Nelle mie
lezioni di musica, che, vorrei sottolineare, si differenziano dalla
musicoterapia per il loro intento didattico e non esclusivamente
terapeutico/comunicativo, utilizzo tecniche di vario tipo che ho appreso nel
corso della mia formazione ed esperienza lavorativa, tra cui alcune tecniche
ABA.
L’ABA (Applied
Behaviour Analysis) è l’Analisi del
Comportamento Applicata, e si basa
sull'uso dei principi della scienza del comportamento per la modifica di
comportamenti socialmente significativi.
L’analisi del
comportamento (Behavior
Analysis) è lo studio del comportamento, dei cambiamenti del
comportamento e dei fattori che determinano tali cambiamenti. L’analisi del
comportamento applicata (Applied
Behavior Analysis = ABA) è l’area di ricerca finalizzata ad
applicare i dati che derivano dall’analisi del comportamento per comprendere le
relazioni che intercorrono fra determinati comportamenti e le condizioni
esterne. In questa prospettiva l’“analista comportamentale” utilizza i dati
ricavati per formulare teorie relative al perché un determinato comportamento
si verifica in un particolare contesto e, conseguentemente, mette in atto una
serie di interventi finalizzati a modificare il comportamento e/o il contesto.
Le informazioni ricavate dall’analisi del comportamento, pertanto, sono
utilizzate in maniera propositiva e sistematica per modificare il
comportamento. L’ABA prende in considerazione i seguenti 4 elementi:
·
gli antecedenti (tutto ciò che precede il comportamento in esame);
·
il comportamento in esame (che deve essere osservabile e misurabile);
·
le conseguenze (tutto ciò che deriva dal comportamento in esame);
·
il contesto (definito in termini di luogo, persone, materiali, attività o
momento del giorno) in cui il comportamento si verifica.
Il programma d’intervento
(la modifica del comportamento) viene realizzato su dati che emergono
dall’analisi, utilizzando le tecniche abituali della terapia del comportamento:
la sollecitazione (prompting),
la riduzione delle sollecitazioni (fading),
il modellamento (modeling),
l’adattamento (shaping) e
il rinforzo.
Tale
terapia, pur utilizzata da anni negli Stati Uniti, sta emergendo in Italia solo
negli ultimi anni, e permette a molti bambini, in particolare con autismo ma
anche con altre patologie e disturbi del comportamento, di ottenere
significativi miglioramenti a livello di abilità sociali, cognitive,
comportamentali e comunicative.
Io
non sono terapista ABA, perché purtroppo non ho ancora avuto modo di formarmi né
frequentare master che mi fornissero tale preparazione, però ho frequentato una
Facoltà di Psicologia ad indirizzo cognitivo – comportamentale, ho incentrato
la mia tesi di laurea su una tecnica comportamentale, il condizionamento, ed ho
osservato alcune sedute inerenti la mia tesi presso un centro specialistico di
terapia ABA.
Dunque
conosco alcune tecniche e, pur senza millantare competenze che non possiedo e
ribadendo ancora una volta che le mie non sono sedute di terapia ABA , ma semplici
lezioni di musica, vorrei farvi alcuni esempi di come applico tali strategie al
lavoro con i miei allievi , non solo quelli con disabilità.
Il rinforzo è un evento piacevole che,
seguendo un comportamento, ne aumenta la probabilità di emissione. In breve, se
in seguito ad un mio comportamento mi verrà dato un “premio” – termine che uso
per semplificare- , in futuro sarò più
propenso a ripetere quel comportamento.
I
rinforzi possono essere di diverso tipo : materiali (cibo, giocattoli), sociali
(lodi, incoraggiamenti), simbolici ( voti, punti), naturali o artificiali ecc …
Non
sono così semplici da usare come potrebbe sembrare, perché l’insidia è sempre
dietro l’angolo, infatti come primo esempio vorrei subito citare un mio errore
: Mattia, uno dei miei allievi con autismo, in un periodo di particolare oppositività
iniziava a fare confusione quando gli proponevo esercizi musicali complessi,
che preferiva non eseguire. Allora io lo mettevo in “time out”, presentandogli un cartello raffigurante una pausa, alla
vista del quale lui doveva zittirsi, fermarsi e rimanere in silenzio per alcuni
minuti.
Io
non mi accorgevo, però, che in questo modo i comportamenti disturbanti
cessavano al momento, ma non venivano eliminati …. Per Mattia, infatti,
allontanarsi dal compito richiesto era in quel momento solo rinforzante, e
grazie ai i suoi “capricci” otteneva quello che voleva, ovvero evitare di
suonare il brano difficile!
Senza
volerlo, dunque avevo rinforzato il comportamento sbagliato …
Altri
rinforzi che ho adottato in modo efficace, invece, sono stati, con Mattia
, ma anche con altri allievi, il permettere loro di scegliere di cantare o
suonare il loro brano preferito al termine di un esercizio svolto correttamente
(nel caso di Elisa, ad esempio, il brano era Jingle Bells, mentre per Susanna
è di solito La conchiglia); oppure di provare un nuovo strumento (Mattia
ed Alessia amano il violoncello).
Ai
più piccoli regalo alla fine della lezione degli stickers con i loro personaggi
preferiti, in numero corrispondente all’impegno dimostrato durante l’ora.
Quando poi devo insegnare comportamenti più complessi o difficili da ottenere,
scelgo la tecnica della Token Economy,
che consiste nel ricevere un adesivo, o un piccolo disegno da colorare, ogni
volta che il comportamento è stato corretto, arrivando a completare una tabella
al termine della quale si ottiene un premio .
Per
convincere una mia allieva di violino di 4 anni a studiare a casa ho inventato “La
casa delle Winx”, una casetta disegnata in cui ogni “mattone” doveva essere
riempito con un piccolo disegno di un personaggio delle Winx da colorare, ogni
volta che la bambina avrebbe suonato a casa. Per altri bambini ci sono stati
anche la casa di Winnie The Pooh, la scuola di musica di Hello Kitty o un
piccolo zoo con stickers di animali, ad esempio per ogni brano eseguito tenendo
la testa appoggiata alla mentoniera.
Con Sara
, io e la sua mamma siamo partite da
un rinforzo semplicissimo e naturale qual è il cibo, dandole una caramella (o
meglio, un pezzettino di caramella!), ogni volta che accettava di svolgere bene
un compito.
Le
caramelle per lei funzionano ancora, ma con il passare del tempo la bimba è
cresciuta, e adesso apprezza anche il rinforzo
sociale, infatti è felicissima quando le faccio i complimenti o la applaudo
alla fine di una canzone o un pezzo.
Con i
miei allievi non dimentico mai l’importanza del rinforzo sociale, e non sono
certo una di quelle insegnanti che non incoraggiano mai, anzi sono sempre
positiva, prodiga di elogi ed entusiasta – soprattutto perché loro mi
entusiasmano davvero! -, e cerco sempre di trovare il lato positivo di un’esecuzione
e di riconoscere l’impegno dietro ad un determinato esercizio …
pur essendo anche molto esigente e tendendo sempre a “spaccare il capello in
quattro”.
All’opposto,
per scoraggiare un comportamento fino ad “eliminarlo” si utilizza l’estinzione, cioè una procedura che
consiste nel sottrarre qualsiasi tipo di conseguenza ad un determinato
comportamento, per far sì che questo non si ripeta più.
Parlando
di comportamenti – problema, ovvero di atteggiamenti oppositivi che non
permettono al bambino di interagire efficacemente con gli altri né di
apprendere in modo efficace, l’estinzione può consistere semplicemente nell'ignorare
il bambino quando mette in atto tali comportamenti, smettendo di dargli attenzione
ed eliminando così le conseguenze “positive” che si sarebbe aspettato di
ottenere.
Nell'ultimo
periodo, Sara mostra a volte dei comportamenti oppositivi, rifiutando di
svolgere i giochi musicali che le propongo e mettendosi ad urlare per ribadire
il concetto … io e sua mamma, allora, smettiamo di darle attenzione, rivolgiamo
lo sguardo altrove ed ignoriamo i suoi comportamenti fino a quando non si calma
e riprende a collaborare.
Anche
Mattia, pur essendo ormai intrinsecamente motivato ed appassionato,
mette in atto ancora alcuni tentativi di evitamento, ad esempio ponendo , quando
dovrebbe iniziare a suonare, domande fuori dal contesto, che sono davvero
intelligenti e perciò spesso difficili da ignorare, ma che in quel momento sono
poste non (solo) per interesse, ma principalmente per evitare l’esercizio. Un
esempio di questo comportamento si può osservare nel video sullo scioglilingua
nel post su Mattia.
Con
un paio di allievi ho messo in atto tecniche di condizionamento classico, un procedimento che prevede l’appaiamento
di alcuni stimoli per ottenere un “trasferimento di funzione” : ad esempio, per
un anno e mezzo ho lavorato con M., 3 anni e mezzo, con sindrome dell’X Fragile
con iperattività e tratti autistici.
M.
aveva difficoltà di imitazione, perciò all’inizio non riusciva ad imparare le
coreografie delle canzoni, allora, vista la sua passione per le moto, ho
inserito nella coreografia di una canzone il disegno di una moto da muovere, ed
il bimbo ha associato i movimenti da compiere, e la canzone, a qualcosa che lo
motivava già, riuscendo ad imparare tutta la coreografia appassionandosi molto
a quella che chiamavamo “La canzone della moto”.
Con
lui mi sono servita anche di griglie di
rilevazione dei comportamenti, ad esempio nell’ gioco del rumore/silenzio, che gli proponevo associando
al rumore l’immagine di due note ed al silenzio la pausa, predisponendo un
tempo di 5’’ di pausa da aumentare gradualmente, e registrando su una griglia
il numero di comportamenti corretti per ogni sessione, ponendomi come obiettivo
per passare alla fase successiva un totale di 8 risposte corrette su 10 per
almeno 4 lezioni.
Grazie a queste
tecniche, M. è riuscito a partecipare al saggio finale mostrando un esempio di
lezione e, soprattutto, si è divertito ed appassionato alla musica.
Per agevolare l’apprendimento
utilizzo, inoltre, altre tecniche che ritengo molto efficaci.
Il metodo Suzuki
ed il CML basano la loro didattica sul modeling,
l’apprendimento per imitazione tramite osservazione di un “modello” teorizzato
da Albert Bandura.
Essendo di
formazione “suzukiana” – nonostante il CML sia di fatto un percorso didattico
autonomo e solo di ispirazione Suzuki -, anch’io baso il mio insegnamento sulla
dimostrazione ai bambini che, soprattutto se molto piccoli, imitano quello che
mi vedono fare, e così imparano.
Al nido, ad
esempio, canto le canzoncine davanti ai piccoli eseguendo le coreografie, e,
anche se inizialmente loro non riescono a ripeterle, mi osservano, e dalla
seconda o terza volta provano ad imitare qualche movimento, per arrivare ad
imparare con il tempo tutto il pezzo.
Quando insegno
ai piccolissimi, infatti, non mi aspetto un’esecuzione immediata e precisa, ma do
loro degli stimoli che verranno interiorizzati e rielaborati con il tempo.
Con loro, e con
i bambini disabili, mi avvalgo anche del prompt,
del fading e della guida fisica.
Per insegnare
violino ai bimbi di due anni inizialmente li aiuto a tenere il violino sulla
spalla ed a tirare l’arco ponendo la mia mano sulla loro, poi gradualmente
riduco la guida fisica finché alla
fine riusciranno a suonare da soli.
Per insegnare a Sara la lettura delle note, le fornisco un prompt costituito dal nome della nota e dal gesto che associamo
alla durata della stessa, per poi pronunciare solo l’iniziale del nome con il
gesto, passare al solo gesto, ed infine lasciarla solfeggiare da sola (fading).
In generale, utilizzo l'
apprendimento senza errori, che secondo alcune ricerche sostiene la motivazione e migliora l'acquisizione delle competenze, limitando al massimo la possibilità di errore ed aiutando ad eseguire nel modo corretto i comportamenti, fino a quando il bambino non sarà in grado di farlo da solo.
Quando Mattia doveva imparare al pianoforte Mary Aveva un Agnellino, insieme alla mia collega abbiamo suddiviso il brano in sezioni (composte da circa 2 battute) e gli abbiamo chiesto di eseguire il pezzo, rinforzandolo molto al termine di ogni esercizio, aggiungendo una sezione ad ogni ripetizione : parte 1 - rinforzo - parte 1 + parte 2 - rinforzo - parte 1 + 2 + 3 - e così via ...
Alla fine Mattia è riuscito a suonare tutto il brano senza errori e con una concentrazione perfetta.
Questa tecnica è chiamata
chaining, proprio perché prevede il " concatenamento" delle diverse sezioni di un compito che è stato scomposto in parti.
Soprattutto in casi di disturbi del linguaggio e della comunicazione o linguaggio assente, mi è capitato di avvalermi dello
shaping, il "rinforzo di approssimazioni successive" : una volta scelto un comportamento che si vuole raggiungere, si individuano delle "approssimazioni" del suddetto obiettivo finale, ovvero dei comportamenti non tanto corretti quale quello finale, ma che gli si "avvicinano".
Poi si rinforza il bambino partendo dal comportamento più "basilare", e quando questo è stato acquisito si rinforza la performance migliore immediatamente al livello successivo ... e così via, fino ad arrivare a fornire il rinforzo solo quando il compito verrà eseguito nel modo adeguato.
Quando i miei bambini con difficoltà di linguaggio cantano o recitano delle filastrocche, all'inizio mi accontento di una pronuncia anche poco corretta, ma progressivamente, con l'aumentare delle loro competenze e dell'esercizio, divento più esigente, fino a richiedere l'esecuzione esatta.
Con
Alessia e
Sara, ad esempio, nei primi tempi del nostro lavoro accettavo anche solo un tentativo di emissione di suoni - per due motivi diversi, essendo Alessia molto comunicativa ma con difficoltà di emissione della voce a causa della sordità- , adesso invece, dopo
diversi passaggi, sono arrivata a "pretendere" da
Alessia una pronuncia migliore ad un volume della voce più alto, e da
Sara - partita da una quasi totale assenza di linguaggio verbale - non più la parola singola, ma l'intera frase.
Con Alessia l'anno scorso ho applicato anche la
generalizzazione, infatti la ragazza non voleva studiare a casa perché non aveva ancora collegato la presenza del pianoforte allo studio della musica - e ripeteva spesso di non voler suonare perché lo strumento apparteneva alla sorella - , allora un giorno sono andata a casa sua a farle lezione, per trasferire la mia presenza ed il concetto di suonare il pianoforte anche in un luogo diverso dalla scuola di musica.
Al di là delle tecniche, che spesso trovo fondamentali e realmente utili se applicate tenendo conto della specifica situazione e del singolo allievo che ho davanti, penso che quello che conta sia ciò che i miei allievi traggono da tali strategie ... una maggiore facilità nell'apprendimento, più gratificazioni e soddisfazioni nel loro percorso musicale ed educativo, e, come dico sempre ... un maggiore entusiasmo, una più solida passione per la musica, e la possibilità di fare sempre passi avanti nel loro percorso di vita.