troppo tardi, prima che cresca ed abbia la sua
vita. Ma, se da piccolo avrà vissuto questa esperienza con voi, anche quando
sarà cresciuto di ricorderà di ciò che avete vissuto insieme e condiviso.
Questo percorso, infatti, arricchirà e renderà ancora più intensa la vostra
relazione diventando, per entrambi, qualcosa che non scorderete.
Ma il motivo per cui almeno un genitore deve partecipare
attivamente alla lezione ha anche ragioni didattiche. Un bambino piccolo – e,
vi assicuro, anche un po’ più grande- non ha ancora la capacità di organizzare
il proprio studio quotidiano a casa in autonomia, né di mantenerlo con costanza
ed un efficace metodo di studio. Lo studio a casa è indispensabile perché
l’apprendimento di uno strumento abbia successo, ma va obbligatoriamente
guidato e supervisionato dall’adulto, almeno fino ai 10-11 anni. Adulto che,
gradualmente, sfumerà la sua presenza e rimarrà alla fine solo come figura di
sfondo e persona pronta ad ascoltare ed incoraggiare. L’indipendenza nello
studio e nel rapporto con lo strumento, quindi verrà con il tempo, ma è
qualcosa che all’inizio mancherà per forza di cose. L’autonomia nella pratica
strumentale, infatti, così come il talento, è qualcosa che si costruisce, non una
caratteristica innata. Questo è un tipo di apprendimento, dunque, che ha
successo solo se prevede il coinvolgimento attivo del genitore in ogni sua
fase, dalla lezione al lavoro a casa, ai concerti, alle lezioni di gruppo. Vi
siete mai chiesti perché i corsi di musica hanno una percentuale così alta di
abbandoni? Beh, eccovi la risposta. Non certo perché “ai bambini piace
cambiare”, come comunemente si crede, ma perché, senza il supporto di una
persona adulta, un bambino non avrà mai la costanza di portare avanti a lungo
un’impresa tanto impegnativa.
Inoltre, il metodo della lingua madre richiede la creazione
di un ambiente musicale fin da subito ed in tutti gli ambienti di vita del
bambino, cosa impossibile da creare senza il coinvolgimento di tutte le persone
che fanno parte di tali contesti.
L’ASCOLTO
Per creare un ambiente musicale serve, ovviamente, la musica.
Una parte fondamentale del metodo Suzuki risiede nel suo repertorio, suddiviso
in più volumi con cd allegati, che diventerà la nuova lingua del bambino. Più
l’allievo ascolterà i cd, più imparerà la nuova “lingua”, proprio come succede
quando ci si immerge in un contesto linguistico differente dalla nostra madre
lingua. Ma, al contrario di quanto avviene a noi adulti quando ci troviamo in
un paese straniero, per un bambino piccolo il repertorio Suzuki non sarà una
lingua “straniera”, ma, anzi, sarà una seconda madrelingua, perché l’avrà
ascoltata fin da piccolo ed appresa in modo quasi automatico. Questo è molto
evidente quando si osservano i fratelli degli allievi Suzuki, che sono esposti
alla musica ed allo specifico repertorio proprio fin dalla nascita. Questi
bimbi sembrano nascere conoscendo già i brani Suzuki, ma in realtà li
apprendono fin da neonati, essendo esposti ai cd che ascoltano i fratelli a
casa e sentendoli mentre si esercitano. E’ importante, dunque, dare al bambino
più opportunità possibili per ascoltare il cd, in ogni ambiente ed in ogni
momento della giornata.
LA MOTIVAZIONE
Un’altra domanda frequente nei genitori Suzuki “alle prime
armi” è : “Come faccio a capire se mio figlio vuole davvero suonare?”. In
ottica Suzuki, questa è una domanda senza senso. Scegliere di far studiare
musica al proprio figlio dovrebbe essere, infatti, una scelta educativa. La
possibilità di suonare uno strumento musicale è un dono che un genitore fa a
suo figlio ed alla sua vita presente e futura. Non si tratta solo di imparare
uno strumento, è molto di più. I bambini che suonano uno strumento sono,
infatti, persone straordinarie con una “marcia in più”. Grazie al violino, un bambino imparerà ad
essere paziente, gentile, tranquillo sereno e disponibile verso gli altri.
Acquisirà maggiori competenze nella lettura, nella scrittura, nella matematica
e nella logica. Avrà un maggiore
autocontrollo, sarà in grado di aspettare prima di ottenere un risultato, saprà
riflettere sugli eventi e collaborare con gli altri. Imparerà a lottare per i
suoi sogni ed a non arrendersi davanti alle sconfitte. Apprenderà la costanza,
la determinazione e la resilienza. Diventerà più forte a più sicuro di sé
stesso, con una maggiore autoefficacia ed autostima.
Questa scelta, dunque, non può ricadere sul bambino, che non
ha idea di tutti questi aspetti legati allo studio della musica, e non può
comprenderli appieno. Deve essere una decisione del genitore che vuole regalare
a suo figlio una vita meravigliosa ed indimenticabile. La motivazione, di
conseguenza, non può essere solo interna al bambino, ma deve partire prima di
tutto dal genitore. Chiedere ad un bambino di tre anni di prendere una
decisione che, ormai lo avrete capito, è molto importante, può essere sbagliato
e persino dannoso. Un bambino così piccolo non può essere caricato di una
responsabilità così grande. Ma non è finita qui. Prendere una decisione
importante ed attenersi ad essa è impegnativo persino per un adulto: pensate a
quante volte avete scelto un’attività, un corso, un hobby, un corso di studi, e
poi vi è venuta voglia di lasciar perdere dopo poche lezioni. Forse vi piaceva,
probabilmente anche molto, ma anche per voi non è stato facile decidere di
portare avanti qualsiasi attività settimana dopo settimana. Magari un giorno vi
siete svegliati e non avevate voglia di andare all’università, a calcio, al
corso di cucina, in palestra. Perché avevate altro da fare, o perché eravate
semplicemente stanchi. Perché dovrebbe essere diverso per un bambino, per di
più se molto piccolo? La motivazione verso qualunque attività della vita raramente è solo intrinseca, ed ancora meno
di frequente dura per molto tempo. E’ nella natura umana voler cambiare dopo un
po’, provare altre cose, o anche lasciar perdere, arrendersi. Ma se permettiamo
al nostro bambino di smettere alla prima avvisaglia di demotivazione o al primo
segno di stanchezza, non gli avremo insegnato niente. La determinazione, la
costanza e la motivazione stessa si accrescono e si sviluppano anche grazie ai
momenti di stanchezza e demotivazione. Allo stesso modo, fallimenti ed errori
fanno parte del processo di apprendimento, aiutano a crescere, e non possono
essere una ragione sufficiente per mollare.
Esistono varie strategie per supportare ed incrementare la
motivazione del bambino, ed il vostro insegnante ve ne mostrerà alcuni. Nel
frattempo, però, il vostro compito come genitori sarà quello di trasmettere al
vostro bambino l’amore per la musica, per lo strumento e per il lavoro a casa.
Ma anche per gli errori, i momenti di stanchezze e gli ostacoli che si troverà
a dover superare. Questo dovrà essere il vostro obiettivo principale ed il
vostro “compito” più grande.
LE LEZIONI DI GRUPPO
Quando gli allievi sono pronti per iniziare le lezioni
collettive, spesso i genitori faticano a capirne l’importanza. Le lezioni di gruppo, invece, costituiscono
una parte essenziale del metodo Suzuki, perché suonare insieme agli altri offre
una serie di vantaggi, dal punto di vista didattico ma non solo. Le lezioni di
gruppo danno la possibilità di ripassare per l’ennesima volta (ricordatevi, la
ripetizione non è mai troppa!!) il repertorio studiato dal bambino, che può
anche ascoltare brani più avanzati eseguiti da allievi più grandi. Il lavoro
con i pari, inoltre, aumenta la motivazione, l’autostima e la voglia di
imparare. Il vostro bambino prenderà ad esempio gli allievi più grandi, che
diventeranno per lui modelli da seguire ed a cui aspirare, ed imparerà a
collaborare, lavorare in gruppo ed aiutare i più piccoli. Vedere studenti più
avanzati offre, inoltre, sia ai bambini sia ai genitori stessi, un’immagine di
come sarà il loro futuro, musicalmente parlando. Ecco perché le lezioni di gruppo sono
fondamentali in questo percorso.
CONCLUSIONI: NON APRITE QUELLA PORTA!
Non aprite quella porta … la vostra vita potrebbe cambiare
per sempre!
Ecco cosa potrebbe succedervi:
-
Svilupperete
un’ossessione per le “patatine fritte”, intese non come alimento, ma come ritmo
della prima variazione di Bella Stella, al punto da non riuscire più a mangiare
le patatine fritte vere! Vi ritroverete inoltre a canticchiarlo e
tamburellarlo, senza neppure accorgervene, su ogni –superficie- disponibile.
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Andrete
a dormire e vi risveglierete con in testa la melodia di Bella Stella, che ben
presto diventerà il vostro brano preferito.
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Dovrete
spiegare a vicini e conoscenti che suonare il violino a tre anni non è
schiavitù, ma è il regalo più grande che avreste potuto fare al vostro bambino.
Che la minuscola custodia di vostro figlio non contiene uno strumento
giocattolo, ma un violino vero! E’ che NO, vostro figlio, NON è un genio, perché
tutti i bambini possono imparare a
suonare.
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Tornerete
sui banchi di scuola. Imparerete anche voi le basi del violino, la ritmica, il
solfeggio, le note.
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Nonostante
tutti i vostri impegni, riuscirete a trovare ogni giorno il tempo per
esercitarvi insieme al vostro bambino, supportando e sostenendo la sua
motivazione.
-
Passerete
i weekend alle lezioni di gruppo o in alternativa in giro per il mondo per i
corsi, i concerti e gli eventi musicali.
-
Tutta
la vostra famiglia, parenti, nonni ed altri figli compresi, si ritroverà
coinvolta nell’esperienza musicale del bambino.
Vi ho avvisati …. Ma se proprio vi sentite pronti a vivere l’esperienza
più incredibile, coinvolgente ed indimenticabile della vostra vita …. Aprite quella
porta!